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San Marino, debito pubblico: i 360 milioni di euro da interni a “esterni”

da Redazione

L’ipotesi al vaglio della Commissione Finanze e al centro degli incontri con il FMI: “Ridarebbe liquidità al sistema bancario, oggi esposto con lo Stato”. Anche i vertici ANIS hanno incontrato la delegazione del Fondo Monetario Internazionale: tra i temi discussi l’accesso al credito e il mercato del lavoro.

ANIS FMI

 

di Daniele Bartolucci

 

Da una parte il debito pubblico (circa 360 milioni di euro), dall’altra l’urgenza di rendere sostenibile il Bilancio dello Stato con le riforme strutturali, a iniziare dalle pensioni fino all’introduzione dell’IVA. Nel mezzo, la risoluzione delle problematiche inerenti il sistema bancario (gli NPL in primis, ma anche la crisi di liquidità, il costo del denaro collegato all’accesso al credito da parte di imprese e cittadini) e le politiche per lo sviluppo economico. Come avevamo previsto anche noi di Fixing (vedi gli editoriali degli ultimi numeri), la visita “Article 4” del Fondo Monetario ha fatto luce sulle priorità del sistema Paese e, in pratica, sulle scelte che il Governo appena insediato dovrà compiere. Alcune sono già state ipotizzate (trasformare il debito da interno ad esterno, per ridare liquidità alle banche che hanno prestato i soldi allo Stato in pratica), altre verranno esplicitate al termine della visita, ma già si possono immaginare.

 

IN COMMISSIONE L’IPOTESI DEL DEBITO ESTERO

 

Come preannunciato, la Commissione Bilancio si è riunita in concomitanza con la visita del FMI e per prepararsi all’incontro del 31 gennaio, che concluderà la missione dell’organismo internazionale. “La visita”, ha avvertito il Segretario di Stato alle Finanze, Marco Gatti, “è incentrata sull’analisi delle criticità del sistema bancario, che hanno dei riflessi sul bilancio dello Stato. Le problematiche”, ha messo le mani avanti, “si concentrano su punti che conoscevamo e una è legata al debito. Non è un segreto”, ha avvertito Gatti: “Abbiamo un debito legale intorno ai 360 milioni di euro. Da una analisi che abbiamo fatto è strutturato in una maniera complessa per il nostro bilancio ed è tutto interno e di corto respiro. Questo ha riflessi negativi sulla liquidità del sistema Paese”. Per questo “abbiamo avanzato al Fondo l’ipotesi di ristrutturazione del debito: trasformare il debito in un debito non interno ma estero, di media – lunga durata”. Come noto, “è stata impiegata troppa liquidità del sistema interno per lo Stato ed il sistema finanziario. Pertanto, il sistema bancario si è impegnato molto verso lo Stato ed ora ha poche risorse da destinare al rilancio economico. La conversione del debito porterà liquidità nuova, così le nostre banche avranno maggiori mezzi per finanziare progetti imprenditoriali e sostenere l’economia reale”. Il problema, però, “è legato alle fonti di finanziamento. Abbiamo tre ipotesi: una è quella di mercato, la seconda è rivolgersi ad altri Stati, la terza sono i programmi del FMI. Sul mercato”, ha quindi spiegato Gatti, “vuol dire rivolgersi al settore finanziario internazionale con dei progetti precisi e piani di ammortamento sostenibili. Cercare una collaborazione con altri Stati”, invece, “vuol dire cercare di finanziare progetti che possono avere una rilevanza comune: opere o progetti più strutturati”. Per quanto riguarda il FMI, invece, è da escludersi l’ipotesi che questo sia anche il prestatore al quale rivolgersi: “Il Fondo”, ha spiegato infatti Gatti, “può finanziare gli investimenti ed i disequilibri che possono generarsi nell’implementazione di nuove riforme”. Il dibattito si è subito acceso e Gatti ha gettato acqua sul fuoco: “Vedo il finanziamento esterno come una necessità impellente, ma intendo condividere con l’Aula ogni tipo di scelta”. Scelte che verranno compiute, come prevedibile, dopo la conclusione della visita del FMI.

 

ANIS: ACCESSO AL CREDITO E MERCATO DEL LAVORO

 

Tra gli incontri del FMI, anche quello con la delegazione ANIS (in foto), l’associazione di categoria più importante di San Marino per fatturati delle aziende e per numero di occupati. Non a caso, dopo una preliminare presentazione del contesto economico, i rappresentanti degli Industriali hanno portato il discorso su questo binario: da una parte l’evidenza della priorità più urgente, ovvero il sistema bancario e finanziario, per cui deve essere costruita una soluzione sostenibile, con la prospettiva che non sia più il Bilancio dello Stato a dover sostenere il sistema. Ma soprattutto che si possa ridurre il costo del denaro, che oggi rappresenta un elemento di competitività a cui le imprese sammarinesi non possono rinunciare, visto che nella vicina Italia (e in tutta l’eurozona) i tassi sono ai minimi storici.

Allo stesso modo, c’è un problema di liquidità, visto che per investimenti sostanziosi, il sistema sammarinese non riesce sempre ad essere efficiente.

L’altro tema è legato al mercato del lavoro: quello sammarinese interno è notoriamente ristretto e carente delle competenze che le imprese necessitano, in particolare quelle tecniche (come del resto anche in Italia, secondo le ultime previsioni dei centri di ricerca specializzati), soprattutto per le imprese del manifatturiero, che sono quelle che negli ultimi anni hanno più investito in risorse umane, sostenendo di fatto l’occupazione interna. Per questo ANIS ha chiesto di rivedere le regole delle assunzioni, soprattutto il 4,5%, che a fronte di una sostanziale liberalizzazione, penalizza non poco quelle imprese che vogliono crescere.

 

FMI IN AIUTO PER L’IVA E LE ALTRE RIFORME

 

Quando Gatti ha parlato di “programmi del FMI” si riferiva anche al sostegno tecnico, oltre che economico. Ad esempio “il passaggio dal sistema monofase al sistema Iva – che è nel programma di governo – ha dei costi a livelli di adeguamento e degli sbilanci di natura finanziaria”, ha spiegato in Commissione. “Questo potrebbe essere un qualcosa sul quale con il FMI si potrebbe ragionare per gestire e accompagnare la transazione di una riforma”. Lo stesso vale per le altre riforme, “che non devono aumentare il cuneo fiscale e non devono aggravare la capacità di acquisto dunque essere sostenibili. Devono essere incentivanti. Se ragioniamo in termini di risorse per aumentare la cassa non facciamo la cosa giusta. Dobbiamo ragionare di riforme che fanno sì cassa, ma essere migliorative nel senso di maggiore equità. Serve un sistema più leggibile dove investitori di altri settori hanno interesse a venire. Ci sono riforme che devono e possono favorire la messa in discussione della macchina pubblica. Ad esempio, la fatturazione elettronica: obiettivo nel breve periodo. Strumento di snellimento importantissimo. Ma non possiamo pensare che tutti potranno fare fatture elettroniche”.

Riforme, sviluppo e attrattività vanno a braccetto: “Oggi non è solo la leva fiscale che incentiva gli investimenti ma anche la sburocratizzazione. Il FMI”, ha annunciato il Segretario di Stato Gatti, “vuole affrontare questo aspetto: come il Governo intende riaffrontare la riorganizzazione della Pa e la contabilità dello Stato. Quest’ultima oggi è basata su un sistema prettamente finanziario” e “la precedente legislatura aveva avviato un percorso per trasformarlo in un sistema economico-patrimoniale”. Si continuerà su tale strada, ma par di capire che ci sarà un’azione di Spending Review importante che questo Governo ha in mente di impostare. E soprattutto, al contrario di quelle tentate negli ultimi dieci anni, anche di portare a termine.

 

SETTORE BANCARIO

 

“La visita sarà molto incentrata sul sistema finanziario”, ha spiegato in Commissione Marco Gatti, Segretario alle Finanze. “Il primo problema è la redditività delle banche sammarinesi. Questo deve essere soppesato dal momento che siamo convinti che il sistema bancario si deve internazionalizzare. Dobbiamo fare l’accordo con Banca d’Italia per fare in modo che gli operatori sammarinesi possano vendere i loro servizi in Italia e viceversa e forse anche a livello europeo. I competitor saranno le banche degli altri Paesi. Oggi le nostre banche sono a quel livello o no? In quanto tempo ci possono arrivare? L’altro problema che abbiamo, comune a molti Paesi, è quello degli Npl. Incidono fortemente sulla redditività delle banche. Poi c’è il problema delle scelte fatte per tutelare i risparmiatori. C’è il tema del Cinque Ter di Cassa di Risparmio. Sono masse critiche che non fanno parte del debito ma ne dobbiamo tenere conto. Rispetto alle banche estere le nostre hanno anche questa difficoltà. Bisogna ragionare sul tipo di soluzione che può essere portata avanti. Dobbiamo interrogarci molto su Cassa di Risparmio. E’ molto distante dal punto di equilibrio. Abbiamo necessità che la governance intervenga in maniera seria sull’aspetto economico. Ha in seno molti crediti di imposta e anche la problematica del Cinque Ter. Il Cinque Ter è un aspetto su cui il FMI ha posto l’attenzione. Determina una massa attiva che non genera ricavi. Chiederemo urgentemente a Cassa di Risparmio di portare a definizione il progetto di bilancio – possibilmente entro il mese di febbraio – perché abbiamo necessità di fare approfondimenti prima di andare in approvazione. Dobbiamo capire come il conto economico è strutturato e le ragioni della non profittabilità. Quali scelte per arrivare il prima possibile in regime di profittabilità. Una banca, anche se dello Stato, non può permettersi di non essere profittevole.

