Home FixingFixing IAM srl: risorse naturali disponibili, il tempo si sta accorciando sensibilmente

IAM srl: risorse naturali disponibili, il tempo si sta accorciando sensibilmente

da Redazione

È necessario mettere in campo tutta una serie di azioni concrete per cercare di salvaguardare il nostro Pianeta.

 

di Mattia Marinelli

 

La lancetta del tempo si è sensibilmente accorciata. Lo sapevate che meno di un secolo fa l’overshootday – il termine con cui gli anglosassoni stabiliscono il giorno in cui viene consumato l’intero budget annuale di risorse naturali disponibili – cadeva il 23 dicembre mentre lo scorso anno la stessa deadline è stata il 1 di agosto? Un dato che deve ci deve far riflettere ma soprattutto agire: è necessario mettere in campo tutta una serie di azioni concrete per cercare di salvaguardare il nostro Pianeta. Già, ma come? Rimboccandosi le mani, informandosi e operare – bastano anche piccole ma significanti azioni – nel rispetto dell’ambiente. Vanno ovviamente “sfruttate” le energie rinnovabili – di certo l’utilizzo dell’energia solare è armonica e allineata con le esigenze della terra – ma anche cercare di evitare inutili sprechi alimentari, potendo un occhio di riguardo alla produzione di rifiuti derivati dagli imballaggi che “avvolgono” i prodotti, come ad esempio la plastica e la carta, spesso “specchi per allodole” luccicanti che invogliano all’acquisto.

Utile, in questo senso, dare qualche numero per capire i “volumi” di rifiuti che produce l’uomo, per disinformazione o per pigrizia. Si stima che nel mondo vengano consumate e gettate circa 500 miliardi di buste spesa monouso all’anno. Zoomando questi dati sull’Italia si scopre che circolano più o meno 300.000 tonnellate di buste plastiche anno, in media 150 a persona all’anno. Quasi una ogni due giorni…

Anche la nostra Repubblica non è esente: la mole di imballaggi in carta derivanti la raccolta pubblica si stima in circa 1.700 tonnellate annue (1.560 tonnellate invece quelle prodotte dai COE di San Marino), e circa 760 tonnellate di plastica. Dati, questi, che derivano dal conteggio di lavorazione dei materiali trattati nell’impianto di lavorazione degli imballaggi pubblici gestito da IAM srl.

Davvero è così difficile “limare” questi numeri? Noi crediamo di no. In fondo bastano alcune accortezze: quando andate a fare la spesa – lì dove è possibile – cercate di privilegiare i contenitori che vengono utilizzati più volte e non quelli monouso. Mi riferisco alle borse della spesa, ai bicchieri e alle bottiglie. In fondo basta “lavarli” bene. Se possibile poi optate per il vetro e non per la plastica: non rilascia sostanze cancerogene, a differenza di alcune tipologie di plastica.

Plastica (o plastiche, visto che ne esistono di diverse tipologie) che ritroviamo anche negli imballaggi. Come i lettori più attenti ricorderanno, non tutte sono riciclabili (solamente le termoplastiche, quindi PET, PVC, PE, PS lo sono e vengono “conferite” nei cassonetti della raccolta differenziata): si pensi alle plastiche termo indurenti che, in genere, per essere smaltite devono “passare” attraverso processi di termo distruzione a recupero energetico. In commercio, oggigiorno, si trovano anche plastiche “bio” derivate da materie prime organiche come amido di mais e grano. Le riconoscete da una sigla, PLA (acido polilattico): per realizzarle viene impiegata meno della metà dell’energia che serve per un prodotto in PET, PP o PE e – questo è importante – non “contaminano” i “contenuti”.

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