Home FixingFixing Leonardo Blanco: la ricerca dell’essenziale

Leonardo Blanco: la ricerca dell’essenziale

da Redazione

L’artista sammarinese in mostra fino al 16 gennaio nella sede di Antao Progetti. “Trenta opere in una retrospettiva che racchiude circa sette anni di lavori”.

C’è un punto preciso, nella vita e dell’arte.
Un punto di stacco – i latini lo chiamano limen, parola precisa e unica – o di separazione. Il momento in cui l’oceanomare finisce e inizia la terra. E’ la soglia, la linea di confine che separa l’ordine dal disordine, la luce dall’ombra, il sole dalla notte. E’ il mondo di Leonardo Blanco, giovane artista sammarinese che fino al 16 gennaio espone le sue opere – circa 30 – lungo i corridoi e le stanze della sede di Antao Progetti (Centro Fiorina di Domagnano).
“Si tratta di una retrospettiva – racconta lo stesso Blanco – che racchiude circa sette anni di lavori”.
I quadri esposti sono astratti: soggetti della mente, che incontrano – in un equilibrio di forme e di misure – i materiali utilizzati.
“La ricerca – conferma l’artista – si estende anche ai materiali utilizzati: si va dalle resine, lucide e opache, ai colori acrilici, alla carta e all’alluminio. I lavori presenti sono la summa di un percorso iniziato nel 2001. Dopo aver fatto ‘figure’, ho iniziato a ‘togliere’ per mettere in luce le stesse cose. Ho scarnificato per arrivare al cuore, all’essenziale”.
I pannelli in mostra sono dedicati agli opposti, che si incontrano per dare luogo agli incantesimi. Sono zone di confine, di passaggio, sempre pesate, in costante equilibrio di linee e volumi, come conferma il critico Luigi Meneghelli: “Ciò che interessa a Leonardo Blanco è conquistare un’immagine popolata di ombre, di cose non nate (o già finite), di larve figurali e insieme organizzare, dare un equilibrio a questi barlumi di eternità (anche se si tratta sempre di un’eternità che dura solo un minuto). Si tratta invariabilmente della congiunzione tra armonia e caos. Se osserviamo uno qualsiasi dei lavori, ciò che ci si presenta davanti apparentemente è una gestualità nervosa, incontrollata, in arginabile, è un colore steso a pennellate rapide, a volte addirittura con la furia delle mani stesse. Al limite dell’action, dove l’ultimo testamento della forma scompare e l’artista diventa la cosa stessa che sta creando. Solo che l’obiettivo di Blanco non è quello di eliminare il confine tra arte e vita, tra traccia e corpo, ma di indagare proprio l’avventura della traccia, il suo andare casuale, precario, senza una vera fine. Così, alla fine, ciò di cui facciamo veramente esperienza, è quella di ‘luoghi dell’anima’, di schegge di tenebre, di lettere di un alfabeto sconosciuto, in cui i segni acquistano un proprio essere, cessando di essere segni di qualcosa”.
Un qualcosa che rimbalza anche nelle parole dell’artista sammarinese.
“I quadri – confessa – nascono da un motore iniziale, che è quello della ricerca del punto di stacco. Mi spiego: l’idea iniziale viene fermata, individuata, ma poi, in progress, è la stessa opera che richiede certi accorgimenti, certe sfumature. Certi tagli”.
Quadri astratti, ma non solo: nel bureau di Antao Progetti troneggiano infatti alcune maschere fatte in rete di ferro. Perché l’arte – quella con la a maiuscola – si compie attraverso le infinite possibilità dell’uomo.
 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento