Il tavolo di lavoro si blocca per i veti incrociati e le polemiche sulla finanziaria, ma anche per la proposta azzardata del Governo di istituire un Comitato Strategico con una norma di legge. Intanto i dati non accennano a migliorare: tra settembre 2016 e settembre 2018 la raccolta bancaria è scesa di quasi 1 miliardo di euro.
di Daniele Bartolucci
Partenza in salita per la “cabina di regia” per il rilancio del sistema bancario: dopo aver raccolto l’adesione da parte di tutte le parti sociali, già dal primo incontro sono emerse tutte le difficoltà del Paese a “fare sistema”. E questo nonostante sia evidente la necessità di trovare soluzioni condivise, perché anche i rischi riguardano tutti. Nell’ultimo biennio la raccolta del risparmio e la raccolta indiretta ha registrato una perdita di quasi 1 miliardo di euro (settembre 2016-settembre 2018) e questo ha inevitabilmente affievolito la liquidità dell’intero sistema.
Le conseguenze si riflettono poi anche sul Bilancio dello Stato, in deficit da ormai diversi anni, con il rischio che lo Stato debba farsi carico, come ha già fatto con Cassa di Risparmio, anche di ulteriori perdite: una cosa insostenibile, date le risorse attuali. Dall’altro lato, le stesse banche hanno evidenziato – seppure in maniera diversa – problematiche simili, in particolare sulla gestione interna degli NPL, che il progetto avanzato dall’ABS punta infatti a risolvere una volta per tutte. Le ricadute negative di questa situazione coinvolgono tutti, e per questo sarebbe opportuno che tutti gli attori protagonisti si mostrassero più collaborativi, come ha ribadito ANIS più volte. Ma questo non è avvenuto e il rischio che salti addirittura il tavolo è alto. Ed è un rischio che il Paese non può permettersi.
PRIMO INCONTRO, PRIME PRESE DI POSIZIONE
Il progetto di gestione interna degli Npl, presentato dall’Associazione Bancaria Sammarinese, è stato al centro del primo tavolo di confronto con tutte le parti sociali. O meglio, non tutte, perché MDSi non si è nemmeno seduta al tavolo, criticandone l’impostazione stessa, che prefigurerebbe a loro avviso “il modo migliore di perseguire il debito, accettando le perdite, istituzionalizzando un tavolo dove mettere insieme buona parte dei responsabili del dissesto di oggi, di ieri e di Adesso.sm”. Allo stesso modo la CSU, pur partecipando ai lavori preliminari, ha subito fatto intendere le proprie aspettative e timori: oltre ad attaccare il Governo sui temi dello sciopero generale, hanno chiarito che a copertura del progetto non dovranno essere messi a rischio i fondi pensione, che come noto valgono oltre 400 milioni di euro.
IL COMITATO STRATEGICO “PER LEGGE” NON PIACE
Ad alzare ulteriormente il livello dello scontro, è intervenuto – forse inopportunamente – anche il Governo, che ha proposto un emendamento in seconda lettura alla Legge di Bilancio abbastanza anomalo: l’istituzione del Comitato Strategico “per affrontare i temi contingenti del sistema bancario e, più in generale, dell’economia locale”. In pratica una sorta di istituzionalizzazione per legge del progetto proposto da ABS, dove però questo Comitato “può avanzare al Congresso di Stato ed al Consiglio Grande e Generale proposte di provvedimenti che rappresentino soluzioni condivise e realizzabili ai problemi più impellenti che il mondo economico, ed il settore bancario in particolare, si trovano ad affrontare”. Le critiche non sono mancate nemmeno in questo caso, visto che tale idea farebbe prefigurare una sorta di commissariamento del Governo, mentre lo spirito del progetto è quello di condividere problematiche e soluzioni, ma resta sempre in capo alla politica fare la cosiddetta sintesi e prendere i necessari provvedimenti.
NIENTE RISTRUTTURAZIONI E AZIONI DI RILANCIO
Altro fronte, collegato a questo, è quello delle ristrutturazioni delle stesse banche: da anni ormai la raccolta del sistema è in flessione, mentre aumentano i valori degli NPL, ma ancora oggi nessun provvedimento è stato messo in campo per ristrutturare le banche stesse. Il tentativo di alcuni singoli istituti ha portato allo scontro con i sindacati, del resto, che di fronte a certe operazioni hanno reagito con veemenza, ottenendo di fatto un nulla di fatto. Il caso emblematico è proprio Cassa di Risparmio, ormai di proprietà pubblica, dove il Governo non ha potuto o non è riuscito a ottenere una ristrutturazione dell’organico. Ma nemmeno agli istituti privati è andata meglio, basti pensare agli scioperi e alle accuse circolate all’interno di Banca di San Marino negli ultimi mesi. Eppure, di fronte ai dati attuali, è chiara la necessità di un ridimensionamento dei capitoli di spesa, anche di quelli riguardanti il personale. Personale che, dati alla mano, ha effettivamente un costo per l’azienda molto più alto che negli altri settori privati, ma anche del pubblico stesso.
