Centro Studi Confindustria: “Serve un piano di politica economica”. Le incognite: la crescita degli USA e le elezioni del Parlamento Europeo.
Il Centro Studi Confindustria stima una crescita del PIL italiano in rallentamento all’1,1 per cento nel 2018 e allo 0,9 nel 2019, rispetto all’1,6 registrato nel 2017. Rispetto a giugno, vengono riviste al ribasso di 0,2 punti sia il 2018 che il 2019. Pesano: l’export più debole, i consumi in rallentamento per un aumento del tasso di risparmio dovuto all’incertezza sulle condizioni economiche future e una dinamica meno favorevole del credito, a causa dell’aumento dello spread. Si sono indebolite le condizioni per la crescita, a causa di fattori esterni, alcuni già materializzati, altri di cui non è prevedibile l’esito. A ciò si sommano vari fattori interni, che potrebbero prendere direzioni diverse:
• la fiducia che i mercati riporranno nella manovra economica del Governo, in termini di capacità di rifinanziare il debito pubblico in scadenza (le prime reazioni sono state negative);
• la capacità di incidere sui nodi irrisolti dell’economia (efficienza del settore pubblico, produttività delle imprese di minore dimensione, dotazione infrastrutturale);
• la sostenibilità del contratto di governo, nelle sue componenti più onerose per la finanza pubblica (flat tax, reddito di cittadinanza, controriforma delle pensioni).
E’ fondamentale che le coperture siano credibili per avere un impatto macroeconomico positivo. Le previsioni CSC non incorporano le intenzioni del Governo perché le misure andranno dettagliate in sede di Legge di bilancio e gli effetti macro dipenderanno dal modo in cui gli interventi verranno disegnati. Sulla base delle informazioni disponibili, il Governo ha fissato l’obiettivo di deficit per il 2019 al 2,4%. Ciò equivarrebbe a realizzare il prossimo anno una manovra espansiva per un punto di PIL. La proposta dell’attuale Governo presuppone quindi una maggiore dimensione della manovra programmata rispetto alle precedenti. Nel 2019, la correzione strutturale del deficit di 0,6 punti di PIL non avverrà. Ciò apre a due rischi: che i mercati reagiscano e si abbia un ulteriore aumento dello spread sovrano; che la UE apra una procedura di infrazione. Lo scenario previsivo di crescita bassa e in rallentamento, debito pubblico molto elevato e tassi di interesse in aumento, rende necessario e urgente agire, nella prossima Legge di bilancio, con misure di politica economica che siano in grado di migliorare in modo strutturale tali tendenze e fornire certezze sulla linea di azione. Il CSC individua quattro direzioni per la politica economica che possono impattare positivamente sulle scelte degli investitori, con ricadute favorevoli sul PIL italiano:
1 – Rafforzare le misure di sostegno alle imprese incidendo su investimenti, costo del lavoro e formazione;
2 – Realizzare un grande piano per le infrastrutture materiali e immateriali, con progetti e risorse ben definiti;
3 – Avviare la riforma fiscale per imprese e famiglie;
4 – Condurre un’azione efficace di revisione della spesa pubblica.