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La crisi morde soprattutto i punti vendita

da Redazione

Il settore delle vendite al dettaglio si conferma come uno dei più esposti alla interminabile recessione mondiale. Stretto tra un sistema bancario sempre più chiuso e le famiglie in difficoltà, il commercio mostra pesanti segnali di arretramento.

Il settore delle vendite al dettaglio si conferma come uno dei più esposti alla interminabile recessione mondiale. Stretto tra un sistema bancario sempre più chiuso e le famiglie in difficoltà, il commercio mostra pesanti segnali di arretramento. Il 2010, su questo tema, è stato devastante, oltre 120mila imprese commerciali hanno chiuso i battenti in Italia durante quell’anno ed il 2011 non è iniziato meglio. In sostanza, sono circa 2300 aziende ogni settimana che interrompono la loro attività.

È quanto rivela una elaborazione dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che si è basata su dati raccolti da Movimprese, secondo cui a fronte delle chiusure appena indicate, nel 2010 sono nate nel Bel Paese, sulle ceneri di quelle chiuse o per nuove iniziative commerciali, circa 100mila nuove imprese. Da qui un pesante saldo negativo, di tanti negozi che sono spariti dall’attività economica dell’Italia.

A sopportare nella maniera più pesante questa situazione, in particolare, sono stati i piccoli negozi al dettaglio, che hanno registrato oltre 80mila cessazioni nel corso dell’anno passato. A fronte di questo fenomeno estremamente negativo, gli imprenditori rispondono puntando il dito contro l’eccessiva burocrazia che affligge il settore con tutte le difficoltà che insorgono all’atto dell’apertura di ogni nuova impresa.

Per uscire da questa situazione, le organizzazioni imprenditoriali chiedono al governo maggiori incentivi fiscali, riforme amministrative ed una più convinta lotta alla contraffazione.

Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, questi sono dati che debbono indurre ad una riflessione: se da un lato la taglia esigua delle imprese costituisce la forza di questo Paese e della sua capillare ragnatela distributiva, dall’altro questo è anche un fattore di freno, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in innovazione, ricerca e marketing per acquisire sostenibili posizioni competitive internazionali.

Facendo un’ulteriore analisi sulle stime del’anno passato, continua l’Ufficio Studi di Confcommercio, considerato che il Pil ha segnato una diminuzione nel triennio 2008-2010, “è comprensibile anche dal punto di vista statistico che ci sia una moria drammatica in termini di imprese”.

 

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