Home FixingFixing Francesco Mussoni a Fixing: un DL per far funzionare collocamento e flessibilità

Francesco Mussoni a Fixing: un DL per far funzionare collocamento e flessibilità

da Redazione

mussoni_francescoSan Marino si trova in mezzo al guado ed oggi ha l’assoluta necessità di un progetto complessivo. Già, ma a che punto è il nuovo Tavolo per lo Sviluppo? Da Fixing in edicola questa settimana, intervista al Segretario al Lavoro Francesco Mussoni.

SAN MARINO – Troppi nodi irrisolti, troppe questioni aperte. San Marino si è trovato all’improvviso (diciamo così) in mezzo al guado ed oggi ha l’assoluta necessità di un progetto complessivo che permetta di attraversare la corrente e arrivare in salvo dall’altra parte. Se le riunioni del Tavolo per lo Sviluppo sono finora passate piuttosto sotto traccia, in realtà l’aspettativa per la concertazione che si è aperta con questa iniziativa nata dalla Segreteria di Stato per il Lavoro è molta.

Già, perché? Fixing ne lo ha chiesto direttamente al Segretario Francesco Mussoni.

mussoni_francesco“Il tavolo per lo sviluppo economico è un’iniziativa del Governo che si prefigge obiettivi molto significativi, di cui il primo è già stato raggiunto. L’iniziativa vuole consentire all’esecutivo una lettura della situazione che permetta non solo di avere un quadro generale delle criticità, ma anche di identificare i principi e i valori del futuro sviluppo. Dicevo che il primo obiettivo è stato centrato: era da due anni infatti (dall’affondamento in stile Titanic del Tavolo Tripartito, culminato con la maldestra forzatura per giungere alla firma dei contratti, ndr) che non si riusciva a far sedere attorno allo stesso tavolo tutti i soggetti del mondo economico e sindacale. E la questione era tutt’altro che scontata. Ciò rappresenta già un segnale positivo perché dimostra sia la consapevolezza del Governo di dover fare sistema, sia la responsabilità con cui le parti sociali hanno accettato di buon grado questa nuova sfida”.

Il Tavolo si è riunito due volte. Di fatto, sia pure informalmente, è emersa approvazione per il metodo di che è stato adottato.

“La questione del metodo è fondamentale, perché vogliamo portare a casa dei risultati concreti. Abbiamo deciso una cadenza programmata degli incontri, con l’obiettivo di aprire una discussione sui singoli temi e di chiuderla, facendo una sintesi. Queste prime due riunioni hanno permesso di aprire il dialogo sui singoli temi, al governo spetterà poi il compito di determinare l’agenda politica. Su ciascun argomento si realizza un’analisi dei dati e una valutazione comparata rispetto ad altri sistemi. La sintesi porterà quindi alla stesura di un provvedimento che poi deve divenire esecutivo. Anche in questo caso non c’è niente di scontato. Dopo queste prime due riunioni possiamo dire che c’è l’impegno da parte di tutti a non alzarsi dal tavolo, ma di impegnarsi in analisi a maggioranza, cercando di giungere ad obiettivi il più possibile condivisi”.

Quali sono i temi e le priorità che avete individuato?

“C’è una scaletta di interventi su cui il confronto è già stato intavolato o su cui ci sono già passaggi concreti. La riforma tributaria ad esempio approderà in Consiglio a settembre, la riforma pensionistica è attesa alla sua seconda lettura. Per la riforma del mercato del lavoro, di mia competenza, confidiamo di arrivare ad un testo che superi la legge del 2005 entro la fine dell’anno: diciamo che le linee programmatiche ci sono già e che l’intenzione è quella di porre l’Ufficio del Lavoro in condizioni di efficienza. E poi ci sono altre questioni sul tavolo come il nodo politico dei rapporti con l’Italia, la rappresentatività, la sburocratizzazione e la semplificazione, il grande dibattito sul passaggio dalla monofase all’Iva”.

Sulla questione del mercato del lavoro però c’è qualcosa che bolle in pentola, non è così?

“Effettivamente ne stiamo parlando proprio in questi giorni. Per cercare di anticipare i tempi in attesa di una riforma complessiva, e per permettere alle imprese sammarinesi di combattere la crisi con strumenti più efficienti, la mia Segreteria sta predisponendo un Decreto Legge, che dovrà essere in vigore già per settembre, in modo da introdurre un sistema e un regime di efficienza nel collocamento, con una maggiore flessibilità del lavoro. Questo per offrire immediatamente alle aziende un vantaggio competitivo che possa nel contempo aiutare a difendere l’occupazione, mentre il cantiere per la riforma complessiva del mercato del lavoro proseguirà con i suoi tempi nell’iter verso l’approvazione consiliare”.

Tornando allo specifico del Tavolo per lo Sviluppo avete trovato delle resistenze?

“Devo dire che è stata dimostrata una grande responsabilità da tutte le parti, e c’è la volontà di giungere a una rilettura complessiva del nostro Sistema Paese. Siamo in una situazione in cui ogni parte deve saper rinunciare ad alcune prerogative di ieri per giungere a stabilire i diritti di domani. Deve mettersi in discussione l’impresa, che non si può più adagiare, il sindacato, che non si può irrigidire, il cittadino, che deve compiere passi avanti e naturalmente il Governo, che deve essere consapevole della necessità di agire in tempi brevi. Poi non dobbiamo dimenticare che la sfida quotidiana è costituita dall’emergenza: quella del sistema finanziario che è sotto gli occhi di tutti, quella dell’occupazione che ci preoccupa perché colpisce soprattutto la fascia più debole della popolazione (la metà dei disoccupati appartiene alla fascia più giovane, quella dei lavoratori dai 19 ai 32 anni, ndr), quella legata al rapporto con l’Italia”.

Che differenza c’è tra il Tavolo Tripartito che ha fallito il suo compito e il tavolo per lo Sviluppo che avete messo in piedi in questi mesi? Gli attori sono gli stessi, torniamo alla domanda iniziale: cosa è cambiato?

“Senza voler giudicare chi mi ha preceduto, mi limito ad una valutazione di ordine generale. Il tavolo per lo sviluppo non si limita ad affrontare la questione legata alle relazioni tra le parti sociali, alla questione economica del contratto, ma ha un respiro più ampio, vuole tracciare una nuova linea di sviluppo in una situazione che non ci permette di lasciare le cose come stanno. Questo tavolo, che è un’iniziativa portata avanti in maniera convinta da tutto il Governo, ha una lettura diversa. E le parti in causa hanno capito che c’è la necessità di fare un certo tipo di percorso e, dopo mesi di atteggiamento diverso, di veti incrociati, hanno deciso di aprire una finestra alla fiducia”.

 

Per la cronaca, dopo le prime due riunioni, che hanno delineato il quadro generale della situazione, il Governo si è preso qualche settimana di tempo per rielaborare il tutto e stilare la nuova agenda dei lavori. Il tavolo tornerà a riunirsi di nuovo verosimilmente a fine agosto, o al più tardi a inizio settembre.

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