Home FixingFixing Carlo Giorgi (ANIS): “Rinnovo contratto Industria, tempi celeri”

Carlo Giorgi (ANIS): “Rinnovo contratto Industria, tempi celeri”

da Redazione

“L’Associazione crede fermamente che ci si debbano superare vecchie divergenze: avere due contratti senza definirne l’applicabilità crea confusione. Anche per chi decide di investire a San Marino. La chiarezza è un valore”.

 

di Alessandro Carli

 

Rinnovo del contratto industria, prospettive di crescita del Paese attraverso una pianificazione dettagliata a medio-lungo periodo e le relazioni con il Governo. Tutte tematiche “imminenti”, che devono essere affrontate e risolte a breve giro di posta. “Mercoledì 22 aprile – spiega il Segretario generale di ANIS Carlo Giorgi – è in programma un importante incontro con tutte le Parti per discutere il rinnovo del contratto Industria. La nostra posizione è quella di riuscire ad arrivare alla firma in tempi celeri. L’Associazione crede fermamente che ci si debbano superare vecchie divergenze: avere due contratti senza definirne l’applicabilità crea confusione. Anche per chi decide di investire a San Marino. La chiarezza è un valore”.

Quali sono i punti di contatto e quali invece quelli più complicati?

“Già da qualche mese sono stati avviati una serie di incontri e colloqui bilaterali con CSU, USL e OSLA. Tutte le parti sono concordi nel voler stipulare un unico contratto che normi e compatti in maniera unitaria e certa il settore. L’auspicio è che superate le vecchie divergenze, si prosegua con determinazione sul tema delle nuove relazioni industriali. Il rinnovo riguarderà in particolar modo la parte economica, ma anche una serie di aspetti normativi”.

Nei dettagli?

“Le Parti intendono rimarcare al Governo la necessità urgente di trasformare in Legge alcune precedenti intese, come ad esempio la riduzione delle festività e la questione, assai delicata, della rappresentatività. Temi sui quali, in oltre tre anni, il Governo, nonostante le tante sollecitazioni, non ha fatto nulla”.

Dopo l’incontro che avete avuto con il Governo il 9 marzo, si sono state significative evoluzioni?

“Il mese scorso abbiamo avuto un incontro con il Governo. I propositi erano davvero buoni: siamo usciti dall’incontro con una certo ottimismo e la percezione che le relazioni fossero migliorate. Purtroppo dobbiamo rimarcare l’atavica lentezza della pubblica amministrazione nell’affrontare e risolvere i problemi delle imprese. Questi ritardi o mancate risposte fanno perdere opportunità di mercato e di occupazione alla nostre aziende e rafforzano il nostro convincimento circa la necessità – da noi più volte espressa – che alcuni funzionari vengano incaricati e fungano da referenti nei confronti delle imprese, specie nei rapporti d’interscambio, in modo tale da poterli affrontare e risolvere con la dovuta tempestività. Rischiamo di perdere imprese e posti di lavoro ed Anis non vuole aspettare oltre. Stiamo sollecitando ancora una volta risposte che se non arriveranno ci costringeranno a denunciare pubblicamente caso per caso”.

Problemi che si assommano ad altri problemi…

“Crediamo sia necessario, in un’ottica di rilancio del Paese, dare una nuova prospettiva alla Camera di Commercio. Per una promozione efficace del sistema, la CCIAA – che vediamo in una veste ‘privatistica’ – deve assumere il ruolo che le compete e svolgere i servizi specifici che le sono propri. Invece da anni persiste la volontà di non definirne la mission e non le viene data la possibilità di autofinanziarsi”.

Da tempo l’Associazione punta il dito contro l’ISS.

Abbiamo proprio in questi giorni incontrato il Segretario Mussoni e i vertici dell’ISS. “Crediamo che le spese legate alla sanità siano ottimizzabili. L’Istituto di Sicurezza Sociale va rivisto: il costo del suo funzionamento è decisamente elevato abbiamo condiviso una serie di valutazioni su diverse tematiche ad iniziare dalla necessità di ripensare la gestione dell’ente che deve essere maggiormente autonoma. Per questo occorre aprire un dialogo per aggiornare le attuali norme di legge. La definizione di precisi ambiti operativi e una nuova capacità di gestione di talune attività come quella delle farmacie o altre ‘nicchie’ altamente specializzate devono essere di traino dell’attività privatistica. Tema sul quale si è dibattuto molto ed è stato fatto un referendum che andrebbe ripreso con maggiore realismo e chiarezza di intenti. Vi sono poi tematiche di interesse diretto delle imprese come il costo dei contributi che deve tener conto delle relazioni competitive con gli altri paesi. La nostra visione è quella di un sistema semplice quindi anche meno costoso che collabori con i privati e non assuma su di sé ogni tipo di servizio che comporterebbe inevitabilmente l’incremento esponenziale dei costi e delle risorse pubbliche da dedicare al sistema sanitario”.

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