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Paride Neri: “Il contratto ANIS-CSU è stato un argine alla crisi”

da Redazione

Il neo segretario FLIA-CDLS: “Industria, manca un piano di rilancio e innovazione. Le imprese del nostro settore sono cresciute, così come l’occupazione e il monte salari”.

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di Daniele Bartolucci

 

“Manca un piano strutturale per il rilancio del settore industriale, a partire dalla sfida digitale “. E’ la preoccupazione emersa dal direttivo della Federazione Industria della CDLS, riunitosi nei giorni scorsi. Nella stessa assise, è stato formalmente san sancito anche il passaggio di consegne tra Giorgio Felici e Paride Neri alla guida della Federazione. Ed è proprio il neo segretario FLIA-CDLS a rilanciare il manifatturiero come settore trainante.

 

IL VALORE DEL CONTRATTO ANIS-CSU

 

Neri ha infatti ripercorso le tappe cruciali dell’impegno sindacale in questi anni segnati da una pesantissima recessione economica e finanziaria: “Il contratto dell’industria ha sempre rappresentato un punto di riferimento per la capacità di proporre soluzioni coerenti al momento storico economico del Paese. Con il contratto del 2005 abbiamo promosso diritti e regole, oggi riconosciute universalmente, per impedire l’eccessiva precarizzazione avviata attraverso il lavoro interinale. Con l’accordo contrattuale del 2012, anno che ha segnato il picco della crisi, è stato invece stipulato un patto per far fronte alle difficoltà economiche : maggiore flessibilità a fronte dell’adeguamento dei salari all’inflazione”.

Un patto, sottolinea il segretario Neri, che ha rappresentato “un vero e proprio argine anti-crisi, con soluzioni che hanno concorso a dare maggiore stabilità all’occupazione e a proteggere il valore delle retribuzioni”.

 

I NUMERI POSITIVI DEL SETTORE INDUSTRIA

 

“E i dati del settore manifatturiero”, riepilogati anche da Neri nella sua nota, “confermano che l’argine contrattuale sottoscritto tra le Federazioni Industria della CSU e l’Anis ha funzionato: negli ultimi tre anni (2015-2017) il numero delle imprese è passato da 484 a 504, l’occupazione è salita da 5.306 dipendenti a 5.621 e il monte-salari ha totalizzato un aumento di 8 milioni, passando da 151.755.509 euro a 161.162.473 euro. Numeri positivi”, commenta il neo segretario, “che assegnano al settore manifatturiero il ruolo di locomotiva del Titano”.

 

“SERVE UN PROGETTO DI SVILUPPO INDUSTRIALE”


Insomma, anche “l’approccio al prossimo contratto, deve essere all’altezza delle nuove sfide”, afferma il segretario FLI-CDLS. “Pur riconoscendo la grande portata di temi come la crisi bancaria, il risanamento del Bilancio dello Stato, la riforma previdenziale, l’assenza nell’agenda politico-istituzionale di progetti strutturali dedicati allo sviluppo industriale ci preoccupa”, dice senza mezzi termini, perché – numeri alla mano – è questo il settore che genera più di tutti occupazione e quindi reddito per le famiglie sammarinesi.

Per Neri, infine, occorre guardare avanti, verso l’innovazione: “Oggi l’evoluzione tecnologica, rappresentata dalla rivoluzione digitale, sta cambiando radicalmente il modo di produrre e di lavorare in tutto il mondo e San Marino”, rimarca, “ha l’urgente bisogno di sintonizzarsi con questo cambiamento”.

“Vanno insomma al più presto costruite sinergie”, conclude Paride Neri, “anche con realtà istituzionali e soggetti privati d’oltre confine per favorire la diffusione di conoscenze, competenze e attività imprenditoriali connesse con l’industria 4.0”.

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