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Le criticità del sistema bancario: NPL, liquidità e soprattutto i costi

da Redazione

BCSM certifica i ritardi (dalla sua costituzione “solo nel 2005” all’AQR “avviata nel 2016 e presentata alle banche solo a dicembre 2018”) e avvia la Strategia per il Sistema Finanziario.

tabella NPL

 

di Daniele Bartolucci

 

Banca Centrale si è mossa e pare decisa a dare una sferzata a una sorta di immobilismo che da anni sembra aver coinvolto il sistema bancario e finanziario sammarinese. Da una parte con la fotografia delle “Dinamiche evolutive del sistema bancario sammarinese” (ultimo capitolo della collana “Interventi”) e quindi delle criticità interne ed esterne che hanno portato all’attuale situazione di difficoltà con tutti i dati che da mesi sono negativi; dall’altra con l’avvio di una “Strategia per il Sistema Finanziario” che, al di là degli interventi tecnici a carico dello stesso ente di via del Voltone, mira a coinvolgere tutta la società sammarinese, dalle banche (e ABS) alla politica, ma anche tutte le parti sociali. L’operazione di sistema che da più parti viene richiesta e promossa da tempo, ora fa parte anche del linguaggio di BCSM. Non è un caso quindi, che venga focalizzata l’attenzione su un dato che tutti conoscono ma che diplomaticamente viene spesso messo in fondo alla lista: oltre ai 1.500 milioni di euro di NPL (che comunque netti sono 627), infatti, appare molto più preoccupante il fatto che “il margine di intermediazione non riesce a coprire i costi operativi”. E questo non solo oggi, ma dal 2015. Ovviamente, come specifica anche BCSM, si parla di sistema e di dati aggregati, riconoscendo che ci sono istituti in difficoltà e altri che invece fanno utili e hanno ancora una buona liquidità disponibile. Queste diversità vanno giustamente evidenziate, ma come per la reputazione del Paese, è il settore nel suo complesso che viene valutato: quando si parla di banche si parla di fiducia, un valore preziosissimo che è difficile da guadagnare ma facile da perdere. E se non c’è fiducia nel sistema bancario, gli effetti negativi si ripercuotono anche sugli altri settori economici, oltre che sui conti pubblici.

 

CRISI ESTERNE MA PROBLEMI INTERNI

 

Nell’analisi di BCSM si parte dalla “fotografia”, come detto, ma non solo dell’oggi, bensì degli ultimi dieci anni, mettendo in fila anche i fattori che hanno determinato quel “processo accentuato di disintermediazione bancaria” che si è poi “unito ad una progressiva riduzione della qualità degli attivi”. Ovvero: “La crisi globale dei mercati finanziari (2008); le vicende giudiziarie che hanno interessato la principale banca del sistema (Cassa di Risparmio di San Marino) con successivo avvio della liquidazione della partecipata Gruppo Delta (2009); lo scudo fiscale italiano (2009-2010); la crisi bancarie domestiche di quattro istituti di credito sammarinesi ed acquisizione di attivi e passivi di tali banche da parte di altri istituti dietro sovvenzioni di Stato sotto forma di crediti d’imposta (2011-2017); la Voluntary disclosure italiana (2015)”. Tutto questo mentre San Marino intraprendeva “un percorso verso i migliori standard di trasparenza e compliance (cfr. infra), che ha determinato, tra l’altro, la perdita di attrattività del sistema finanziario da parte di investitori alla ricerca di paradisi fiscali e regimi caratterizzati da opacità e limitata collaborazione internazionale”.

Queste dinamiche, però, hanno anche “fatto emergere, con sempre maggiore evidenza, le criticità presenti negli attivi del sistema bancario, generate nel tempo anche a causa della inadeguatezza delle funzioni di risk management, in un quadro generale caratterizzato dall’ancora incompleta regolamentazione e supervisione”, si legge nel documento, dove si evidenzia uno dei tanti ritardi: “La Banca Centrale della Repubblica di San Marino, Autorità di Vigilanza unica dell’intero sistema finanziario, è stata infatti costituita solo nel 2005” e “le relative funzioni di supervisione e regolamentazione dell’attività bancaria sono state consolidate e hanno iniziato a operare in maniera efficace solo dopo qualche anno”, ovvero quando quelle dinamiche esterne “avevano già iniziato a produrre i propri effetti”. Questo si è concretizzato nella “serie di crisi di singoli intermediari nell’ambito di un processo complessivo di disintermediazione che riduceva progressivamente le masse amministrate, accentuando, tra le altre cose, la rilevanza dei fattori di criticità presenti nel sistema (es. riduzione degli attivi di qualità e conseguente aumento di rilevanza della componente riconducibile a NPLs e attivi non fruttiferi)”.

 

ATTIVO INFRUTTIFERO E NPL AI MASSIMI LIVELLI

 

“Le dinamiche descritte nel capitolo precedente”, si legge nel documento di BCSM, “hanno determinato una situazione dell’attivo del sistema bancario sammarinese connotata da talune criticità strutturali che si riflettono, di conseguenza, anche sulla situazione patrimoniale, sulla capacità reddituale e sulla liquidità del Sistema”. I dati sono eloquenti: “L’ammontare dell’attivo infruttifero, calcolato sommando le ‘perdite differite’ definite per legge per la principale banca del sistema, i crediti di imposta concessi agli istituti che hanno acquisito attivi e passivi di banche in crisi (costi di risoluzione), le attività a fiscalità differita, i fondi di credito, i crediti dubbi netti e la cassa, raggiunge l’ammontare di circa 1,5 miliardi di euro”. E se a questi “si aggiungessero anche i valori delle immobilizzazioni acquisite per tutela delle ragioni del credito, si otterrebbe un ammontare pari a circa il 36% del totale attivo” (vedi tabella). “I crediti dubbi lordi verso clientela, ricompresi nel valore di attivo infruttifero sopra esposto, ammontano a 1.500 milioni di euro. I crediti dubbi al netto delle rettifiche di valore ammontano a euro 627 milioni. Nell’ambito dei crediti dubbi, le sofferenze lorde si attestano a 576 milioni, quelle nette a 239 milioni. L’NPL ratio, rappresentato dal rapporto tra crediti dubbi lordi e totale dei crediti lordi verso clientela, pari al 53%”, quindi, “evidenzia la limitata qualità del credito, specialmente se raffrontata con quella di altri Paesi e determina, al pari dell’ammontare dell’attivo infruttifero sopra esposto, conseguenze per i profili di adeguatezza patrimoniale e redditività delle banche”.

 

COSTI TROPPO ALTI, SÌ A RISTRUTTURAZIONI

 

A livello di redditività, “l’elevato ammontare di attivi infruttiferi penalizza il margine di intermediazione, che, a livello di sistema, dal 2015 non riesce a coprire i costi operativi, costituiti da spese amministrative e rettifiche su immobilizzazioni. Il risultato lordo di gestione, a fine 2017, è negativo di 8 milioni”. Peggio ancora il risultato d’esercizio di sistema, che “mostra segno negativo a partire dal 2010, condizionato dalle perdite registrate dalla principale banca del sistema, che ha effettuato, negli anni, ingenti rettifiche su crediti, che hanno inciso il pur consistente patrimonio pregresso”. In pratica, “il conto economico delle banche risente, altresì, della scarsa diversificazione dei ricavi, dei bassi tassi di interesse in generale, con ricadute quindi anche sullo spread tra tassi attivi e passivi e, con riguardo agli impieghi, della situazione di maggior favore delle banche italiane che possono beneficiare di finanziamenti BCE a tassi sostanzialmente azzerati. Ulteriori elementi avversi al profilo reddituale sono rappresentati dagli elevati costi amministrativi, da un costo della raccolta sensibile nonché della dinamica regressiva degli impieghi condizionata dalla congiuntura economica sfavorevole e da una situazione di liquidità degli istituti complessivamente ridotta”.

Anche per questo “tali elementi di debolezza della redditività del sistema costituiscono le linee di sviluppo lungo le quali si sviluppa la strategia per la stabilizzazione e sviluppo del sistema bancario”, annunciano da BCSM. Tra le soluzioni prospettate (capitolo 5.3.4), infatti, c’è anche quella delle ristrutturazioni delle banche stesse, votato al “ripristino/rafforzamento della capacità reddituale”, che “rappresenta un valore primario per la banca, in quanto consente (deve consentire) la copertura dei costi di utilizzo delle fonti di finanziamento, ma al tempo stesso ripristinare il capitale nel caso di necessità”.

Nelle “Lettere di situazione aziendale” inviate da BCSM alle varie banche, vengono date delle indicazioni precise “nel caso di squilibrio del profilo reddituale” e richiesti interventi quali “riduzione dei costi, riorganizzazione della struttura, aumento delle fonti di ricavo”.

