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IAM srl: attività di giardinaggio, attenzione ai trattamenti

da Redazione

Con l’avvicinarsi dei primi caldi, la maggior parte delle persone che hanno un giardino iniziano ad entrare in cantina o nel ripostiglio per cercare gli attrezzi che servono per “tenere in ordine” il proprio angolo di verde.

 

di Mirkare Manzi

 

Con l’avvicinarsi dei primi caldi, la maggior parte delle persone che hanno un giardino iniziano ad entrare in cantina o nel ripostiglio per cercare gli attrezzi che servono per “tenere in ordine” il proprio angolo di verde.

Il lettore più attento ora si chiederà: “Detto così, nulla di nuovo sotto il sole. Dopo aver fatto i lavori, porto tutto nel cassonetto oppure faccio un bel falò e magari, alla fine, ci scappa pure una grigliatina”. In realtà non è esattamente così: le tipologie dei rifiuti derivanti dalle attività di giardinaggio – e mi riferisco alla sistemazione delle siepi, alla potatura degli alberi, al taglio dell’erba o al travaso dei fiori – sono davvero molto variegate.

Ove possibile, il mio consiglio è quello di “riutilizzarli”. Difatti gli sfalci e le potature sono un’importantissima parte ‘strutturante’ del compostaggio, di quel processo cioè che trasforma in preziosissimo concime biologico i “rifiuti verdi”. Per chi invece fosse impossibilitato o avesse problemi di spazio (o di tempo), può sempre recarsi al centro di San Giovanni. In questo modo può dare una “seconda vita” a rami, tronchi, erba, eccetera: lì difatti verranno “trasformati” – come nel caso sopra accennato – in compost.

Certo, occorre fare un piccolo sforzo di volontà e abbandonare l’abitudine di conferire tutto nei cassonetti dell’indifferenziata. Provo a convincervi con un esempio concreto: questi cassonetti che in dialetto contengono il “rusco”, per essere smaltiti vengono “bruciati” e quindi diventano un costo per la collettività.

Ma andiamo a esplorare caso per caso, partendo dalla potatura. I rami e le foglie che cadono a terra non sono tutti uguali. Dipende sempre da come sono stati “trattati”. Se sono stati utilizzati fertilizzanti e insetticidi “tossici” diventano “rifiuti speciali pericolosi” e, come ben sanno i nostri lettori, richiedono un iter e un’attenzione particolare: vanno conferiti nell’indifferenziata e lì terminano il loro ciclo in quanto, avendo una serie di impurità, non possono essere “convertiti”. Qualora invece fossero stati impiegati quelli di ultima generazione, ovvero quelli “bio” detti anche atossici, possono diventare “compost” ma non solo. Per chi è più grande, è genitore e ha avuto la fortuna di condividere con i nonni un po’ di tempo può diventare l’occasione di “giocare” con i propri figli e insegnare loro un po’ di manualità (che non è quella dello scroll o del touch degli smartphone o dei tablet). Bastano difatti qualche pezzo di legno, colla Vinavil, un sacchetto di chiodi e un po’ di corde per realizzare una casina per i soldatini, una piccola capanna in cui rifugiarsi quando c’è il sole oppure quando piove.

Torniamo alle tipologie dei rifiuti. Per il travaso dei fiori, anche i vasi non sono tutti uguali. Quelli composti in PVC per esempio non sono riciclabili e vanno nell’indifferenziata. Quelli di terracotta invece possono essere conferiti gratuitamente al Centro dell’AASS oppure alla IAM srl: avranno una seconda vita.

Infine, l’orto. Stesso discorso per quel che concerne i concimi “chimici” e quelli “bio”. Il mio invito, per chi ne possedesse uno, è quello di “frequentarlo” assieme ai propri genitori o ai bambini. E’ un’esperienza straordinaria vedere crescere gli ortaggi, ma soprattutto si può conoscere meglio quello che si mangia.

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