Lettera al Direttore sul Decreto incentivi.
Egregio Direttore, Con piacere noto che il Suo giornale si stia preoccupando della situazione nella quale si trovano gli imprenditori di questo Paese. Nell’ultimo numero, 2 Aprile, c’è l’intervista al segretario del partito di maggioranza relativa che affronta il problema della coalizione di governo e solamente in modo del tutto marginale della possibile fine delle aziende. E’ vero che l’informazione non dovrebbe essere di parte, ma è quantomeno curioso che il periodico dell’Associazione Industriali, pagato dagli associati, non abbia dedicato la prima pagina (ma nemmeno al seconda , la terza, la quarta, ecc.) al fatto che l’Italia, con il “Decreto Incentivi”, abbia deciso di distruggere l’economia di San Marino; e per economia di San Marino intendo quella che lavora, produce e si deve confrontare tutti i giorni con il mercato non solo italiano ma europeo e globale. In una recente trasmissione della televisione di Stato, la presidente della Camera di Commercio ha giustamente rimarcato questo pericolo. Vorrei aggiungere che le aziende “fatturiere” o dedite alla “triangolazione per truffare sull’IVA“ oppure alla vendita di “falsi” non hanno nulla da perdere perché potranno continuare a delinquere se non a San Marino in altri siti, ma le aziende che hanno una struttura produttiva con decine o centinaia di dipendenti, come potranno sopravvivere se i loro clienti italiani le abbandoneranno per non avere noie con l’Agenzia delle Entrate? Egregio Direttore, le pessime relazioni con l’Italia non devono preoccupare perché mettono in bilico il governo, devono preoccupare perché il Paese sta precipitando a causa di una politica da tanti anni fatta di furbizie e senza volontà di mettere mano alle forbici per tagliare i rami malati della nostra società e dotarsi di regole più consone alla trasparenza. Non sono rari i casi di revoche di società perché non operavano correttamente per poi rilasciare, pochi giorni dopo, nuove autorizzazioni alle stesse persone o parenti stretti. Sappiamo che l’Italia e le Istituzioni Internazionali, da tempo e nell’intento di combattere il riciclaggio, hanno chiesto di abolire le società anonime e le intestazioni fiduciarie di quote societarie. Cosa ha fatto San Marino? Abbiamo promulgato una legge (luglio 2009) che salva l’anonimato, regola il passaggio delle azioni e chiede di comunicare al notaio il nome del socio o possessore o detentore delle azioni ed , attraverso l’adeguata verifica, il nome del solo socio che detiene oltre il 25% delle azioni. No, così non va bene; se vogliamo veramente il bene di questo Paese dobbiamo cambiare registro: dobbiamo mostrare la nostra trasparenza, dobbiamo smettere di proteggere quelle attività (in mano a sammarinesi o non) che creano solo gravi danni all’esterno, dobbiamo lottare per fare accordi equi ma, poi, dobbiamo rispettarli. Ho usato più volte la parola “dobbiamo” perché non abbiamo alternative. E’ chiaro che ogni cittadino dovrà rinunciare a qualche privilegio, ma ne vale la pena per il futuro di San Marino.
Piero Tonelli
Al Decreto Incentivi e alle pesanti conseguenze sul sistema economico sammarinese avevamo dedicato metà giornale la settimana precedente, siamo tornati ad occuparcene oggi e sarà così anche la prossima settimana. Ci siamo dunque concentrati, per una volta, sull’altra faccia della stessa medaglia, ovvero le azioni della politica. Perché per normalizzare il rapporto con l’Italia, che piaccia o no, non si può scavalcare la politica. Senza contare che anche agli imprenditori dovrebbe interessare sapere se si va incontro ad una crisi di governo oppure no. Fatte queste opportune precisazioni, la lettera di Piero Tonelli, imprenditore, è ricca di spunti e proposte interessanti, ed è un piacere ospitare il suo intervento.
Loris Pironi