Home FixingFixing Diario della crisi del 20 novembre 2009

Diario della crisi del 20 novembre 2009

da Redazione

Un altro aspetto della crisi è quello che contraddice leggi “secolari” dell’economia. In genere, se le vendite scendono, i prezzi seguono a ruota questa discesa.

Ebbene, questa ovvietà in economia, in Italia è messa in discussione. Se la disoccupazione nel secondo trimestre 2009 è aumentata in Italia dal 6,8% al 7,4%; se il tasso di occupazione è sceso dal 59,2% al 57,9%; se ci sono un milione e mezzo di disoccupati in Italia; se le statistiche non comprendono i co.co.pro, se la Coldiretti ha già dichiarato che non si spenderà un centesimo in più del 2008; se i commercianti sono in allarme rosso; se il Pil dei paesi avanzati è composto, tra il 75% e l’80%, di consumi, e questi non si muovono, anzi retrocedono, che Natale ci si aspetta nella Penisola? Che ripresa sarà senza lavoro e consumi? Mentre anche l’Europa conferma, in basso, i dati italiani sulla disoccupazione: 9,5% quest’anno, e previsione al 10,6% per il 2010; e in Germania, la più forte economia in area UE, e maggior partner economico italiano, disoccupazione all’8,2% quest’anno, al 9,5% nel 2010. Un altro aspetto della crisi è quello che contraddice leggi “secolari” dell’economia. In genere, se le vendite scendono, i prezzi seguono a ruota questa discesa. Ebbene, questa ovvietà in economia, in Italia è messa in discussione. L’Istat ha segnalato in questi giorni che nel mese di ottobre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività comprensivo dei tabacchi ha registrato una crescita dello 0,3% rispetto allo stesso mese di un anno fa, e dello 0,1% rispetto al mese di settembre. Quindi, per esempio, nel settore alimentare, la contrazione dei consumi, e le forti diminuzioni dei costi all’origine, non ha prodotto nessun abbassamento dei prezzi. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato invece che tali diminuzioni avrebbero dovuto comportare, per i principali prodotti di largo consumo, pane, pasta, latte, frutta e ortaggi, una riduzione complessiva della spesa di ben 352 euro annui, di cui, però, sui prezzi al consumo, non vi è stata nemmeno l’ombra. Anzi, basandosi sui dati Istat alla fine dell’anno, per le associazioni dei consumatori, le famiglie subiranno aumenti per 210 euro in più, che, ça va sans dire, verranno ammortizzati con ancora minori spese.

Saverio Mercadante

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