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San Marino, ammortizzatori sociali: le imprese in trincea

da Redazione

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La nottata non è ancora passata, a San Marino si registra un ‘rosso’ da 1,2 mln per la Cassa Integrazione Guadagni, disoccupazione, mobilità e contributi figurativi.

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di Loris Pironi

 

I numeri sono fatti così. Se si leggono incasellati, uno sotto l’altro, danno risposte chiare e incontrovertibili, da cui non si scappa neanche con un massiccio ricorso alla fantasia. Poi però gli stessi numeri possono essere letti separatamente, e così qualche interpretazione diventa possibile. Infine c’è la fase delle comparazioni, dei confronti con le aspettative. E allora un numero negativo può essere schiacciato da altri dati, messo in secondo piano, magari addirittura può essere interpretato positivamente. Ciò che ci prefiggiamo oggi è di compiere un’analisi attenta dei numeri che riguardano gli ammortizzatori sociali a San Marino, con una premessa doverosa: a noi piacciono soprattutto quei numeri che si lasciano leggere così, senza troppi giri di parole. Anche quando sono negativi. E allora andiamo subito al sodo. Gli ammortizzatori sociali, sul Titano, nel 2010 sono costati complessivamente 12 milioni di euro abbondanti. Sorprendendo gli esperti tuttavia, anche le entrate sono andate in doppia cifra, con un totale di circa 10,8 milioni di euro. Dunque il disavanzo di gestione, per l’anno 2010, è stato complessivamente di circa 1,2 milioni di euro, coperti con le risorse della Cassa Compensazione. Si tratta di un “rosso” contenuto rispetto a quello dell’anno precedente (5,5 milioni circa), non di una voragine. Ma pur sempre si tratta di un risultato in negativo che va tenuto in considerazione per avere un quadro generale della situazione. Per ricordarsi – se mai ce ne fosse bisogno – che la nottata non è ancora passata, che la crisi continua ad attanagliare le aziende. Scendiamo ora nel dettaglio di questi dati, con una piccola precisazione iniziale. Il bilancio 2010 è anomalo, leggermente più complicato da leggere, poiché fino all’approvazione della Riforma degli Ammortizzatori Sociali, a maggio, c’erano due fondi separati, con due diversi bilanci. Per comodità di lettura abbiamo accorpato i dati e possiamo dire che l’ISS, per conto dello Stato, nel 2010 ha incassato poco meno di 9,7 milioni di euro dai contributi per la Cassa Integrazione Guadagni e altri 1,1 milioni circa di contributi Inattività, per un totale, come dicevamo, di quasi 10,8 milioni. Di contro, la Cassa Integrazione Guadagni è costata allo Stato nel 2010 circa 7,4 milioni, a cui vanno aggiunti gli altri contributi per i lavoratori in Disoccupazione e Mobilità e i Contributi figurativi, un totale di ulteriori 4,6 milioni di spesa. Sommate tra loro le spese per gli ammortizzatori sociali danno un totale di circa 12 milioni di euro, e dunque è così che si arriva al “buco” di 1,2 milioni di cui sopra. Ora ci permettiamo alcune analisi. Innanzitutto, se si guarda alla sola Cassa Integrazione Guadagni, è evidente che con entrate per 9,7 milioni e uscite per 7,4 ci sarebbe un attivo di circa 2,3 milioni di euro. Una buona notizia, sicuramente, che viene confermata dai report mensili della Commissione Cassa Integrazione Guadagni (di cui Fixing con puntualità racconta l’evoluzione) per quello che riguarda il numero di lavoratori in CIG e di imprese che ne hanno fatto ricorso. Il dato “meno negativo” del previsto permette al Governo di tirare un sospiro di sollievo, anche perché se il monolitico rosso del Bilancio 2010 dello Stato (-70 milioni) in sede di consuntivo è diventato di appena, si fa per dire, 50 milioni, è anche perché le imprese sammarinesi non mollano, restano in trincea e continuano a combattere contro la crisi e contro tutti gli ostacoli che nessuno ancora sembra aver intenzione di rimuovere, malgrado questi rappresentino un palese freno al rilancio dell’economia. La faccia positiva (continuiamo a dire quella meno negativa) della medaglia del bilancio degli ammortizzatori sociali, insomma, porta impressa l’impronta del comparto produttivo, che pur soffrendo stringe i denti e va avanti. Che cerca di limitare al massimo – parliamo in generale, ovviamente – l’utilizzo alla CIG e aspetta. Aspetta che al di là della trincea, un bel giorno, torni a splendere, finalmente, il sole.

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