 

DALLA AQR “IN RITARDO” ALLE RIFORME NECESSARIE


Base di partenza della SSF è l’Asset Quality Review (AQR), che è stata avviata nel 2016, ma “ad ottobre 2018 i risultati dell’AQR non erano ancora stati resi noti agli intermediari, limitando di fatto le possibilità di intervenire sui rischi resi evidenti dall’esercizio AQR”. Poi, a novembre 2018, “la nuova Governance BCSM ha avviato una completa revisione dell’approccio in tema di AQR” e “a dicembre 2018 tutte le banche hanno ricevuto i risultati dell’esercizio AQR nell’ambito di una “Lettera di situazione aziendale”, quale intervento di vigilanza cartolare per evidenziare in maniera complessiva le criticità esistenti negli intermediari in relazione ai singoli profili tecnici (Governance e Organizzazione; Qualità degli attivi; Adeguatezza patrimoniale; Redditività; Liquidità; Risk Sensitivity)”.

Proprio “con la disclosure dei risultati AQR, avviata a dicembre 2018 nell’ambito di Lettere di situazione aziendale, è stato dato l’avvio alla Strategia per il Sistema Finanziario”.

Una strategia che non può prescindere “dall’apporto dello Stato, così come delle parti sociali, che è di estrema rilevanza, non solo per l’attuazione degli interventi riferibili al principale intermediario del sistema, a controllo pubblico, ma anche per l’individuazione e la messa a regime delle riforme strutturali in grado di determinare effetti positivi in capo al sistema bancario, amplificando quindi i benefici dell’azione di BCSM”.

 

LE POSSIBILI SOLUZIONI: “STRATEGIE DI SISTEMA”

 

L’obiettivo della Vigilanza è quello di una “riduzione strutturale (con definitiva uscita del rischio creditizio – derecognition) dello stock di NPLs” e per questo ha chiesto alle banche dei piani precisi in tal senso, fornendo il supporto necessario. Ma forse questo non basterà, tanto che si ipotizzano “interventi normativi strettamente correlati al sistema finanziario in materia di NPLs: ad esempio incentivando fiscalmente le relative rettifiche”. Altro intervento è “il miglioramento della Governance degli intermediari, in grado di preservare il sistema dal ripetersi dei problemi del passato. Gli interventi sulle governance, in particolare, si accompagnano ad un generale innalzamento dei requisiti dei componenti gli organi amministrativi, ottenuto tramite la normativa Fit&Proper, che San Marino recepirà nel quadro della regolamentazione c.d. Basilea III, ma in relazione alla quale è stato già completato ad inizio 2019 un esercizio di autovalutazione da parte di tutti gli intermediari, i cui risultati sono attualmente in fase di analisi da parte dell’Autorità di Vigilanza”.

Le altre “iniziative di sistema” riguardano anche il “rafforzamento della vigilanza e della cooperazione internazionale di BCSM”, compresa “la stipula di eventuali Memoranda of Understanding (MoU)”, ma anche “il consolidamento interno ai gruppi bancari (per ridurre l’articolazione degli stessi, riducendo così i costi di struttura e liberando capitale dagli assorbimenti della vigilanza prudenziale) e un’anticipazione delle norme europee in tema di risoluzione bancaria, al fine di dotare BCSM di nuovi e più incisivi strumenti per la gestione e soluzione delle crisi aziendali”. Resta però il problema dei capitali: “Il sistema bancario sammarinese necessita in primo luogo di risorse esterne che possano contribuire al suo risanamento, nel quadro di un processo complessivo di ristrutturazione e risanamento (Strategia per il Sistema Finanziario – SSF), che comprende anche l’apporto di nuove risorse finanziarie”. In tal senso “lo sviluppo del risparmio gestito, anche mediante ingresso nel territorio sammarinese di operatori qualificati esteri, sarebbe il settore preferibile da cui partire per il risanamento e la crescita del sistema finanziario del Paese”.

In definitiva, “Il sistema bancario della Repubblica di San Marino ha affrontato in questi anni sfide importanti, in grado di comprometterne la sua stessa esistenza e il ruolo di supporto e volano per l’economia. Tali minacce sono state superate con un “approccio di sistema”, in cui tutte le componenti hanno contribuito, in maniera coordinata, alla determinazione delle migliori risposte tempo per tempo necessarie per fronteggiare la crisi imminente. Allo stato attuale permangono criticità che hanno radici lontane, ma che possono di nuovo compromettere le capacità di sviluppo del sistema, fino a minare la sua stessa stabilità e con essa la tenuta del quadro economico”. Per questo serve una “strategia di stabilizzazione e sviluppo del sistema”.

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