Home FixingFixing Editoriale: avanti con riforme, Unione europea e IGC

Editoriale: avanti con riforme, Unione europea e IGC

da Redazione

Occorre avere una programmazione lungimirante. In fondo, ricordiamocelo sempre, l’Europa inizia subito dopo i confini di Stato.

 

di Alessandro Carli

 

Le riforme che arrancano, l’ipotesi – davvero deleteria – che l’introduzione del sistema IVA (o a essere più precisi, l’Imposta Generale sui Consumi) possa slittare oltre la data prefissata del 1 gennaio 2016 sono segnali ben precisi di una carenza programmatica da parte del governo rispetto alle reali necessità del Paese. Specie se si è fatta una precisa scelta di campo: mercoledì scorso difatti è iniziato ufficialmente a Bruxelles il negoziato per la definizione dell’Accordo di Associazione con l’Unione europea, che sarà suddiviso in una prima parte più istituzionale – molto importante per la rilevanza politica in quanto tratterà l’identità del Paese – e una seconda in cui verranno discusse le “quattro libertà fondamentali”, ovvero la libera circolazione delle merci, dei capitali, delle persone e la libera prestazione dei servizi.

Il rilancio del Paese passa anche attraverso l’UE. Una delle chiavi di accesso all’Europa è senza dubbio l’IVA, che permetterà a San Marino di parlare la stessa lingua degli altri Stati. Non rispettare la data del 1 gennaio 2016 potrebbe avere ripercussioni davvero dannose per le imprese del territorio. Il ritardo atavico delle riforme e una miopia sulla programmazione del futuro del Paese ci preoccupa non poco, e non solo in chiave europea. Se in un’ottica di visione UE sarà fondamentale esser pronti e partire in pole position – quindi in linea con quanto richiesto – e non dalle ultime file (l’accordo interessa da vicino le attività economiche, in particolare per quelle che vendono sui mercati internazionali i loro prodotti), internamente persistono ancora molti punti critici. In primis la spesa pubblica, che deve essere sensibilmente ridotta. Poi la presenza dello Stato nella gestione di diverse attività, che invece potrebbero essere meglio gestite a mercato. Le ragioni sono semplici e a tutti ben note come ad esempio la mancanza di abitudine a misurarsi con la qualità e i costi della concorrenza ed ancora il costo del personale della PA più elevato del 25% rispetto ai privati.

I Paesi più efficienti sono quelli che circoscrivono la loro azione agli investimenti necessariamente pubblici. Uno Stato “moderno” deve svolgere un ruolo agevolativo con interventi economici mirati e contenuti in modo che le risorse finanziarie pubbliche disponibili diventino un volano per quelle dei privati. Siamo convinti che San Marino abbia tutte le carte in regola per diventare più virtuoso, forse anche un modello per l’UE. Deve però prendere decisioni con tempestività. Rispettare i tempi. Ma soprattutto avere una programmazione lungimirante. In fondo, ricordiamocelo sempre, l’Europa inizia subito dopo i confini di Stato.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento