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Rimini, dati in crescita solamente per l’export

da Redazione

Rapporto sull’economia della Provincia 2014-2015: ancora molte criticità. Giù gli “avviati” e il numero delle imprese. CIG alta per l’industria.

 

Rimini ha mostrato una reazione alla crisi, innescatasi sul finire dello scorso decennio, relativamente migliore rispetto alla media nazionale e a quella regionale. Nell’ultimo biennio, tuttavia, l’economia provinciale ha progressivamente perso tale vantaggio: il settore industriale e quello dei servizi hanno subito un ridimensionamento più consistente della media nazionale e di quella regionale sia dal lato del valore aggiunto che sul fronte occupazionale. Le prospettive per i prossimi anni sono, comunque, orientate a una ripresa che, con diversa intensità, coinvolgerà tutto il territorio nazionale. Il recupero sarà relativamente più rapido per le aree a maggiore vocazione all’export come l’Emilia Romagna a cui faranno da volano il vantaggio di un euro debole e di una domanda internazionale in accelerazione. Sono queste, in estrema sintesi, le considerazioni di massima che accompagnano il “Rapporto sull’economia della provincia di Rimini 2014-2015”, elaborato dalla Camera di Commercio. Prima di addentrarci nell’analisi, occorre premettere che i dati pubblicati per quest’anno – a parte l’export – non sono incoraggianti e mostrano che il territorio si trova dentro una crisi che perdura dal 2009; in questo contesto, solo gli scenari previsionali, con orizzonte 2017, invitano a un cauto ottimismo.

 

MERCATO DEL LAVORO

Nel 2014 ci sono stati 56.775 avviati (lavoratori che hanno instaurato almeno un rapporto di lavoro dipendente nell’anno), con un variazione percentuale rispetto al 2013 (57.558 avviati) di -1,4% e 93.320 avviamenti (numero dei rapporti di lavoro dipendente instaurati nell’anno), con una variazione percentuale rispetto al 2013 (93.373 avviamenti) di -0,1%. Pertanto, a fronte di una sostanziale stabilità nel numero dei rapporti instaurati, si rileva in provincia di Rimini per il terzo anno consecutivo una variazione negativa delle persone assunte. Il settore del turismo, inteso come alberghi, ristoranti e pubblici esercizi, raccoglie il 50,3% degli avviamenti, e ciò conferma la forte propensione dell’economia riminese a questo settore; questo incide da un lato sul periodo di assunzione, e dall’altro sul tipo di contratto, sia a livello di assunzioni nel ricettivo/ristorazione, sia a livello di assunzioni complessive (soprattutto nei settori che hanno una stretta correlazione con il turismo, come ad esempio il commercio).

Riguardo al periodo di assunzione, si parla anche di “stagionalità” degli avviamenti, confermato dal fatto che nel periodo compreso tra aprile e giugno si sono verificati la maggior parte degli avviamenti complessivi (46,0% sul totale). Riguardo al tipo di contratto, si riscontra che il 64,1% del totale degli avviamenti è a “tempo determinato”, il 14,9% con forma di lavoro “intermittente”, mentre solo nel 5,5% dei casi si è avuto un contratto a tempo indeterminato. La crescente flessibilizzazione del mercato del lavoro riminese, in atto ormai da oltre un decennio, ha comportato due importanti cambiamenti tra loro, correlati nelle modalità di regolazione dei rapporti professionali: in primo luogo, si è assistito ad una progressiva riduzione nell’incidenza del lavoro dipendente a tempo indeterminato (quello che rappresentava il contratto ‘standard’) e, in secondo luogo, è aumentato l’impiego dei rapporti a termine, anche attraverso l’utilizzo delle forme contrattuali atipiche (soprattutto: contratti a chiamata, contratti di somministrazione e rapporti di collaborazione).

