Home FixingFixing Goccia cinese: il progresso scorsoio del grande poeta Andrea Zanzotto

Goccia cinese: il progresso scorsoio del grande poeta Andrea Zanzotto

da Redazione

Testimone della sua profondità è più degli altri Mario Schifano, l’amico che fissò sulla tela penetranti indizi della sua identità.

 

Andrea Zanzotto, il grande poeta italiano da poco scomparso, non ha fatto in tempo a rammaricarsi per le catastrofi che il maltempo ha causato nel Nord Italia, minacciando altrettanti disastri in tutto il Paese. Si paga il prezzo della cosiddetta cementificazione selvaggia, insieme a quello per la difesa ad oltranza di una vita ‘normale’ da “piccolo-borghese, casalingo, pacifista, democratico, antiguerriero”, tutte le caratteristiche di chi non vuole grattacapi. L’impressione è infatti quella di un popolo non più disposto a dare ascolto agli allarmi perché tanto preferirà andare avanti come se nulla fosse piuttosto che cercare di cambiare le cose, o salvarsi la vita. Meglio passeggiare tranquillamente infischiandosi degli allarmi, magari cantando “Finché la barca va lasciala andare, finché la barca va, tu non remare”. E’ quanto si è visto accadere a Genova e quanto continuiamo a vedere nella vita di tutti i giorni. Con la comunità che seguita ad andare avanti senza mai interrogarsi sul perché delle cose. Non era questo l’atteggiamento di un grande protagonista del nostro Novecento, Andrea Zanzotto che a proposito del progresso scriveva: “In questo progresso scorsoio non so se vengo ingoiato o se ingoio”. Al poeta piaceva sondare e dissodare il paesaggio della propria terra, egli non girava mai lo sguardo. Testimone della sua profondità è più degli altri Mario Schifano, l’amico che fissò sulla tela penetranti indizi della sua identità. Lo stesso che dipinse suggestive visioni della nostra San Marino e che ora vale la pena tornare a guardare con assoluta profondità. Magari rileggendo anche Zanzotto, prendendolo ad esempio per ciò che scrisse e per le azioni che fece quando era in vita. Non soltanto celebrandone la morte come troppo spesso siamo portati a fare. Lo abbiamo visto di recente con il giovane Simoncelli, trasformato post mortem in una sorta di eroe. Giustamente, ci ricordano i Greci, gli eroi si distinguevano dagli dèi proprio per il fatto di essere mortali. Tuttavia, al contrario di noi, i Greci di quegli stessi eroi preferivano cantare le gesta anziché soffermarsi sul particolare della morte. Ora più che mai conviene anche a noi concentrarci sulla vita e sulle azioni da compiere per preservarla.

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