Stiamo ragionando nell’ottica di una migliore gestione degli Npl. Sono stati richiesti dei cambiamenti di norma. Le procedure di recupero dei crediti hanno dimostrato dei limiti. Un altro intervento sicuramente riguarda la necessità di rivisitare lo statuto di Banca Centrale. Per due ragioni. Uno: da tanti anni c’è una serie di richieste legate alla necessità di avere una Banca in grado di garantire livelli di indipendenza. Ad esempio per quanto riguarda le società di revisione”. Collegato agli NPL c’è la questione degli immobili ad essi collegati: “C’è un problema di svalutazione”, ha ammesso Gatti. “La risposta è creare la domanda. Qualcosa il precedente Governo ha fatto, lo riconosciamo: bisogna capire se si può fare di più”. “Non siamo riusciti ad approfondire cosa ha fatto Banca Centrale. La brutta esperienza della scorsa legislatura è stato l’appiattimento su Banca Centrale che dettava le strategie senza spiegare le strategie. Il FMI ci chiede come intendiamo risolvere la questione di Cassa di Risparmio oggi che i crediti non ci sono più. Paghiamo le scelte fatte su Asset. Oppure Banca Cis. Io non so cosa risponderemo se ci propongono il bail-in. Entreremo nel merito delle soluzioni facendo noi delle proposte dopo esserci confrontati con il Paese”.

Riferita a Banca Centrale anche un’altra questione: “Quando mi sono insediato in Segreteria mi sono ritrovato con una scadenza importante di 55 milioni di euro che a fine mese lo Stato dovrà restituire a Banca Centrale a fronte di quanto dal precedente chiesto dal precedente Esecutivo come anticipazione di cassa. Peccato non mi abbiano detto come verranno ripagati… ” ha attaccato il neo Segretario alle Finanze, Marco Gatti. Polemiche a parte, “ci siamo subito messi in contatto con Banca Centrale, a cui abbiamo chiesto una proroga di almeno sei mesi per avere il tempo di muoverci sul mercato verificando le condizioni migliori”.

 

BOTTA E RISPOSTA

 

La Commissione Finanze si è svolta in clima collaborativo, ma subito fuori dal Palazzo si sono riaccese le rivalità. A innescarle è stata Repubblica Futura, che ha attacca frontalmente il Movimento RETE e MDSI (oggi confluita in NPR) parlando di “ennesimo dietrofront” del movimento, con riferimento alla sua contrarietà, in passato, al debito estero”. La critica di Andrea Zafferani, membro della Commissione e Nicola Renzi, ex Segretario agli Esteri e oggi capogruppo di RF, è mirata ma si allarga ben presto a tutta la compagine governativa: “Ottenere risultati peggiori di questi in tre settimane sarebbe stato impossibile per qualsiasi maggioranza”. Ma è soprattutto riguardo al debito estero che muovono la critica più forte: “Una cosa su cui soprattutto RETE e MDSI sbraitavano in maniera notevole nella passata legislatura ed oggi sembrano aver accettato supinamente”.

“Critiche stucchevoli”, gli ribatte il Consigliere di RETE, Emanuele Santi, che “arrivano dalla parte politica che ha creato debito tramite le svalutazioni in Carisp svendendo i crediti Delta” e invita l’ex maggioranza a “prendersi le loro responsabilità” sul tema.

Inoltre, mette le mani avanti: “Su questa possibilità nessuna decisione è ancora arrivata e si valuteranno le ipotesi”.

Allo stesso modo anche NPR risponde per le rime: “Le accuse di incoerenza rivolte da RF ad alcune forze della maggioranza hanno dell’incredibile. Il debito non è un qualcosa che si può scegliere di accettare o meno, è invece una realtà predeterminata, un vincolo col quale – purtroppo – si è costretti a misurarsi. Se davvero ci si vuole impegnare in una analisi critica del debito si devono indagare le ragioni che stanno all’origine del debito stesso. E qui allora sì che il giudizio diventa impietoso. Ma non verso quelle forze politiche che si sono affacciate al governo per la prima volta soltanto pochi giorni fa, quanto, invece, verso chi ha creato le condizioni per un indebitamento insensato e subdolo, se non addirittura fraudolento. L’ex maggioranza sembra aver dimenticato il disastro del suo operato. NpR però non dimentica. Il conto economico dei tre anni del governo degli adessini altro non è che il debito da loro lasciato in eredità. Un debito enorme”. Che va ripianato. Come? “Il debito estero resta sempre l’opzione meno consigliabile. La scelta dovrà essere il risultato di una serie di valutazioni composite, che tengano conto degli aspetti di sostenibilità, delle esigenze di rilancio economico, del mantenimento degli attuali livelli di welfare, delle dinamiche di rapporto internazionale e delle ricadute politiche generali. Il confronto in maggioranza su questo nodo nevralgico è forte e costante. NpR si impegnerà affinché sia individuata la miglior soluzione possibile”.

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