Home FixingFixing Repubblica di San Marino, Bilancio: pochi risparmi, sale il disavanzo

Repubblica di San Marino, Bilancio: pochi risparmi, sale il disavanzo

da Redazione

Azioni soft su straordinari e partecipate. Ipotecati altri milioni di euro in titoli di Stato, quindi più debito pubblico. Equità fiscale: maggiori controlli e accertamenti sulle “anomalie”; nei primi sei mesi del 2020 il progetto per passare all’IVA.

Consiglio Grande

 

di Daniele Bartolucci

 

La Legge di Bilancio per il 2020 è finalmente cosa fatta, ma sono più i giudizi negativi di quelli positivi. Soprattutto le associazioni di categoria, che si aspettavano qualcosa in più sul fronte della riduzione della spesa e, soprattutto, un intervento mirato ai gravi problemi del Paese, come il settore bancario, le pensioni e il debito pubblico. Invece, come ha sentenziato anche ANIS, “è solo un Bilancio tecnico”, non certamente in linea con le grandi aspettative che si erano riposte nel Tavolo Istituzionale.

La condivisione e coesione tanto sbandierata, alla fine, non si è concretizzata (sono stati solo 22 i voti a favore, più 9 astenuti, con tanti Consiglieri che non hanno partecipato alle votazioni). E le imminenti elezioni, con la campagna elettorale alle porte (ma sostanzialmente iniziata da settimane), non ha di certo agevolato.

Il risultato è una serie di aggiustamenti tecnici e contabili, con qualche indicazione sul prossimo futuro, come l’introduzione dell’IVA o le prospettive sulla Banca Nazionale Sammarinese, mentre sono completamente assenti gli interventi sulla spesa pubblica, rimandati tutti al nuovo Governo con una serie di scadenze in capo alle aziende partecipate e poco altro. Delle pensioni e, soprattutto, del debito pubblico, non si parla. Anzi, quest’ultimo viene già ipotecato in aumento, con la previsione di pareggiare le perdite della Cassa di Risparmio con la prossima variazione di Bilancio. Il disavanzo, comunque, resta preoccupante: 28 milioni e 934mila euro.

 

IVA, PUÒ ESSERE L’ANNO BUONO


Una delle novità registrate in questi mesi è il mutato atteggiamento nei confronti dell’IVA, come verificato anche nel convegno ANIS di qualche settimana fa con il Dott. Giampaolo Giuliani: l’esigenza di dotarsi di un sistema più efficace della monofase sia internamente che per dialogare con l’esterno è ormai condivisa da molti. Anche per questo nella Legge di Bilancio è stato inserito (e mantenuto, ndr) l’articolo 19 che potrebbe segnare il punto di svolta sul tema, anche se, va detto, non è la prima volta che viene messo nero su bianco tale impegno. “In considerazione della necessità di dotare la Repubblica di San Marino di un sistema di imposizione indiretta evoluto ed in linea con la normativa comunitaria, che consenta una maggiore integrazione dell’economia del territorio con quelle degli Stati dell’Unione Europea e che permetta un consolidamento dei risultati del bilancio dello Stato, il Congresso di Stato è tenuto ad attivare il confronto con tutte le parti sociali ed economiche interessate entro il 31 marzo 2020 con l’obiettivo di avviare l’iter legislativo entro il mese di giugno 2020 per la riforma delle imposte indirette che preveda il passaggio da una imposta monofase ad una imposta sul valore aggiunto”. Ovviamente “la riforma deve tener conto delle più moderne tecnologie informatiche, come la fatturazione elettronica, per dotare il Paese di un sistema impositivo semplice, certo ed efficace; la normativa deve prevedere regimi semplificati per le piccole imprese” e “nella definizione delle aliquote d’imposta sul valore aggiunto si deve tener conto, da un lato, della necessità di evitare gli effetti dell’aumento dei prezzi sull’economia del territorio e, dell’altro, delle esigenze del bilancio dello Stato”.

 

RIDUZIONE SPESE: DUE ARTICOLI “LEGGERI”

 

Sia l’art. 23 (Interventi sulla spesa corrente e sulla spesa del personale pubblico) che l’art. 24 (Revisione dei costi delle società partecipate direttamente ed indirettamente dallo Stato) puntano alla riduzione della spesa pubblica, ma non saranno così impattanti come invece era stato richiesto al Tavolo Istituzionale dalle parti economiche. Nel merito, con il primo intervento si va a rinnovare le ” riduzioni straordinarie di cui agli articoli 75, primo comma, e 76 della Legge 22 dicembre 2010 n.194 ed al Decreto Delegato 31 gennaio 2011 n.19″ e “anche per l’esercizio finanziario 2020 deve essere attuata una riduzione del ricorso al lavoro straordinario, finalizzata ad ottenere una riduzione almeno pari al 20% rispetto al monte ore e ai relativi importi a consuntivo registrati nell’anno 2018 sul complessivo ammontare relativo alle medesime voci di spesa. Tale misura è rivolta ai dipendenti del Settore Pubblico Allargato, agli arruolati nel Corpo della Gendarmeria e nel Nucleo Uniformato delle Guardie di Rocca”. Con il secondo, invece, si demanda agli organi direttivi delle società a partecipazione pubblica l’onere di ridurre i costi, “al fine di conseguire il pareggio di bilancio o l’aumento dell’utile d’esercizio”. Essi “sono impegnati a presentare al Congresso di Stato entro il 31 marzo 2020 un progetto per la prosecuzione della razionalizzazione della spesa e l’incremento dell’entrata, con l’indicazione degli effetti economici.

 

CASSA DI RISPARMIO: “DIETA” E TRASFERIMENTI


Il caso della Cassa di Risparmio rientra tra le aziende partecipate, ovviamente, dove oltre al “riequilibrio” degli organi sociali in funzione della nuova composizione del Consiglio Grande e Generale dopo le elezioni, si prevede anche che “aI fine di raggiungere l’equilibrio economico della gestione caratteristica al netto delle componenti straordinarie, si dà mandato al Consiglio di Amministrazione di Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino S.p.A. di presentare entro il 31 marzo 2020 al Congresso di Stato, per l’approvazione, un piano industriale che preveda tutti gli interventi necessari al raggiungimento di tale obiettivo, a partire dalla significativa riduzione dei costi totali, in particolare di quelli riferiti al Gruppo Delta, ed interventi di incremento della raccolta”. Ma poi, in altri capitoli della Legge di Bilancio si mettono anche le mani avanti: “Ai sensi del comma 2 dell’articolo 3 della Legge 8 agosto 2018 n.104 in sede di Variazione al Bilancio di Previsione dello Stato per l’esercizio finanziario 2021 sono approvate le eventuali variazioni straordinarie e le registrazioni contabili al Rendiconto Generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2020 al fine di allinearlo con il risultato d’esercizio 2020 del bilancio di Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino S.p.A. approvato dall’Assemblea dei Soci”. In pratica, come avvenuto quest’anno e gli anni precedenti, se il conto andrà in rosso, lo Stato coprirà la perdita della banca.

 

PIÙ CONTROLLI E ACCERTAMENTI FISCALI

 

Non c’è una vera spending review, ma in compenso si attiveranno maggiori e più efficaci controlli ai fini dell’accertamento fiscale. “AI fine di rendere più efficiente l’attività di controllo”, si legge nell’articolo 14, “l’Ufficio Tributario e l’Ufficio Centrale di Collegamento attivano un gruppo di lavoro congiunto finalizzato al trattamento dei dati ottenuti o ottenibili sulla base della cooperazione amministrativa internazionale e per individuare situazioni di anomalia o incongruenza di contribuenti da sottoporre a verifica sulla base dei criteri individuati annualmente dalla Commissione di cui all’articolo 108 della Legge 166/2013”.

Inoltre “allo scopo di conferire maggiore celerità ed efficacia ai controlli tributari, è dato mandato al Servizio San Marino Card di predisporre in sinergia con l’Ufficio Tributario e con l’Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica, entro il 31 Marzo 2020, una piattaforma informatica che elabori report trimestrali per la segnalazione automatica di anomalie ed errori nella registrazione telematica dei ricavi sulla base dei dati storici e del settore di appartenenza dell’operatore economico”.

 

ANIS: “ABBIAMO LAVORATO DUE MESI PER ARRIVARE SOLO A UN BILANCIO TECNICO”

 

“Abbiamo lavorato due mesi per arrivare solo a un Bilancio tecnico, senza affrontare minimamente le urgenze del Paese. Per farlo occorreva una compattezza reale, non di facciata”. Questo il giudizio, assolutamente negativo, che l’Associazione Nazionale Industria San Marino ha espresso all’indomani della chiusura del Tavolo Istituzionale e della presentazione in Aula della nuova Legge di Bilancio.

“La conclusione del Tavolo istituzionale e il conseguente approdo della finanziaria in Consiglio Grande e Generale”, spiegano gli Industriali, “rappresentano l’ennesima occasione persa per affrontare e iniziare a individuare le soluzioni per risolvere le gravi urgenze del Paese. Siamo consapevoli”, ammettono da ANIS, “che siano questioni prioritarie e molto complesse, basti pensare al sistema bancario e alla spending review, ma per questo motivo è necessaria una condivisione e una coesione quasi totali, perché solo unito il Paese può superare questa difficilissima fase. Invece, la compattezza che dovevamo dimostrare è rimasta ferma alle parole. Tanto è vero che abbiamo lavorato per due mesi per arrivare alla fine ad un mero Bilancio tecnico che, ad eccezione di qualche articolo “propagandistico” da rivendere probabilmente in campagna elettorale, non prevede alcun intervento sulle priorità. Spiace notare, a tal proposito, una rinnovata puntigliosità sulla forma della Legge di Bilancio e le dinamiche democratiche, dimenticandosi sia di ciò che le parti politiche avevano concordato solo poco tempo prima, sia, soprattutto, dell’Ordine del Giorno approvato all’unanimità e del Decreto Reggenziale che avevano dato un mandato molto più ampio dell’esercizio di contabilità di Bilancio che si è ottenuto: dove sono gli interventi per ridurre la spesa corrente? Dove sono gli interventi per risolvere i problemi del sistema bancario? Dove sono gli interventi programmatici per le riforme urgenti? Niente di tutto questo è stato affrontato.

Se, come abbiamo sempre proposto, il metodo di lavoro di quel Tavolo istituzionale fosse stato diverso, anche il risultato sarebbe stato differente. Non era pensabile che una plenaria con circa 40 persone, per di più alcune che cambiavano ogni volta, potesse sia discutere dei singoli problemi, sia decidere sugli stessi in maniera efficace. Si è persa un’occasione, come detto, ma anche tempo prezioso. Il contrario di ciò che avremmo dovuto dimostrare ai nostri interlocutori esterni, ai quali presenteremo una Legge di Bilancio molto diversa da quella che si sarebbero aspettati. Senza considerare il solito artificio sul debito pubblico che, visti gli articoli che prevedono nuove e consistenti emissioni di Titoli di Stato, non viene palesato in tutta la sua gravità. Un aspetto positivo comunque c’è stato e visti i precedenti non era affatto scontato: finalmente sono stati condivisi con tutti i principali dati del sistema, unico modo per comprendere la situazione reale e decidere dove e come intervenire. Purtroppo molte delle proposte avanzate dal mondo economico non sono state nemmeno considerate. Tutto è quindi rimandato e dunque demandato al prossimo Governo, ma sia chiaro: la responsabilità del risultato del bilancio, negativo ed insoddisfacente, resta in capo a chi ha avuto la possibilità di incidere sulle scelte, sia chi doveva governarle, sia chi aveva l’onere di proporle e sostenerle. La politica non ha avuto il coraggio di prendere decisioni utili al Paese. L’auspicio è infatti che, esaurita l’ennesima campagna elettorale, si possa lavorare in un clima differente e affrontare una volta per tutte le problematiche più urgenti, senza ulteriori indugi e senza le solite schermaglie tra le parti, utili solo a rimandare le decisioni. Non è più il tempo dei rimandi, non c’è più tempo e ogni giorno perso è un danno che si fa al Paese, ai cittadini e alle imprese”.

 

SANITÀ IN “ROSSO”


I conti della sanità sono in affanno, come dimostra l’escalation di trasferimenti statali negli ultimi anni, compreso l’attuale, per il quale la direzione dell’ISS avrebbe prospettato una richiesta di circa 82 milioni di euro. E’ chiaro che nel Bilancio dello Stato tali risorse non ci sono e nella finanziaria è stata posta una cifra assai inferiore, ovvero 71,4 milioni di euro. Non basteranno. Per questo motivo, è stato concesso (articolo 9 “Fondo di solidarietà per prestazioni socio assistenziali e finanziamento disavanzo gestione ammortizzatori sociali”) che “nell’anno 2020 il 15% del saldo della Cassa di Compensazione […] iscritto nel bilancio consuntivo dell’Istituto per la Sicurezza Sociale per l’esercizio finanziario 2018, viene destinato al finanziamento dell’attività assistenziale sanitaria e socio sanitaria”. Ovviamente, trattandosi di risorse incamerate dai privati (lavoratori e imprese), non sarebbe così lineare come dinamica e per questo sono state aggiunte delle tutele più stringenti: “Allo scopo di monitorare l’andamento della gestione finanziaria del bilancio dell’Istituto per la Sicurezza Sociale, il Comitato Esecutivo dispone, tramite apposita delibera da adottarsi nella prima seduta utile dopo l’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2020, il blocco della disponibilità sui capitoli di spesa non obbligatoria fino alla concorrenza dell’intervento di cui al comma che precede. In sede di variazione al bilancio il blocco della disponibilità può essere rimosso in seguito alla verifica del piano complessivo di cui al successivo comma 3”. Che recita: “Al fine del contenimento e razionalizzazione della spesa corrente e dell’incremento delle entrate, il Comitato Esecutivo dell’Istituto per la Sicurezza Sociale è tenuto a presentare entro il 30 Aprile 2020 al Congresso di Stato un piano complessivo contenente proposte strutturali di riorganizza zione della struttura sanitaria e socio sanitaria al fine di contenere la misura prevista al comma 1”. A conti fatti, essendo il capitale della Cassa di circa 27 milioni, si tratterebbe comunque di 4 milioni circa. A cui aggiungere il “misterioso” (in quanto incredibilmente alto per una pratica puramente amministrativa) costo della gestione dei fondi pensione, che valeva altri 3 milioni di euro. Ma si arriva a 78, non 82 come richiesto.

 

COMPRA E VINCI


La “lotteria degli scontrini” che tanto fa discutere in Italia non è più da sola. Anche San Marino avvierà “un concorso a premi in denaro con l’estrazione a sorte di premi settimanali, mensili o annuali” “su tutte le operazioni registrate con la San Marino Card”, “al fine di incentivare i consumi interni”. Così recita l’art. 15 della Finanziaria, che tra le altre cose dà mandato “di avviare un confronto, entro il 31 marzo 2020, con le parti economiche e sociali al fine di procedere ad un approfondimento sul tema delle funzionalità della San Marino Card ed identificare le conseguenti azioni di rivisitazione del relativo progetto”. Inoltre tutti gli uffici pubblici e delle Aziende autonome, dovranno “attivare entro il 31 gennaio 2020 il pagamento presso di loro con la San Marino Card”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento