Home FixingFixing San Marino, edilizia: la crisi nelle parole del presidente dell’ASES

San Marino, edilizia: la crisi nelle parole del presidente dell’ASES

da Redazione

Gianluca Monaldi lancia l’allarme: “Bisogna fare presto oppure in 6 mesi perderemo il 50% delle nostre imprese”.

 

di Saverio Mercadante

 

“Se non ci sarà un’inversione di tendenza da parte del governo per mettere in campo riforme urgenti, da qui a sei mesi, il settore edile rischia di veder scomparire il cinquanta per cento delle sue imprese. E le aziende grandi sono quelle che rischiano di più, aziende storiche come la CMS: potrebbe chiudere”. Il presidente dell’ASES Gianluca Monaldi lancia una drammatica previsione sul 2012. Per le circa 120 PMI, associate all’organizzazione, sei-settecento addetti complessivamente, la crisi potrebbe essere veramente letale se non ci saranno interventi a brevissimo termine in grado di rilanciare il settore e il suo indotto composto anche di elettricisti, idraulici, impiantisti, piastrellisti. Da luglio 2010 al luglio del 2011 c’è stato un calo del 15% del fatturato con conseguente chiusura delle aziende. “Vi è una situazione pesantissima che ha colpito per prime le imprese di escavazioni, forniture di ferro, gruppi di autotrasporti. Noi non abbiamo mai chiesto un piano regolatore nuovo, però in tempi di crisi investire in infrastrutture sarebbe molto opportuno. Ci sono 30 milioni stanziati per le opere pubbliche. Facciamole partire. E, semmai, i soldi che dovessero provenire dalla tassazione delle case vengano rimessi in circolo nell’economia vera e non dedicati alla PA. Che ha stipendi medi di 32.000 euro per quasi 5.000 persone contro i 26 mila del privato. E’ scandaloso. Abbiamo anche chiesto più volte che venga risolta la questione per le imprese sammarinesi di operare in Italia negli appalti pubblici. Anche qui non esiste reciprocità: le aziende italiane possono partecipare agli appalti dello Stato sammarinese. L’incrocio di Via Piana, per esempio, l’ha fatto un’impresa italiana. E non avremmo nessun problema a fare associazioni d’imprese che permettono di prendere grandi commesse. Ma c’è un altro problema ancora, quello della concorrenza sleale delle ditte italiane. Io ho perso due lavori per 60 mila euro. Possono distaccare a San Marino per 15 giorni tutti gli addetti che vogliono e pagano una tantum di 350 euro. Altro esempio. L’Italtetti a San Marino fa 20, 25 tetti all’anno, che hanno un costo di 25/30.000 euro: riesce a proporre uno sconto dei prezzi ai quali noi non riusciamo ad arrivare. Ci vorrebbero verifiche, controlli: forse evadono l’Iva sui materiali, forse conviene per i contributi. E poi ci vogliono ispettori che vadano a controllare il giorno d’inizio e di chiusura del cantiere”.

“Dobbiamo uscire da una certa mentalità medievale. Siamo rimasti – scandisce il presidente – l’unico Paese a non permettere l’acquisto da parte di uno straniero di una casa per uso turistico. Quindi, senza nessun peso per i servizi dello stato: scuola, sanità. E, naturalmente, non andrebbe aperta in questo modo la questione delle residenze. D’altronde, quanti sammarinesi hanno una casa al mare o in montagna in Italia. Non sarebbe la soluzione per tutti i nostri problemi ma qualcosa si muoverebbe nell’indotto. Abbiamo indicato la possibilità di aumentare i prestiti dello stato per comprare le nuove case e per le ristrutturazioni. Ci sono normative in tutta Europa in campo energetico. Anche qui ci vorrebbero agevolazioni, sgravi fiscali, prestiti, da parte dello Stato”. “Un’altra proposta è quella sui terreni agricoli, sui quali vorrebbero costruire la casa per i figli e non essere costretti a comprare una casa in un condominio. Per evitare ogni tipo di speculazione nell’Istanza d’Arengo abbiamo indicato che il terreno deve essere di proprietà del nucleo famigliare da almeno 15 anni, non ci sia la possibilità di venderlo per altrettanti anni, non ci sia in nessun modo la possibilità di sublocazione. E, tutti gli oneri di urbanizzazione sono a carico del richiedente. Permettendo di costruire non in maniera selvaggia, perché già si è costruito abbastanza a San Marino. Siamo in stretto contatto con il Segretario Mussoni – conclude Monaldi – al quale abbiamo detto più volte che servono interventi immediati che saltino a piè pari burocrazia e clientelismi. Ma è tutta l’economia locale che deve ripartire. Siamo più di 20 mila lavoratori a San Marino. Abbiamo proposto di caricare direttamente dalle buste paga 500 euro sulla SMaC, a tutti. Sono 10 milioni al mese che moltiplicati per tredici mensilità sono 130 milioni. Più altri 250 per i pensionati. Sono altri 50 milioni. Sarebbe un grande traino per i consumi interni, si creerebbe una sorta di moneta sammarinese spendibile in Repubblica”.

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