Nello stesso tempo, non è stato “ristrutturato” nemmeno il sistema nel suo complesso: non ci sono stati gli interventi necessari per un rilancio dell’operatività, né interna né soprattutto esterna (il Memorandum è ormai un’idea in qualche cassetto e non viene quasi più citato). Di fronte a questo stallo, la soluzione proposta da ABS è l’unica strada percorribile, ma è anche l’unica finora messa in campo. L’auspicio è che, sgonfiata la polemica sulla Legge di Bilancio, il 2019 inizi subito con un atteggiamento più costruttivo. Sia sul fronte bancario, fondamentale, che su tutti gli altri.
ANIS: TASSA CAPITALI ESTERI
“Il Governo alimenta solo rabbia e sfiducia con l’idea di una nuova tassa sui capitali detenuti regolarmente all’estero. Ritiri subito l’emendamento, ingiusto e proposto ancora una volta senza alcun confronto”. Così ANIS di fronte alla presetnazione dell’emendamento alla Legge di Bilancio (art. 37 bis), su cui anche le altre associazioni hanno criticato duramente il Governo, in primis OSLA, UNAS e anche l’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili. “Assoluta contrarietà, profondo sconcerto e preoccupazione”, fanno sapere da ANIS. “Si tratta di una azione grave, senza fondamento giuridico né etico, attraverso cui il Governo in sostanza punisce i suoi stessi cittadini per una scelta personale di gestione dei propri risparmi, che in uno stato di
diritto dovrebbe sempre essere tutelata come libera e inviolabile. Invece di lavorare e impegnarsi per riconquistare la fiducia dei sammarinesi, e non solo, nel sistema Paese – incluso il comparto bancario – e quindi riattrarre i capitali eventualmente usciti, il Governo pensa di arrivare
allo stesso risultato attraverso la coercizione e il ricatto. Senza rendersi conto che questo meccanismo perverso genera solo altra rabbia e paura.
Le imprese sammarinesi stanno crescendo ed è quindi evidente come le loro risorse, ovunque legittimamente detenute, confluiscano anche negli investimenti sul territorio. Penalizzarle con una nuova tassazione – peraltro inconcepibile nel merito – significa indebolire proprio quella economia reale che sta tenendo in piedi il Paese e che ha sempre dato prova concreta, tra sacrifici, tasse e patrimoniali, di collaborazione e
partecipazione. Il tutto a fronte di una totale debolezza e latitanza del Governo nel portare avanti scelte sane, riforme essenziali e interventi di efficientamento e spending review che da ormai troppo tempo vengono rimandati. Come è possibile che in un momento così difficile in cui ci aspetteremmo dal nostro Stato, dal nostro Governo, cura, attenzione e condivisione per superarlo insieme, ci troviamo invece a doverci difendere da azioni dannose e incomprensibili che ci colpiscono mettendo a repentaglio la continuità delle nostre aziende a San Marino?”, si chiede ANIS.
A livello tecnico, l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili “raccomanda il Governo di valutare tutti i conseguenti effetti che certamente conseguiranno l’entrata in vigore del Progetto di Legge di Bilancio per l’anno 2019 così per come proposto, con particolare riferimento, tra l’altro, alla norma di cui all’art. 37 bis.
Con riferimento ad essa, considerato che il Governo non ha comunicato: l’obiettivo (o gli obiettivi) perseguito/i; se e quali simulazioni siano state condotte ai fini delle valutazioni sui ragionevoli e conseguenti effetti; quale “ratio” sottende la proposta di Legge; la destinazione dei risultati attesi;
e valutato che o il provvedimento colpisce, al pari dei precedenti tutti riferibili all’anno 2018, gli stessi capitali da risparmio dei residenti detenuti legittimamente all’estero;
o segue le rassicurazioni, diramate in occasione delle precedenti imposizioni sul patrimonio, sulla “straordinarietà” delle stesse, ovvero sulla “non ripetibilità”; o i contribuenti onesti dovranno (di fatto) reiterare i versamenti d’imposta eseguiti, moltiplicando l’esborso di tributi; o la percezione sulla stabilità del Paese, dei residenti e non, dipende dagli effetti in termini economici, finanziari e reputazionali ascrivibili anche a tale norma”. Insomma, anche l’Ordine ritiene “imprescindibile l’immediata soppressione della proposta normativa” e “la contestuale assunzione di impegni formali in ordine alla “non ripetibilità” di imposte patrimoniali
auspicando di veder così ripristinate le precedenti condizioni di fiducia e reputazionali, già fortemente compromesse con il deposito della proposta di Progetto di Legge”.