Home FixingFixing Diario della crisi del 5 marzo 2010

Diario della crisi del 5 marzo 2010

da Redazione

Fallire in grande e in piccolo.

Fallimenti micro: nel 2009 sono state 9mila le imprese italiane fallite, il 23% in più rispetto al già duro 2008. Lo affermano i dati del Cerved group. Anche l’ultimo trimestre è stato nero: tra ottobre e dicembre aperte quasi 2.900 procedure fallimentari, +15% rispetto allo stesso periodo 2008, trimestre in cui si era già registrato un aumento di fallimenti del 43% rispetto al 2007. L’impennata dei fallimenti ha toccato soprattutto il Nord e le piccole e medie imprese. Dall’aprile 2008 i fallimenti hanno iniziato una corsa che dura da 7 trimestri con tassi di crescita a 2 cifre. Nelle Marche (+33%), in Emilia Romagna (+33%). Rispetto alle imprese presenti sul territorio, è il Friuli la regione più colpita, seguita da Lombardia e Umbria. Possibili fallimenti macro. In un’intervista a Milano Finanza, Jim Leaviss, capo del team del reddito fisso di M&G, che gestisce 105 miliardi di euro in fondi obbligazionari spiega che “si è realizzato un cambiamento di prospettiva epocale. Negli ultimi anni si è parlato delle banche e di credito corporate. I prossimi anni saranno invece segnati dal rischio sovrano”. L’ammontare del debito pubblico, prosegue Leaviss “ha raggiunto in certi casi livelli simili a quelli successivi a una guerra mondiale. E per non farci mancare proprio niente anche questa settimana, il nostro Diario registra che il PIL italiano ha toccato il fondo nell’anno 2009, registrando una diminuzione del 5 per cento: si tratta del dato peggiore dal 1971 ad oggi. Nel 2009 il rapporto deficit-PIL schizza al 5,3% (al 2,7% nel 2008). Lo comunica l’Istat spiegando che nel 2009, per la prima volta dal 1991, il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato negativo: pari allo 0,6% del PIL, inferiore di oltre 3 punti rispetto al livello positivo raggiunti nel 2008 (2,5%).

Saverio Mercadante

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