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Il Governo tenta i sindacati ma BCSM fa saltare tutto

da Redazione

La CSU propone un accordo, ma il Direttore Savorelli li “rimanda” sul Pianello. ABS: “Serve più confronto, le nostre soluzioni proposte avrebbero evitato di fare quei Decreti”.

piazzaprotesta

 

di Daniele Bartolucci

 

Ci hanno provato fino all’ultimo, ma il “niet” arrivato da Banca Centrale ha fatto saltare il tavolo della trattativa, proprio all’ultimo momento. E così anche i sindacalisti della CSU sono rimasti in piazza durante la manifestazione di protesta. Il Governo ha così dovuto incassare anche la loro arrabbiatura, oltre a quella dell’ANIS, che hanno “rimpolpato” – pur non aderendovi come organizzatori e promotori, e infatti non hanno parlato pubblicamente – il numero di persone presenti martedì pomeriggio sul Pianello.

 

LE CONCESSIONI AVANZATE DAL GOVERNO


Eppure le condizioni c’erano per evitare tutto questo, a iniziare dalle richieste di ANIS, che da mesi chiede al Governo e in particolare alla Segreteria all’Industria e Lavoro di ritirare la “legge sviluppo” o almeno di modificarne la filosofia (aumento del costo del lavoro per chi assume frontalieri). Ma anche la CSU, che era quasi convinta a disertare la piazza. Nel merito, il Governo era già andato incontro alle richieste dei sindacati, facendo una serie di passi indietro annunciati già lunedì:

“Al comma 3 dell’articolo 4, si intende prevedere, per l’esercizio finanziario 2017, lo stanziamento di 1 milione di euro per il ripristino del Fondo Comune di Riserva di Rischio; all’articolo 12 (Finanziamento indennità economica sociale – I.E.S.), per il contributo dello Stato previsto dall’art. 9 punto 10 della Legge 31 marzo 2010 n. 73, per l’esercizio finanziario in corso, verranno imputati 500 mila euro; all’articolo 13 (Definizione agevolata crediti scaduti in Esattoria), verranno escluse le cartelle esattoriali emesse dalla Banca Centrale della Repubblica di San Marino nel 2016 e, pertanto, resteranno oggetto di questo articolo esclusivamente le cartelle emesse dal 2005 al 2015”. Non solo, perché, “si intende trasformare il comma 1 dell’articolo 8 in un articolo di carattere programmatico, con il quale – nelle more della riforma del sistema previdenziale – si impegnerà il Congresso di Stato a intervenire, previo l’indispensabile confronto con le parti sociali, mediante un apposito provvedimento strutturale da adottarsi entro il 31 dicembre 2017, con l’obiettivo di andare a sanare, in modo più efficace e più incisivo, una evidente distorsione contraria al principio dell’equità e della giustizia sociale”. Inoltre, “tali modifiche si aggiungono alla già avvenuta eliminazione dell’articolo sulla disciplina dei fondi pensione, con cui veniva cancellata la contribuzione del 5% a carico dello Stato sui fondi pensione in attivo o a pareggio e al maggior trasferimento previsto per l’Istituto per la Sicurezza Sociale, a copertura delle spese sanitarie e socio-sanitarie, passato da 67,5 milioni di euro a 69 milioni di euro”.

 

