Alla Biennale il messaggio di pace, speranza e libertà degli artisti sammarinesi. Il curatore, Valerio Pradal: “E’ l’evolversi di una ricerca che continua sul palcoscenico di Venezia”.
A San Servolo finì per sempre l’inferno dei manicomi, a San Servolo è nato il paradiso dell’arte: ha accolto dopo 23 anni gli artisti sammarinesi all’interno della 53ima edizione della Biennale d’Arte a Venezia. Su quella storia di follia è stato creato uno dei siti straordinari della laguna veneziana. Gli edifici sono stati restaurati, sono divenuti la sede della Provincia di Venezia, e soprattutto, l’isola è stata dedicata all’arte. Quest’anno è la sede del Padiglione Sammarinese, assente dall’ultima edizione del 1986. Giovedì scorso il taglio del nastro alla presenza dei Segretari di Stato per gli Affari Esteri Antonella Mularoni e per la Cultura Romeo Morri, del Commissario Nazionale Sammarinese Leo Marino Morganti e del Curatore, Valerio Pradal. 43° 56’11, 77’’. Nord. Mondi da fare. E’ il titolo dell’esposizione sammarinese. Dodici artisti lanciano un segnale di pace, solidarietà, speranza, dal parallelo terrestre le cui coordinate geografiche passano per la Statua della Libertà di San Marino. Una linea simbolica abbraccia la terra, espressione della volontà di essere protagonisti dei Mondi da Fare: ribaltamento del Fare Mondi, lo slogan 2009 del palcoscenico d’arte contemporanea più famoso al mondo. L’allestimento del padiglione 17 sembra che abbia riflettuto su un testo fondamentale del Novecento: “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, un saggio del filosofo tedesco Walter Benjamin, pubblicato nel 1936. Accoglie, oltre a due installazioni, non le opere dei dieci artisti sammarinesi ma i loro simulacri, le loro riproduzioni. L’immagine delle opere è riproposta a stampa su pannelli telati sui quali in alcuni casi c’è stato un ulteriore post–intervento. “E’ l’evolversi di una ricerca che continua sul palcoscenico della Biennale di Venezia”, afferma nella sua presentazione il curatore Valerio Pradal. Nel dettaglio: due spazi nei 140 metri del Padiglione: Start 1 e Start 2. Nel primo Start le opere scultoree in legno e acciaio di Leonardo Blanco e Maria Luisa Tadei, Nel secondo Start, i dieci artisti sammarinesi presentano spiazzanti riproduzioni delle loro opere su cartelloni pubblicitari da cm. 140×100. Domenico Casadei, Alberto Chezzi, Dario Lazzari, Antonio Lengua, Nico Macina, Antonio Molinari, Elisa Monaldi, Omar Paolucci, Michela Pozzi e Thea Tini, insieme ai primi due artisti, danno uno spaccato di grande suggestione dell’arte sammarinese nel teatro della Biennale. Accanto a Start 1 e Start 2: una proposta della Scuola di Design dell’Università di San Marino. E’ un’interpretazione del paradosso di Schrodinger attraverso la realizzazione di un cubo nero che riflette il mondo circostante. Sostenitore dell’intero progetto la Fondazione San Marino.
Saverio Mercadante