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Europeana, il digitale diffonde la cultura

da Redazione

Sul sito oltre 14 milioni di oggetti, libri, fotografia, quadri, videoclip.

di Saverio Mercadante

 

Saranno due miliardi alla fine del 2010. Gli internauti del pianeta hanno a disposizione una ricchissima miniera che ogni giorno allarga i suoi confini espandendosi nelle viscere culturali dell’Europa. Da qualche giorno si è arrivati a oltre 14 milioni di oggetti: libri, carte geografiche, fotografie, quadri, film e videoclip digitalizzati provenienti dalle istituzioni culturali di tutta Europa sono disponibili su Europeana (www.europeana.eu), la biblioteca digitale europea. Messa in rete nel 2008 con due milioni di opere, il progetto Europeana ha già superato l’obiettivo iniziale previsto per il 2010 di 10 milioni di opere digitalizzate. Europeana consente di scoprire ed esplorare le risorse digitali di musei, biblioteche, archivi e collezioni audiovisive di diversi Paesi europei. Promuove opportunità di scoperta e di networking all’interno di uno spazio multilingue in cui gli utenti hanno la possibilità di consultare e condividere i contenuti e di trarre ispirazione dalla ricchezza e diversità del patrimonio culturale e scientifico europeo. L’Italia contribuisce alla collezione con il 7,03% dei documenti. La Francia è il paese che contribuisce di più (18% di tutti gli oggetti), mentre la Germania ha aumentato la propria quota fino al 17%. Ma tutti i paesi UE hanno contribuito alla crescita della collezione di Europeana. Il portale, in tempi in cui l’UE divide come non mai sul fronte dell’Euro e per le crisi economiche di Irlanda e Grecia, è un grande esempio di cooperazione europea che veicola una straordinaria offerta culturale senza paragoni in Rete. Tra le grandi opere aggiunte quest’anno: un manoscritto in pergamena bulgaro risalente al 1221 che testimonia la storia della lingua bulgara; Catechismusa prasty szadei, il primo libro in lingua lituana pubblicato nel 1547; una copia del TechnÄ“ rÄ“torikÄ“s di Aristotele del 1588 scritta in greco antico e latino; alcuni quadri del XVII secolo del pittore olandese Jan Steen; tutte le opere degli autori tedeschi Goethe e Schiller; le riprese del 1907 in occasione della festa nazionale danese e una serie di fotografie del monastero di Glendalough in Irlanda risalenti agli anni che precedono la Grande guerra. Alcuni contenuti e alcune tematiche sono di fama mondiale: l’opera di Isaac Newton sulle Leggi del moto, i disegni di Leonardo da Vinci, il dipinto di Jan Vermeer Ragazza con l’orecchino di perla o gli oggetti che testimoniano la caduta del Muro di Berlino. A Europeana hanno contribuito circa 1.500 istituzioni. Istituzioni prestigiose come la British Library di Londra, il Rijksmuseum di Amsterdam e il Louvre di Parigi sono affiancate da organizzazioni più piccole di tutta l’Europa. Insieme, le loro collezioni consentono di esplorare la storia europea dall’antichità ai nostri giorni. Che si tratti di un’opera celebre o di un oggetto meno noto, Europeana collega sempre l’utente alla fonte originale dell’informazione, garantendone in tal modo l’autenticità. Le fotografie, le carte geografiche, i quadri, gli oggetti museali e le altre immagini digitalizzate costituiscono il 64% della collezione di Europeana. Il 34% è dedicato ai testi digitalizzati, che comprendono oltre 1,2 milioni di libri che possono essere visualizzati on-line e/o scaricati in versione integrale. I testi includono migliaia di manoscritti rari e incunaboli stampati prima del 1500. I materiali audio e video rappresentano meno del 2% della collezione.

 

Il problema del digital divide

 

Tanto oro, tanti diamanti culturali, non potranno essere posseduti da miliardi di persone. E per un motivo molto semplice. I paesi in via di sviluppo sono ancora di fatto tagliati fuori dal mondo digitale. Crescono ma a tassi troppo bassi e portare la banda larga ha costi enormi. Troppo alti. Il prezzo medio di una connessione broadband su rete fissa è di 190 dollari al mese nei Paesi in via di sviluppo contro i 28 dollari dei Paesi sviluppati. Un vero e proprio salasso che taglia fuori dal Web milioni e milioni di persone, che si consoleranno con le tecnologie da cellulare. I dati dell’Itu, l’International telecommunications union, l’agenzia Onu che opera nell’ambito dei sistemi di comunicazione sono inequivocabili. E’ vero che ci sono oltre due miliardi di internauti, un terzo dell’intera popolazione del pianeta, un numero doppio rispetto a cinque anni fa è collegata a internet. Ma rimane il macigno enorme del divario digitale, nonostante 162 milioni dei 226 milioni di nuovi utenti viva nei Paesi in via di sviluppo: il tasso di penetrazione delle connessioni domestiche è nell’ordine del 65% nei mercati maturi mentre scende al 13,5% in quelli etichettati come emergenti. Una differenza ancora troppo profonda, osserva l’Itu, e rimarcata dal fatto che a fine anno solo il 21% della popolazione di questi ultimi avrà un collegamento attivo a Internet. Il valore medio dei Paesi più industrializzati è del 71%. Il confronto fra le percentuali di penetrazione di Internet fra Europa e Africa è molto chiaro: 65% contro 9,6%, con l’Asia Pacifico che arriva al 21,9% e le Americhe al 55%.

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