 

CIG

Nel 2014 a Rimini l’utilizzo complessivo della CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) è diminuita, rispetto al 2013, dell’1,6%, passando da 9.161.077 ore autorizzate del 2013 a 9.012.213 ore autorizzate del 2014. Il “settore” che maggiormente ha risentito del ricorso alla CIG è stato quello industriale (compreso l’artigianato) con oltre 5,7 milioni di ore autorizzate (-3,4% rispetto al 2013), al cui interno si evidenziano quello della meccanica, con più di 2,4 milioni di ore, e quello del legno, con più di 900 mila ore; a seguire il commercio, con oltre 2 milioni di ore autorizzate (+18,1%), e l’edilizia, con oltre 1,1 milioni di ore autorizzate (-16,7%). La “tipologia di occupati” maggiormente interessata alla CIG è quella degli operai con oltre 5,4 milioni di ore autorizzate (-10,6% rispetto al 2013) mentre più di 3,5 milioni di ore autorizzate riguardano gli impiegati (+16,2%). In conclusione, il calo nell’utilizzo della CIG nel 2014 rappresenta certamente qualcosa di importante ma non va necessariamente interpretato come un segno di una reale svolta nello stato di crisi in cui versa l’economia locale.

 

IMPORT-EXPORT

Dati in crescita per il commercio con l’estero; in provincia di Rimini, infatti nel 2014 l’export ha segnato rispetto al 2013 un incremento del 2,4% (da 1.859.631.556 euro del 2013 a 1.904.098.329 euro del 2014) e l’import – sempre rispetto all’anno precedente – ha mostrato una variazione del +10,7% (da 668.587.842 euro del 2013 a 739.957.981 euro del 2014). Il saldo della bilancia commerciale, ampiamente positivo, è di +1.164.140.348 euro.

In particolare, per ciò che riguarda l’export, in termini di aree geografiche, il 67,2% del totale ha come sbocco l’Europa (di cui il 52,1% i Paesi dell’Ue), il 16,9% l’Asia e l’11,8% l’America.

In termini di singolo Paese invece, i principali sono la Francia (verso cui si concentra il 9,3% del totale dell’export), gli USA (l’8,5%), la Russia (l’8,4%), la Germania (il 7,1%), il Regno Unito e la Spagna (il 4,7% per ciascuno dei due Paesi).

 

DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE

La crisi del sistema economico-finanziario si ripercuote in misura pesante anche sul sistema impresa; lo si può notare soprattutto dalla numerosità delle imprese attive ma anche dall’andamento delle imprese iscritte e cessate.

Con riferimento alla numerosità d’impresa, la consistenza delle imprese attive, in provincia di Rimini, al 31 dicembre 2014, ammonta a 34.503 unità, contro le 35.419 del 31 dicembre 2013, con un decremento del 2,6% (superiore alle variazioni percentuali altrettanto negative dell’1,1% dell’Emilia-Romagna e dello 0,5% dell’Italia), che porta per la prima volta il numero sotto quota 35.000; il numero di imprese per abitante rimane comunque alto (103 imprese ogni 1.000 abitanti), a testimonianza di una diffusa imprenditorialità sul territorio. Per ciò che riguarda l’andamento dei principali settori, nel confronto tra il 31/12/13 e il 31/12/14, è in leggera crescita solo il settore “noleggio, servizi turistici e di supporto alle imprese” (da 914 a 919 imprese: +0,5%). Decrescono praticamente tutti gli altri settori; nell’ordine: le costruzioni (da 5.471 a 5.225 imprese: -4,5%), l’agricoltura (-4,4%), i trasporti (-3,6%), il commercio (da 9.307 a 9.007 imprese: -3,2%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (da 1.144 a 1.111 imprese: -2,9%), i servizi finanziari e assicurativi (da 608 a 592 imprese: -2,6%), l’industria manifatturiera (da 2.709 a 2.649 imprese: -2,2%), la “cultura, sport e tempo libero” (-1,9%) gli alberghi, ristoranti e bar (da 4.723 a 4.659 imprese: -1,4%), la pesca (da 227 a 224 imprese: -1,3%), le attività immobiliari (da 3.181 a 3.162 imprese: -0,6%), i servizi di informazione e comunicazione (da 650 a 646 imprese: -0,6%) e gli “altri servizi” (-0,3%).

