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San Marino, dalla Monofase all’IGC senza passare dall’IVA

da Redazione

La Segreteria alle Finanze ha presentato la riforma delle imposte indirette. “L’Imposta Generale sui Consumi dialoga con l’UE ma non copia l’Italia”.

 

di Loris Pironi

 

Incominciamo a chiamarla con il suo nome. Non più IVA, o VAT se si desidera utilizzare il termine comunemente utilizzato in ambito internazionale. A San Marino la Monofase sarà infatti presto mandata in pensione – dopo una lunga e onorata carriera – e verrà sostituita dall’IGC. Ovvero Imposta Generale sui Consumi. Un nome forse ancora più indicato rispetto ad “Imposta sul Valore Aggiunto” per raccontare l’ambizione di equità della più classica delle imposte indirette. Più consumi, infatti, maggiore è l’imposta che paghi: il concetto è semplice. Poi vedremo come proseguirà il percorso di questa riforma, importante tanto quanto la riforma IGR, e forse di più, tanto da far pensare che se il concetto è appunto semplice, il percorso non necessariamente lo sarà altrettanto.

Comunque sia, le linee guida della riforma IGC sono state illustrate al Kursaal all’interno del (partecipato) convegno ambiziosamente intitolato International Growing Country (IGC appunto, tanto per focalizzarsi su un acronimo da mandare a memoria quanto prima).

 

Inizia il percorso della nuova IGC

 

“L’incontro– ha spiegato il Segretario Particolare alle Finanze Daniela Berti introducendo il convegno – rappresenta il culmine della prima fase del lavoro iniziato nel mese di febbraio e portato avanti da un Gruppo Tecnico composto da funzionari della Pubblica Amministrazione di San Marino e non solo”. Questo impegnativo approfondimento. Gruppo tecnico guidato dal Professor Paolo Centore, docente universitario, membro del VAT Expert Group presso l’UE e autore di numerosi testi specifici, e coordinato dal Dottor Nicola Galleani d’Agliano, Senior partner dello Studio P. Centore & Associati.

“Il nostro intento – prosegue Berti – è quello di giungere a una norma moderna, in linea con i principi della linea europea, ma che sia una norma nostra, non il consueto parallelo dell’IVA italiana. Una norma adatta al nostro sistema, al nostro territorio e alle nostre caratteristiche”. È questo il fil rouge che ha accompagnato tutto il lavoro del Gruppo di Studio fin qui.

“Sappiamo che ci aspetta un lavoro duro – ha affermato a sua volta il Segretario di Stato alle Finanze Claudio Felici – Oggi iniziamo una nuova fase del nostro percorso, sicuramente dovremo affrontare alcune resistenze e anche qualche pregiudizio, ma cercheremo di scioglierli utilizzando il ragionamento. E dimostrando che le scelte compiute sono basate su studi e verifiche serie e rigorose”.

Il concetto su cui il Segretario Felici insiste è quello dell’ineluttabilità di una integrazione ampia e trasparente con le dinamiche internazionali, a partire da quelle legate all’Unione Europea. “Oggi nessuno può più pensare di scavarsi una nicchia da gestire guardando ai propri interessi senza curarsi di quello che è il contesto internazionale. Quindi dobbiamo gestire il nostro percorso stando attenti a ciò che succede a noi e agli altri, ma una cosa è certa: non possiamo restare fermi. È così che siamo partiti per progettare un sistema di imposte indirette, che parte da meccanismi noti seppur complessi e rispetti le nostre peculiarità”.

Nell’affrontare la riforma IGC sono stati tenuti in considerazione i principali problemi. Il possibile impatto inflattivo ad esempio. La gestione della fase transitoria. Il mantenimento della competitività del sistema e in particolare da tutti quei comparti (non è stato citato, ma è scontato il riferimento al commercio) che temono le possibili conseguenze dell’abbandono del comodo divano della Monofase.

 

Il modello dell’imposta: come funzionerà l’IGC

 

Quelle che sono state presentate sono solo le linee generali del provvedimento, e malgrado la grande convinzione degli esperti che ci hanno lavorato, i volti perplessi delle persone in sala – la stragrande maggioranza addetti ai lavori – indicano come le prerogative della nuova IGC così come è stata prospettata necessitano del tempo per essere digerite. E poi commentate.

In mancanza di materiale più completo anche noi, questa volta, dobbiamo restare più sui criteri generali e raccontiamo quanto i responsabili del gruppo di lavoro a loro volta ci hanno raccontato.

Dopo un excursus sulla VAT a livello mondiale (perché da tempo ormai non si tratta più di un’imposta soltanto europea), il Professor Paolo Centore ha iniziato a parlare del modello operativo della nuova Imposta sui Consumi prospettato al Titano. “Di sicuro si tratta di un modello ‘eurocompatibile’, ma è soprattutto un modello, quello che abbiamo elaborato, che vuole essere ancora più avanzato, al punto in cui immagina le possibili evoluzioni successive. Perché se è vero che non è possibile più programmare su lunghi periodi, almeno è possibile prevedere il prossimo futuro: basti pensare alle questioni legate alla digital economy (e cita l’esempio dei bit coin, ndr). Si tratta di un progetto mirato a una certa duttilità normativa in modo da poter prevedere e gestire le prossime evoluzioni, una sorta di abito ‘per la crescita’, quello che stiamo proponendo”. E poi tutto è passibile di migliorie.

 

La vittoria possibile: superare il “T2”

 

L’IGC sarà un’imposta al consumo, “neutra” nel senso che gli operatori economici sono esclusi, ovvero resteranno indenni dal prelievo, in base a un meccanismo di rimborsi. Rimborsi che possono anche essere “virtuali”, nel senso che è prevista una sorta di franchigia per i cosiddetti “esportatori abituali”. “Il principio – ha spiegato a sua volta Nicola Galleani d’Agliano – è che gli operatori che effettuano cessioni all’esportazione, che sarebbero cronicamente a credito verso l’erario, hanno il diritto di acquistare o importare beni e servizi dai propri fornitori senza pagare l’imposta IGC ai propri fornitori. L’ammontare della franchigia, quindi il totale delle operazioni attive esenti, è pari a quelle effettuate nell’anno precedente, ma all’operatore è concessa la facoltà di richiedere all’Ufficio un ulteriore ammontare in caso di inizio dell’attività o di motivata crescita delle esportazioni”.

Ma la vera novità riguarda il fatto che con la nuova IGC sarà più facile “dialogare” con l’estero. Questo non solo comporta un valore positivo per l’attrattività del sistema Paese, ma – almeno sulla carta – dovrebbe consentire alle imprese di superare una volta per tutte il problema del T2, che rende sempre complessa l’interfaccia con l’estero.

 

Un approccio più ‘soft’: il regime transitorio

 

Poi c’è il nodo del regime transitorio. Il passaggio da un’imposizione monofase applicata all’importazione a un’imposta plurifase, che si applichi ai beni e ai servizi, sia nel mercato interno che di provenienza estera (da Italia, UE e paesi terzi extra-UE) richiede necessariamente un periodo di adattamento. “Se San Marino decidesse di accettare l’introduzione di questa riforma – ha concluso il Professor Centore – saranno certamente previste specifiche disposizioni che agevoleranno il transito degli operatori verso il nuovo sistema fiscale”.

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