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San Marino, recupero e smaltimento rifiuti. Quantitativi troppo bassi

da Redazione

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San Marino, intervista a Mirkare Manzi (Beccari s.r.l.) sulle novità del Decreto Delegato 93/2011: “Gli autocarri hanno capacità di carico più elevati: 27 metri cubi”.

 

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di Alessandro Carli

 

Dopo aver pubblicato le principali novità inserite nel nuovo decreto sulla gestione dei rifiuti (DD 93/2011), abbiamo voluto raccogliere le parole di Mirkare Manzi, responsabile tecnico dell’azienda Beccari srl, per entrare tra le maglie del nuovo provvedimento normativo. Che, come ci conferma sin dalle prime battute Manzi, presenta qualche incongruenza e qualche anomalia. “In base al nuovo Decreto Delegato – esordisce –, sono cambiati sia i quantitativi massimi stoccabili che i tempi di stoccaggio inerenti ai rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Nel vecchio Decreto Delegato non era stabilito né i quantitativi massimi né tantomeno le tempistiche di smaltimento”. Oggi, in base all’articolo 3 del Decreto Delegato 93/2011, i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o smaltimento, in base ad una delle opzioni sotto elencate, a scelta del produttore:

 

1) A cadenza trimestrale indipendentemente dalla quantità (ogni tre mesi posso smaltire quantitativi superiori ai 10 metri cubi per i rifiuti pericolosi, o ai 20 metri cubi per i non pericolosi);

 

2) Quando il quantitativo raggiunga i 10 metri cubi per i rifiuti pericolosi, o i 20 metri cubi per i non pericolosi superiore ai tre mesi;

 

3) In ogni caso se i quantitativi non superano i limiti indicati il deposito temporaneo non può avere durata superiore all’anno.

 

“Secondo noi – rimarca Manzi -, in chiave di ottimizzazione, un autocarro, avendo una capacità di carico di circa 27 metri cubi di materiale, andrebbe comunque ‘riempito’. I quantitativi espressi nel Decreto Delegato sono abbondantemente inferiori alle capacità di trasporto. Il nostro suggerimento è quello di innalzare questi limiti: ci sono realtà aziendali del territorio che potrebbero andare in difficoltà”. Altra anomalia, l’articolo 10. Che, per Mirkare Manzi, deve essere chiarito. “Nella Repubblica di San Marino abbiamo recepito il CER. Il nuovo decreto però prevede anche una suddivisione delle attività che producono il rifiuto. Nei giorni scorsi, abbiamo avuto un incontro con le autorità competenti per avere maggiori delucidazioni sui soggetti interessati all’obbligo di tenuta del registro di carico e scarico, ovvero qualsiasi produttore di rifiuti speciali pericolosi è tenuto al predetto registro (come nel vecchio DD). La modifica sostanziale è l’introduzione della tenuta del registro anche per le società con più di 20 dipendenti anche per i rifiuti speciali non pericolosi”. Novità anche in campo sanzionatorio, che è stato profondamente rivisto e, in virtù dell’incontro, implementato per quanto riguarda le sanzioni amministrative, a favore delle sanzioni penali (con pene fino all’arresto). “Per noi e per le autorità sammarinesi – sottolinea Manzi – è un passo in avanti l’aver diminuito il rischio immediato di procedimenti penali prediligendo quelli amministrativi e/o sanzionatori. Il vecchio Decreto Delegato parlava di ‘penale diretto’, mentre ora sono state introdotte anche sanzioni pecuniarie amministrative che possono oscillare tra i 1.000 e i  2.500 euro”. Infine, i rapporti con le regioni che ‘accettano’ i rifiuti sammarinesi. “Oggi lavoriamo con l’Emilia-Romagna, regione che da circa 10 anni si è aperta al Titano, e con le Marche (dal 2010, ndr). Sarebbe il caso di trovare nuove regioni. L’incontro con le autorità competenti è stato piuttosto significativo, e allo stesso tempo utile per fare il punto sul nuovo Decreto Delegato. A breve – rimarca – verrà emessa una rettifica, che conterrà maggiori delucidazioni sull’applicazione delle norme, al fine di migliorare la gestione interna dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, cercando allo stesso tempo di mantenere equi e bassi i costi di gestione”. “Tantissime aziende si sono già adeguate al decreto, piuttosto restrittivo. Anche se in passato, abbiamo avuto realtà locali che hanno smaltito o recuperato rifiuti speciali pericolosi senza preoccuparsi troppo delle normative e nel rispetto dell’ambiente, a discapito delle società che invece hanno lavorato sempre nel massimo rispetto delle leggi”.

 

 

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