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San Marino, com’è cambiata la mappa del sistema bancario-finanziario

da Redazione

Tre banche in vendita, una in liquidazione coatta. Come è cambiata la mappa del mondo bancario-finanziario sammarinese. Ma il cambiamento andrebbe gestito. Le finanziarie sono state dimezzate: una fragilità del sistema più che evidente.

SAN MARINO – C’era una volta un sistema bancario e finanziario sammarinese arrembante, costituito da undici banche e oltre sessanta finanziarie. Rappresentava uno degli asset principali dell’economia di San Marino, era in salute, sembrava non avere problemi, destinato a durare in eterno.

In poco più di tre anni tutto è cambiato. Non qualcosa, tutto. La maggior parte delle banche ha subito durissimo il colpo della crisi economica, dello scudo fiscale, della guerra dichiarata dall’ex ministro Giulio Tremonti contro il Titano e, soprattutto, contro il suo sistema finanziario.

A conti fatti non possiamo non soffermarci a pensare che qualcosa, in quel castello di carta che è il mondo dell’economia virtuale, oggettivamente non andava bene. Non ci riferiamo alle singole inchieste che hanno colpito più soggetti autorizzati ad operare sul Titano. Finché la giustizia non termina il suo corso non vale la pena di sprecare tempo carta ed energia per ragionamenti che lasciano il tempo che trovano. Però qualcosa andava rivisto, in questo sistema che ha visto notevolmente ridimensionati i suoi numeri. E qualcosa andrebbe rivisto anche oggi.

La riflessione è semplice: l’universo finanziario di San Marino sta cambiando profondamente, non sarebbe il caso di indirizzare questo cambiamento, o quanto meno di governarlo per quanto possibile? Non ci sembra che si stia facendo tutto il possibile. Intanto forse è opportuno soffermarci sui numeri del sistema e provare a ricreare una vera e propria mappa del sistema bancario e finanziario del Titano.

 

I numeri e la mappa

Banca Centrale ha da poco reso ufficiali i dati statistici del terzo trimestre del 2011. Le cifre parlano di una sostanziale tenuta del sistema, sia pure in una situazione di congiuntura che resta difficile, per quello che riguarda i primi nove mesi dello scorso anno. Sempre secondo Banca Centrale “la flessione della raccolta diretta si è ricondotta entro termini fisiologici mentre la dinamica degli impieghi ha registrato una riduzione più marcata per il rientro di finanziamenti già erogati”.

Detto questo non si può non ricordare che la raccolta totale, meno di 8 miliardi, è praticamente la metà di quella di appena un paio di anni fa. Era un’epoca prescudo, per carità, ma questo non può essere un sollievo. Banca Centrale, pur contestata da più partiti di opposizione, anche in maniera molto dura (soprattutto i suoi vertici), ha svolto un ruolo molto importante, nel bene o nel male. Una banca, il Credito Sammarinese, è stata sottoposta a liquidazione coatta amministrativa, per altre due banche è stato disposta l’amministrazione straordinaria: per la S.M. International Bank il commissariamento è stato disposto poco meno di un anno fa, precisamente l’11 febbraio 2011, per Banca Commerciale Sammarinese l’amministrazione straordinaria è stata avviata il 28 novembre, sempre con la consueta coda di polemiche.

E poi c’è il caso del CIS, il Credito Industriale Sammarinese, una delle quattro banche storiche del Titano, che stando a sentire i commissari della Cassa di Risparmio di Rimini, proprietaria dello stesso CIS, sarebbe alla base di molti se non tutti i guai della Carim. E anche su questo ci sarebbe da riflettere, alla luce della gestione straordinaria della prima banca di Rimini e su quello che è rimasto del valore dell’orgoglio riminese dopo il passaggio dei commissari.

E poi c’è la vicenda che ha toccato la Cassa di Risparmio di San Marino, lo smembramento del Gruppo Delta, un’altra realtà finanziaria che prima dell’avvento dei commissari (giusta o strumentale che fosse la decisione di Bankitalia, ancora una volta ci soffermiamo solo sulle conseguenze e non diamo inutili giudizi) era più che in salute. La fine dell’anno ha portato il sereno in casa Cassa di Risparmio e nella Fondazione San Marino, con l’approvazione del Piano Delta voluto dai commissari, e quindi l’istituto di credito con più anni sulle spalle, 130 quest’anno, ha l’opportunità di voltare pagina e di guardare ad un rilancio in chiave questa volta tutta interna, nel territorio di San Marino. Anche perché, giova sottolinearlo, il settore bancario-finanziario è quello che soffre di più la mancanza di accordi con l’Italia, il MEF, Bankitalia, poiché in mancanza di accordi sottoscritti è al momento impossibile per le banche sammarinesi andare ad operare all’estero, e il mercato interno è comprensibilmente stretto.

Riassumendo, dopo la chiusura di Credito Sammarinese, ci sono tre banche di fatto in vendita: CIS, SMIB e BCS.

Trattative avviate ufficialmente non ce ne sono, l’istituto di credito più attivo per eventuali accorpamenti, se dobbiamo dare credito ai rumor, è Asset, ma ancora non c’è nulla di concluso.

Poi c’è il capitolo finanziarie,e qui basta dare il numero disoggetti attualmente autorizzati ad operare: appena trenta, erano 62 poco più di due anni fa.

 

A cura della Red. Ec.

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