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San Marino, il naufragio della classe politica

da Redazione

Il capolinea è vicino, e le azioni di oggi rivestono un’importanza capitale per il futuro di San Marino. Il problema da affrontare è strutturale. Senza interventi immediati (e coraggiosi, e impopolari) il rischio è la bancarotta, e uno scontro sociale senza precedenti.

Siamo arrivati ad un punto in cui tutti i sammarinesi si stanno rendendo chiaramente conto di come vanno le cose. Anche perché il gioco ormai è semplice: basta aprire gli occhi e guardare alla realtà, smettendo di far finta di nulla. Il capolinea è vicino, e le azioni di oggi rivestono un’importanza capitale per il futuro di San Marino. E non è solo una questione di rapporti con l’Italia. Il problema da affrontare è strutturale. Senza interventi immediati (e coraggiosi, e impopolari) il rischio è la bancarotta, e uno scontro sociale senza precedenti. Facciamo un passo indietro di pochi giorni per tornare su un episodio che non può venire archiviato così, con leggerezza. Torniamo all’ultimo Consiglio Grande e Generale. Lo facciamo perché vogliamo ribadire quanto sia stata avvilente l’ennesima dimostrazione del fatto che alla politica, anche in questa situazione drammatica, interessino solo le lotte di partito e, peggio ancora, quelle personali. Il flop della maggioranza in occasione del voto sul sistema finanziario ha parlato chiaramente: l’unico obiettivo è rimanere al potere ad ogni costo, senza neppure provare a rimboccarsi le maniche per risolvere il problema dell’illegalità, che quanto meno da oltre 10 anni avvolge l’intero sistema. E ora parliamo di conti pubblici, dei soldi che mancano al Bilancio dello Stato, almeno 100 milioni di euro, senza volersi spingere a guardare anche al futuro prossimo, dove la crisi delle entrate rischia di ampliare questa voragine. Serve un progetto serio che ponga al centro la questione della legalità, dell’etica, del risanamento di bilancio dello stato e del rilancio dell’economia. Serve un progetto serio, ma non c’è. E non è solo una questione di vil denaro, di risorse da reperire in un modo o nell’altro. Il problema è ancor più grave: sono necessarie infatti nuove regole, riforme istituzionali. Perché oggi niente sembra più funzionare adeguatamente: le istituzioni, l’apparato amministrativo, i singoli uffici. Il problema è che al centro dell’agire non ci sono la questione morale e il bene comune. Tutti, a titolo diverso, siamo responsabili di questa situazione. Anche i comuni cittadini che, “accontentati” dal benessere, non hanno reagito alla deriva del Paese. Viviamo una fase di cambiamento epocale e proprio oggi, a malincuore, prendiamo atto del fallimento di un’intera classe politica che ha dimostrato di non comprendere le ragioni del cambiamento. San Marino deve davvero rendersi conto di come stanno realmente le cose. Lo deve capire per poi spiegare all’esterno dove vuole andare, che cosa vuole fare da grande. Deve dimostrare agli altri Paesi, in primis l’Italia, che i sammarinesi sono gente seria. Che le istituzioni della nostra Repubblica hanno imparato dagli errori del passato e che hanno intrapreso la strada del rigore e del sacrifici. Perché siamo giunti ad un bivio, e non si può più continuare a fare finta di niente. I sacrifici ci saranno, e saranno a fin di bene. Si cominci dai privilegi – che non sono pochi – e dagli sprechi, in modo da incominciare a contenere la spesa pubblica. Determinante per il futuro di San Marino dovrà essere il lavoro sul terreno delle riforme istituzionali. Il modello ha dimostrato di non funzionare più ormai da anni, è squilibrato ed ingiusto, perché non è trasparente nell’azione pubblica e non ha un sistema di controllo efficiente e adeguate sanzioni. E allora occorre ripensare le istituzioni, per riequilibrare il potere del Governo attraverso migliori organismi di controllo, escludendo una volta per tutte gli interessi della politica nell’amministrazione e nelle gestioni degli enti pubblici e privati. E mai come oggi è importante che i cittadini facciano sentire la propria voce.

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