Home FixingFixing San Marino, la legge sull’apprendistato? Per favore, non adeguatela a quella italiana

San Marino, la legge sull’apprendistato? Per favore, non adeguatela a quella italiana

da Redazione

La lettera di Mario Alvisi. “E poi è sbagliato mettere insieme nel calderone giovani e over 30”.

 

Riceviamo e pubblichiamo.

 

Gentilissimo Direttore,

se mi è consentito vorrei esprimere alcuni punti di riflessione sulla legge sull’apprendistato in procinto di essere emanata.

La prima è quella di non “adeguarla” a quella italiana, come spesso succede. Vorrei ricordare che la legge italiana, secondo i dati della Confederazione Nazionale Artigianato (C.N.A.), non ha generato nuova occupazione giovanile per troppa burocrazia, orpelli ferraginosi e difficoltosi cavilli interpretativi. Molto spesso per intrusione del sindacato e dei troppi uffici pubblici interessati.

Cosa che, nello stesso periodo, non è successo in Germania dove quella loro nuova legge ha invece generato oltre un milione e mezzo di nuovi occupati.

E’ vero che le due economie sono completamente diverse: una in recessione, l’italiana, e una in crescita, quella tedesca. Ma, a mio avviso, forse ci potrebbero essere condizioni operative totalmente diverse, come abitualmente dimostra il pragmatismo germanico.

Allora mi chiedo. Perché non andare a leggere quella legge, analizzarla e confrontarla con la emittente legge sammarinese? Cosa che non sempre mi pare San Marino faccia.

Altra considerazione, se non ho letto male quanto apparso sulla stampa, è rivolta all’età dei futuri apprendisti. Mi sembra illogico accorpare i giovani in cerca del primo impiego a quelli che già anno oltre trent’anni che, sicuramente un lavoro lo avranno già svolto.

Sono due figure completamente diverse e distinte che necessitano di percorsi formativi diversi. E, se mi è consentito, anche retribuzioni diverse. Un conto è un giovane che per la prima volta si affaccia al lavoro e quindi potrebbe essere modicamente retribuito. Come era nella “filosofia” dell’apprendistato. Nel passato si faceva imparando gratuitamente se non, addirittura pagando ! Oggi non si vuole più questo, anche se nella professionalità si potrebbe pensare d’investire, così come i genitori investono mandando i propri figli a scuola, all’università e master. Quindi non ci sarebbe nulla di strano.

Un altro conto è un “non più giovane” trentacinquenne in cerca di un nuovo lavoro. Quel signore è già maturo, ha già esperienza lavorativa qualunque essa sia. Conosce almeno i ritmi produttivi, la disciplina aziendale, uno stipendio già consolidato anche se di cassintegrato (a San Marino molto alto). E, in modo particolare, forse avrà anche una famiglia da mantenere o un tenore di vita non più “spartano” come quello di un giovanissimo. Anche se oggi, guardandoci attorno, il consumismo ci accompagna fin dalla nascita.

Quindi due figure completamente diverse, neppure complementari, che necessitano di due ben distinti tipi d’intervento sociale onde permettere alle aziende di avere un quadro normativo ben chiaro, semplice, che permetta di individuare la figura del vero apprendista. Una legge, cioè, che non sia un “calderone” di norme dove far entrare tutto e di più per dire che è stato fatto qualche cosa per ridurre la disoccupazione. Ma una legge che favorisca l’introduzione al primo lavoro e che invogli l’imprenditore a farsi carico di nuova, vera, efficace ed interessata occupazione.

 

Mario Alvisi

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