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San Marino, le imprese: competere nel mondo

da Redazione

Dopo gli spunti offerti dal forum “San Marino tra Oriente e Occidente”, le testimonianza e le esperienze di alcune imprese del territorio. L’estero è un’opportunità: il Colorificio Sammarinese esporta le vernici negli autodromi di tutto il mondo; il Gruppo Del Conca è presente anche negli USA, ASA ha investito in Belgio e Svizzera. Per Industrie Montanari l’80% del fatturato proviene dall’export.

di Alessandro Carli

 

Bon jour. Good morning. Zao ān. Guten morgen. Namastè. Buenos dias. Buongiorno. Internazionalizzare non è solo lavorare oltre i confini dello Stato, ma è anche un salto culturale: adottare un punto di vista globale, indipendentemente dalle dimensioni aziendali. Per crescere ed essere competitivi in un’economia globale si deve ragionare con una mente globale, essere veramente internazionali e non solo vendere i prodotti all’estero. Perché operare in una logica multinazionale richiede una grande preparazione, occorre disporre delle competenze e degli strumenti giusti. L’internazionalizzazione, ovvero l’ingresso e il presidio dei mercati esteri, si è andata negli anni sempre più caratterizzando come un fondamentale elemento di crescita per le imprese non solo italiane, ma anche sammarinesi. Lavorare “con e all’estero”, oggi, non è più solo una modalità con cui l’impresa crea valore, estende il proprio vantaggio competitivo ed accede a nuove opportunità, ma, nell’attuale contesto economico, è una via obbligata per la sopravvivenza ed il successo dell’impresa nel tempo. Per l’impresa, l’internazionalizzazione è una decisione complessa, accompagnata da un processo di trasformazione aziendale che riguarda, tra gli altri, gli assetti finanziari, la struttura organizzativa e tecnica, il posizionamento sul mercato e la gestione delle risorse umane. Un percorso che porta i suoi frutti: le imprese che hanno intrapreso il cammino dell’internazionalizzazione sono cresciute. Sono infatti riuscite ad accumulare esperienze costruttive, e nel momento in cui hanno portato all’estero la loro offerta, entrando in contatto con nuovi concorrenti, nuovi clienti e nuovi fornitori, hanno ricavato un progressivo ispessimento delle competenze interne, un arricchimento qualitativo delle risorse umane impiegate ed un ampliamento delle proprie strategie. San Marino Fixing – prendendo spunto dalle riflessioni e dalle parole emerse durante il forum “San Marino tra Oriente e Occidente. La competizione e le alleanze tra gli Stati” – ha raccolto le testimonianze e le esperienze di alcune aziende locali, che da tempo hanno deciso di affacciarsi sui mercati internazionali.

 

Giulio Caramaschi (Colorificio Sammarinese)

 

“Su 100 del nostro fatturato, il 10% è legato al mercato estero: Arabia, Est Europa, Grecia, Albania, Romania, Macedonia, Francia, Svizzera, Germania e Spagna. Il Colorificio Sammarinese ha inoltre l’omologazione per una certa famiglia di prodotti legati ai circuiti automobilistici. Mi riferisco alle vernici bianche e a quelle pluricolorate dei cordoli: vernici che distribuiamo in tutto il mondo. la nostra azienda ha sempre seguito con particolare interesse i mercati esteri. L’ufficio commerciale già attivo, a breve verrà affiancato da una seconda area. Non abbiamo stabilimenti all’estero: siamo solamente distributori, e ci appoggiamo a grossi rivenditori del posto. I mercati? Vanno e vengono, come sempre. Se quello dell’est è un po’ fermo, quello arabo va forte. Di recente abbiamo ricevuto alcuni ordini dal Bahrein, lì dove è stato costruito il circuito. Oltre alle vernici per la pista, interverremo anche nella parte ‘esterna’. In Bahrein infatti c’è il pericolo della sabbia, che ‘tende’ a sporcare l’asfalto, rendendolo scivoloso. Stiamo aprendoci anche verso nuovi orizzonti: India e Nord Africa, due mercati in espansione, piuttosto interessanti. Il Colorificio Sammarinese ha due grandi business: quello legato all’edilizia e quello delle protezioni ai materiali ferrosi”.

 

Enzo Donald Mularoni (CEO Del Conca)

 

“Il nostro è un settore in cui il prodotto italiano ha avuto una percentuale del 50% sul commercio mondiale. Per il Gruppo Del Conca l’estero ricopre circa il 70%, mentre quello italiano rappresenta il 30%. Abbiamo una serie di agenzie distribuite in 50 Paesi del mondo, seguite da agenti residenti e da una struttura che ‘viaggia’ nei mercati. Negli USA – uno dei nostri mercati di riferimento – abbiamo due magazzini: sono strutture che servono per far fronte alle ‘prime richieste’ in quanto i nostri prodotti viaggiano su navi o container, e spesso i tempi sono lunghi. C’è la necessità di avere una disponibilità immediata sul territorio. Da tempo ormai stiamo ragionando sulla possibilità di aprire qualche sede all’estero. Non lo escludo, anche se si tratta di un passaggio che si presenta difficile: ogni singolo Paese ha le sue caratteristiche, e una scelta di questo genere comporta – al di là di un investimento economico – anche un impegno delle persone e delle loro competenze. Il nostro è un settore ad elevato concentrazione di investimento e di competenze degli uomini. Di recente ci siamo affacciati sui mercati dell’est europeo, con un occhio alla Cina – dove da 5 o 6 anni lavoriamo – e all’India, seppur timidamente. Sono però Nazioni che ‘tendono’ a promuovere il mercato interno, anche se – purché si tratta di prodotti ‘elevati’ – si possono aprire finestre interessanti”.

 

Francesco Amati (ASA)

 

“L’internazionalizzazione è da sempre una nostra priorità. Abbiamo avuto una serie di esperienze in Romania e Tunisia, in passato, che però si sono concluse: noi ci occupiamo di imballaggi in metallo e in Tunisia, attraverso una legge, sono passati alla plastica. Di recente ci stiamo affermando con successo nel centro e nord Europa: internazionalizzazione non significa solamente Asia, Cina o Arabia. In realtà il mercato europeo ci riserva grandi sorprese e soddisfazioni. L’Italia è il primo mercato di riferimento, ed è molto combattivo. Abbiamo aperto uno stabilimento di piccole-medie dimensioni ad Anversa, in Belgio, mentre da circa un anno e mezzo siamo coinvolti in Svizzera dove, in piena crisi dei mercati mondiali, siamo venuti a conoscenza di un’impresa che era in difficoltà. Abbiamo raccolto la sfida e l’abbiamo rilanciata, riposizionandola e spostando il nostro baricentro più in alto. ASA ha sette unità produttive: una a San Marino, una in Svizzera, una in Belgio e quattro in Italia. La prima parte dei processi produttivi dei semilavorati viene svolta sul Titano: le altre unità sono impegnate nell’assemblaggio. ASA compra l’acciaio in bobine, circa 30 mila tonnellate di materiale all’anno. A San Marino il materiale viene litografato e colorato e poi viene spedito nelle altre unità. L’internazionalizzazione si è rivelata una scommessa vincente: oggi, se non ci avessimo scommesso, saremmo in difficoltà”.

 

Christian Montanari (Industrie Montanari)

 

“La nostra azienda possiede tre linee interne: una dedicata alla costruzione meccanica, una agli utensili e una di produzione di macchine per il taglio del marmo e del granito. Le prime due ‘vanno’ soprattutto in Italia, la terza invece viene esportata in tutto il mondo. Siamo presenti in Russia, in Canada, in Australia, negli USA e in Brasile attraverso importatori e rivenditori, che presentano i macchinari che portano il nostro marchio. Stiamo anche guardando verso Oriente, verso la Cina in particolar modo: un mercato su cui vogliamo aprirci. La maggior parte del nostro fatturato – circa 4 milioni di euro all’anno – proviene proprio dall’estero (80%), mentre il 20% ‘entra’ dall’Italia. Ogni mercato ha le sue caratteristiche, e noi cerchiamo di essere strutturati per lavorare al meglio”.

 

Esportare per competere

 

Queste sono solamente alcune ‘storie di internazionalizzazione’ che riguardano le aziende sammarinesi. Storie di persone, di programmi, di cultura d’impresa. Aziende che hanno ‘guardato’ verso l’estero, e che dall’estero hanno avuto una ricaduta positiva.

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