 

MANIFATTURA

L’indagine congiunturale sulle imprese del settore manifatturiero, realizzata dal Centro Studi Unioncamere Nazionale per conto di Unioncamere Emilia-Romagna, si rivolge trimestralmente a un campione di imprese con dipendenti, ricavato dal Registro Imprese, integrato con i dati ottenuti da altre fonti (in particolare Inps e Istat); essa è rappresentativa delle imprese fino a 500 dipendenti.

Il settore manifatturiero in provincia di Rimini ha manifestato, nell’anno 2014, rispetto all’anno 2013, una diminuzione delle principali variabili: produzione: -2,1%, fatturato: -2,2% e ordinativi: -2,7%. I relativi andamenti trimestrali dell’anno 2014, rispetto ai rispettivi periodi del 2013, mostrano delle dinamiche negative in tutti e quattro i trimestri considerati, con la situazione più critica nel quarto trimestre, laddove la produzione, il fatturato e gli ordinativi calano, rispettivamente, del 2,7%, del 2,6% e del 3,5%.

Le principali variabili dell’industria manifatturiera, nel 2014, sul 2013, risultano negative anche in Emilia-Romagna, anche se con valori migliori rispetto al contesto provinciale; nello specifico, la produzione fa segnare un -0,6%, il fatturato un -0,7% e gli ordinativi un -0,8%.

Situazione che, nell’anno appena trascorso, migliora ulteriormente a livello nazionale, con produzione e ordinativi “solo” lievemente negativi (-0,2% per ciascuna variabile) e il fatturato che inizia leggermente a crescere (+0,2%).

 

TURISMO

Nell’anno 2014, in provincia di Rimini, si sono registrati 3.207.562 arrivi: 2.464.809 arrivi italiani (76,8% sul totale) e 742.753 arrivi esteri (23,2%), e 15.070.414 presenze: 11.162.998 presenze italiane (74,1% sul totale) e 3.907.416 presenze estere (25,9%).

In termini di variazioni percentuali 2014-2013, per ciò che riguarda gli arrivi si evidenzia un aumento dell’1,9%, mentre per ciò che concerne le presenze si rileva una diminuzione del 2,8%: nello specifico: +3,1% gli arrivi italiani e -1,9% gli arrivi esteri, -2,6% le presenze italiane e -3,4% le presenze estere. L’unico mese della “stagione estiva” (periodo nel quale si concentra la maggior parte del movimento turistico) che ha fatto registrare un incremento sia degli arrivi che delle presenze è stato giugno (rispettivamente, +1,3% e +2,1%) mentre maggio e agosto hanno avuto un incremento negli arrivi ma una diminuzione nelle presenze; a luglio e settembre, invece, calano sia gli arrivi sia le presenze.

Entrando nel dettaglio della “principale clientela estera”, considerando sia gli arrivi che le presenze, vi sono incrementi per ciò che riguarda i turisti svizzeri (arrivi: +8,2%, presenze: +3,0%), polacchi (arrivi: +20,4%, presenze: +21,4%) e austriaci (arrivi: +14,1%, presenze: +6,5%); calano invece i turisti russi (arrivi: -15,3%, presenze: -8,4%), francesi (arrivi: -1,6%, presenze: -4,0%), belgi (arrivi: -1,8%, presenze: -3,7%), inglesi (arrivi: -8,4%, presenze: -4,4%) e rumeni (arrivi: -1,7%, presenze: -11,7%). Considerando, invece, solo gli arrivi, si riscontra un aumento dei turisti tedeschi (+0,3%), olandesi (+4,1%) e cechi (+0,6%); risultano in calo invece le presenze relative a questi Paesi. Altro dato interessante è rappresentato dal rapporto presenze/arrivi, ovvero dalla cosiddetta permanenza media, pari a 4,7 giorni; nel dettaglio, a livello di tipologia di cliente è maggiore per il turista straniero (5,3 gg. contro 4,5 gg. degli italiani) mentre a livello di tipologia ricettiva è più elevata nelle strutture complementari (5,8 gg. contro 4,6 gg. delle strutture alberghiere).

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