Home FixingFixing La crisi scopre un’autentica miniera di parole

La crisi scopre un’autentica miniera di parole

da Redazione

Glossario dei termini economici sempre più usati nei giornali e sul web. Viaggio tra bund, spread, short selling, rating e sospensione titoli.

 

di Saverio Mercadante

 

 

E’ crisi dura, c’è tanto nervosismo in giro e può scappare qualche parolaccia.  Meledetto Bund. Te lo do io lo Spread. Ah, pezzo di short selling. Ma va a farti un rating. Insomma nel mare magnum e agitato della crisi sulle pagine dei giornali, nei servizi dei tg, sempre di più si sentono termini che sino a qualche tempo fa ai più erano sconosciuti. Di seguito vi proponiamo un glossario dei vocaboli più usati per capire meglio che cosa sta succedendo.

 

Btp-Bund


Sono titoli di Stato pluriennali italiani (Btp, buoni del tesoro poliennali) e tedeschi (Bund). Con le loro emissioni i due stati si finanziano sui mercati. Il loro rendimento, che viene fissato con un’asta, è un indice della salute finanziaria e della credibilità dei due paesi. Qualche giorno fa sul mercato secondario il Btp decennale ha raggiunto il massimo spread con i Bund tedeschi: questo significa non solo che per l’Italia diventa più caro ripagare il debito pubblico (vicino al 120% del Pil), ma anche che le previsioni dei mercati sulla salute finanziaria del paese sono negative.

 

Spread

E’ una misura del rischio di insolvenza associato a un titolo di stato e, di conseguenza, della salute finanziaria di un Paese. Tecnicamente è il differenziale, valutato dal mercato, tra il rendimento di quel titolo e il rendimento di un titolo corrispondente di uno Stato considerato privo di rischio, come la Germania. Qualche mattina fa lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi a 10 anni ha superato i 300 punti.  È un record dall’introduzione dell’euro e indica un aumento del costo per l’Italia di finanziarsi sui mercati. Nuovi picchi hanno raggiunto anche gli spread di Portogallo (1.048 punti) e Irlanda (1.019 punti), ma anche la Francia (62,3 punti) è al massimo livello da marzo 2009.

 

Rating


Le agenzie di rating sono società private indipendenti che valutano il rischio associato a un titolo o a chi lo emette, sia un ente privato o pubblico, come uno Stato. Il loro giudizio è sintetizzato nel rating, un punteggio (espresso in lettere e cifre) che rappresenta la capacità dell’emittente di far fronte ai propri impegni e ha un enorme impatto sulle decisioni degli investitori. Le principali agenzie di rating – Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch – sono oggetto di forti critiche per il loro ruolo nella crisi. L’Unione europea e l’Fsb sono al lavoro a una riforma per limitare la loro influenza sui mercati.

 

Vendite allo scoperto


Le vendite allo scoperto (o “short selling”) sono operazioni che sfruttano la possibilità, prevista sui mercati finanziari, di vendere titoli senza averne l’effettivo possesso e di acquistarli solo in seguito per consegnarli alla controparte. Di solito sono legate ad attese – o a speculazioni – su un prezzo in calo e possono rappresentare un pericolo e una fonte di ulteriore instabilità dei mercati, se effettuate da grandi investitori come gli hedge fund. Per questo ieri la Consob ha imposto un obbligo di comunicazione per le vendite allo scoperto di dimensioni importanti. L’obbligo scatta per le operazioni che raggiungono lo 0,2% del capitale della società e, successivamente, a ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale.

 

Sospensione titoli


Per evitare turbolenze eccessive sui mercati, al variare dei prezzi di un titolo oltre una certa soglia (che per le azioni è del 10%) le negoziazioni su quel titolo vengono automaticamente sospese. La sospensione può avvenire anche su decisione discrezionale della Consob. Alla sospensione segue un’asta di volatilità per fissare un nuovo prezzo. Per esempio, questa mattina le azioni della Cir sono state sospese per eccesso di ribasso. In seguito all’asta di volatilità sono state riammesse agli scambi.

 

Cds


I Credit default swap (Cds) sono strumenti finanziari derivati che funzionano come un’assicurazione. Chi compra un Cds, infatti, si impegna a pagare al venditore un premio in cambio del rimborso, solo in caso di default, del valore dell’obbligazione oggetto dell’insolvenza (di solito un titolo di Stato). Vengono quotati in termini di spread e il loro valore è una misura dell’affidabilità dei titoli sottostanti (come il rating). Nascono come derivati di copertura dal rischio ma si sviluppano come strumento speculativo per scommettere sul possibile fallimento di uno Stato o di un emittente privato. Il Parlamento europeo ha approvato la scorsa settimana una relazione in cui ha chiesto maggiori regole e più trasparenza per il mercato dei Cds.

 

Deficit/Pil


Il rapporto deficit/Pil è una misura fondamentale del rigore nei conti pubblici di uno Stato. È data dal rapporto tra il saldo tra le entrate (principalmente il prelievo fiscale) e le uscite (la spesa pubblica e gli interessi pagati sul debito) di uno Stato e il suo prodotto interno lordo (Pil). All’origine della manovra triennale in discussione al Parlamento c’è l’impegno assunto in sede europea ad azzerare il rapporto deficit-Pil nel 2014. Per il 2011, invece, l’Ue prevede per l’Italia un rapporto del -4,0% (inferiore alla media dell’Eurozona che è del -4,3%) che convive però con un debito pubblico pregresso pari al 120,3% del Pil e secondo solo a quello della Grecia. I criteri fissati a Maastricht per essere ammessi nell’area euro prevedevano un rapporto deficit/Pil inferiore al 3% e un debito pubblico inferiore al 60% del Pil.

 

Pareggio di bilancio


Il pareggio di bilancio è l’obiettivo della manovra, da raggiungere nel 2014. Equivale a un rapporto deficit/Pil (vedi voce) pari a zero e la sua credibilità è una variabile fondamentale nell’attacco speculativo di questi giorni, che sfrutta la debolezza del Governo e del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Il governatore di Bankitalia, Draghi, intervenuto venerdì per tranquillizzare i mercati, non a caso ha definito “credibili il pareggio del bilancio nel 2014 e l’avvio di una tendenza al calo del rapporto debito/Pil”. La riduzione del rapporto deficit/Pil è considerata l’unico modo per ridurre lo stock del debito pubblico.

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