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L’economista Carlo Pelanda: “San Marino vs Italia? La guerra è finita”

da Redazione

La guerra tra Italia e San Marino? Secondo l’economista Carlo Pelanda è finita. O almeno agli sgoccioli. Riflessioni sul futuro del Titano, le opportunità per uscire dalla crisi, il concetto di piazza finanziaria e la sovranità sammarinese.

 

SAN MARINO – Il fenomeno della selezione competitiva in campo economico non è nuovo nella storia: intere civiltà si sono affermate o sono sparite a dipendenza dei fattori di vantaggio o svantaggio affermatisi nei secoli. Gli anni Novanta hanno però impresso alla globalizzazione i contorni di una vera “rivoluzione competitiva” per dimensioni e velocità del processo. La globalizzazione si è sviluppata in tre ondate: 1) l’evoluzione delle capacità produttive dei Paesi emergenti, a basso costo del lavoro e a debole regolamentazione (ambientale, legale, di protezione del lavoro), che ha ridimensionato, nei Paesi avanzati, i settori produttivi ad alta intensità di manodopera (delocalizzazione della produzione); 2) lo sviluppo accelerato delle tecnologie per massimizzare l’efficienza aziendale nei Paesi avanzati, in tutti i settori e rami economici aperti alla concorrenza; 3) l’incremento della aleatorietà del mercato, vale a dire l’aumento della quantità di sorprese che possono capitare ad un operatore economico (nuovi prodotti e nuovi processi più concorrenziali, che possono far naufragare i piani di sviluppo di un’azienda).

Nel 1998 Carlo Pelanda, economista e docente della Georgia University, scrisse il libro bianco del Ticino, puntando a obiettivi concreti per il 2015. Ora che la data è vicini, molte strade sono state azzeccate. Il 28 ottobre Pelanda sarà tra i relatori del Forum “San Marino meeting point dello Sviluppo”. Intanto gli chiediamo di tentare per Fixing alcune previsioni sul futuro del Titano.

Da osservatore di cambiamenti macro economici, vede due punti deboli di San Marino e altrettanti (concreti o eventuali) punti di leva?

“San Marino è entrato in crisi per due motivi. I problemi con l’Italia fondamentalmente hanno comportato uno svuotamento del sistema finanziario e una caduta del marchio territoriale. Il secondo aspetto è globale e non aiuta certo la ripresa. C’è stato un deflusso dal sistema bancario e una probabile fuga di aziende un tempo attratte dal differenziale fiscale. Che però ora non bilancia la demonizzazione spinta dall’Italia”.

Può uscire da questa situazione?

“Sì assolutamente. Perché ha le capacità intrinseche per ripartire”.

Quindi è ottimista?

“Innanzitutto la guerra, di fatto, è finita. Il governo italiano si è accorto di aver esagerato. Un conto è ridurre l’inefficienza dei flussi finanziari e un’altra è innescare una guerra vera e propria. Non a caso nell’ultimo anno si sono alimentati accordi di settore importanti. Compreso quello sulla tecnologia”.

San Marino ora può pensare al proprio rilancio?

“Certo. Sono però emersi alcuni difetti di architettura. I trattati, soprattutto finanziari, tra Italia e San Marino, sono problematici e credo siano da rivedere. Le banche sammarinesi secondo le leggi locali sono sempre state in regola, non secondo quelle italiane. Bisogna per cui stabilire il concetto di piazza finanziaria sammarinese e quindi definire tutti i punti di accordo con l’Italia. Per esempio ora una banca sammarinese pur operando in euro non può accedere alla Bce e questo è uno svantaggio. Con chiara violazione del principio di concorrenza. Va fatta dunque un’importante operazione di semplificazione con una presa di coscienza tecnica. Questo porterà San Marino nella lista bianca anche per l’Italia”.

Finora San marino non ha mai messo in priorità questi aspetti…

“C’erano le vacche grasse. Dopo la crisi le cose sono cambiate. E adesso i Paesi europei hanno deciso di mantenere il segreto bancario. Se passano le stesse condizioni degli atri Paesi membri e della Svizzera, a quel punto in due anni la Rocca può diventare una piazza finanziaria concorrenziale rispetto alle altre”.

Un giorno si potrà accostare il nome di San Marino a quello dell’Italia come oggi si fa per Montecarlo e la Francia?

“Prima va risolta la questione della sovranità. E visto che l’Italia ha altro per la testa, invito la comunità sammarinese a studiare anche tecnicamente una serie di proposte e farsi avanti”.

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