Home FixingFixing Venti di crisi e nuove traiettorie: la Repubblica di San Marino vista dall’esterno

Venti di crisi e nuove traiettorie: la Repubblica di San Marino vista dall’esterno

da Redazione

Dopo i terremoti italiani, il suggerimento: “Uscite dalla black list, rallentate sugli accordi e poi in scia alla Svizzera”.

 

 

di Claudio Antonelli

 

Il sentiment fa tutto in questi momenti di tensione sui mercati. E l’impressione è che ora l’Italia (come il resto d’Europa) sia nei guai, mentre la Repubblica di San Marino “rischia” di essere già fuori dal guado. Fino a meno di un mese fa la politica sammarinese e le istituzioni si sono imposte una corsa a tappe forzate prima per superare gli esami dettati dall’OCSE e poi per prepararsi alla firma del famoso accordo bilaterale con l’Italia. Quello stipulato ormai due anni fa e mai firmato dall’ex ministro all’Economia italiano Giulio Tremonti. In sostanza mai ratificato. Con una serie di conseguenze pesanti sull’economia della Rocca. Per il Titano finire nella black list italiana ha significato subire una lunga serie di negatività. A giugno le imprese presenti nella  Repubblica erano 5.796. Rispetto allo stesso mese del 2010 un significativo -6,8%. La maggior parte dei settori registrano un decremento numerico, ma il picco negativo si raggiunge nel settore delle attività “immobiliari, informatica e servizi alle imprese”. Anche l’occupazione ne ha risentito con un -2,5%. La diminuzione più consistente nel settore “manifatturiero” (-304) seguito dalle  “costruzioni e impianti” (-155).  Anche il settore pubblico ha avuto i propri esuberi. Ecco perché San Marino alla notizia dello smantellamento del governo Berlusconi e in particolare del trasloco di Giulio Tremonti si è gettata a capofitto per chiudere gli accordi bilaterali. Uscire dalla black list e chiudere le vicende bancarie. Lunedì c’è stato un tavolo tecnico. Hanno partecipato da parte italiana  esponenti dei Ministeri degli Esteri delle Finanze, della Giustizia e degli Interni, oltre a quelli della Banca d’Italia e della Guardia di Finanza e di altri settori. Valutati positivamente  i passi avanti compiuti dal Titano e recentemente certificati dall’Ocse e dal Moneyval e si è dato atto  che le maggiori criticità possono considerarsi rimosse. Ma conviene davvero chiudere tutto subito? Per San Marino è fondamentale uscire dalla black list, ma è altrettanto importante ridefinire la propria piazza Finanziaria. Le richieste dell’esecutivo Tremonti sono state estreme e a volte giudicate maliziose e finalizzate a mettere in ginocchio San Marino. Ora che in Italia è avvenuta la svolta politica apparentemente favorevole alla Rocca, forse varrebbe la pena, non troppo, ma rallentare un po’ e capire se sia possibile mettersi in scia alla Svizzera e valutare quali saranno i futuri accordi tra Berna e Roma. Quasi sicuramente il nuovo governo (Monti stesso o chi per lui) concederà alla Confederazione il segreto bancario che chiede in cambio di un prelievo forzoso sugli evasori e di massima trasparenza sulle illegalità. Se San Marino riuscisse a splittare la partita svolterebbe non solo dal punto di vista politico. Da un lato la questione della black list (da chiudere velocemente) e dall’altra quella della piazza finanziaria e del segreto bancario (da valutare con calma). L’accordo sulla black list consentirà l’arrivo di capitali freschi e puliti, ma il mantenimento del segreto bancario, secondo i crismi della Ue, consentirà un nuovo sviluppo bancario. Calma e gesso. Mai buttare il bambino assieme all’acqua sporca.

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