L’ACCORDO PROPOSTO SUL DECRETO BANCHE


Come spiegato dalla stessa nota del Governo, “il confronto si è poi spostato sui Decreti Legge n. 78 / 79 / 80 – 2017 che verranno portati in ratifica nella prossima seduta consiliare. Il governo, a seguito dell’approfondita discussione avuta con le organizzazioni sindacali, consapevole e attento rispetto alle preoccupazioni espresse delle parti – rispetto soprattutto alla gestione dei fondi pensione e FONDISS – ha deciso, per evitare strumentalizzazioni e posizioni fuorvianti in merito all’operazione di sistema “Cassa di Risparmio – Asset Banca”, di non procedere alla ratifica del Decreto Legge n. 79/201 nella sessione consiliare che inizierà domani, al fine di svolgere tutti gli opportuni approfondimenti”. Dal canto suo, la CSU ha fatto seguito a questa nuova disponibilità consegnando “una proposta di accordo che mette nero su bianco una serie di impegni”, sia “rispetto in primo luogo ai tre decreti sul sistema bancario e sulla tutela dei fondi pensione, ma che riguarda anche alcuni punti del progetto di legge di assestamento di bilancio”. Il primo punto è “non ratificare e a sospendere gli effetti del Decreto n. 79, il quale pone a carico di Banca Centrale la gestione di Fondiss, esautorando il Comitato gestore di Fondiss ed espropriando temporaneamente i 45 milioni del secondo pilastro”, quindi “a non convertire in titoli del debito pubblico il credito di imposta maturato dalle banche” e “a modificare il decreto n. 80, con contenuti migliorativi per i cittadini risparmiatori e le aziende”, infine “in generale a porre maggiori tutele e vincoli a garanzia dei fondi pensione”.

 

BANCA CENTRALE DICE NO, I SINDACATI IN PIAZZA


Questo accadeva lunedì scorso: “L’Attivo unitario dei rappresentanti sindacali rimane convocato per domani alle ore 14.30 presso la sede CSU. Se nel frattempo arriverà la risposta positiva e la firma del Congresso di Stato alla proposta di accordo CSU, l’Attivo continuerà a riunirsi presso la sede sindacale senza assumere il carattere di manifestazione in Piazza della Libertà”. Tutto ormai faceva pensare che la CSU ritirasse i propri delegati dalla piazza, riducendo di fatto il “peso politico” di quella manifestazione. Invece, martedì arriva la doccia fredda: “Decreti Banche, Bcsm blocca l’accordo”, titola il comunicato stampa al vetriolo che la CSU invia ai giornali. Facendo seguito all’ultimatum del giorno prima – “Qualora, invece, la firma dell’accordo non arrivasse, l’Attivo dei delegati si sposterà sul Pianello per dare vita, durante i lavori consiliari, ad una manifestazione a sostegno degli obiettivi sindacali, come annunciato” – la CSU annuncia che salirà sul Pianello, in pratica al fianco degli imprenditori dell’ANIS e, ovviamente dei partiti e movimenti politici di opposizione. Ma se vedere i sindacati manifestare non è cosa inusuale, lo sono le motivazioni, sulle quali c’è da riflettere. “Lo scoglio che ha impedito la firma dell’accordo, su cui CSU e Governo negli ultimi giorni hanno lavorato costantemente e in modo serrato, è quello del decreto 79, relativo all’esautoramento del comitato gestore di Fondiss e l’attribuzione della gestione dei risparmi del secondo pilastro previdenziale a Banca Centrale, che così può disporne per le necessità di liquidità degli istituti di credito.

Tra CSU e Governo si era giunti all’intesa di rendere non-operativo questo punto del decreto”, confermano dai sindacati, “chiedendo la firma o dell’assenso scritto anche dei vertici di Banca Centrale. Firma e assenso rifiutati dalla dirigenza di BCSM”.

E sul tema interviene anche l’Associazione Bancaria Sammarinese, che “condivide le preoccupazioni legittimamente espresse da ANIS, riaffermando ancora una volta la valenza e l’importanza del fattivo confronto tra tutti gli attori rilevanti della comunità sammarinese, nessuno escluso, ivi compresa Banca Centrale. ABS sosterrà pertanto responsabilmente il metodo del dialogo, senza pregiudizi verso alcuno”, anche “offrendo il proprio supporto tecnico per la ricerca di soluzioni condivise nell’interesse dell’intero sistema economico-finanziario sammarinese”. A tal proposito, “la valenza delle soluzioni già proposte da ABS avrebbe consentito al Governo di non dover fare ricorso ad una riparatoria decretazione di urgenza rispetto alle azioni di vigilanza condotte. Le azioni messe in campo da BCSM”, commenta ABS, “anziché intervenire su situazioni critiche specifiche per risanarle (o per risolverle, avendo però cura di non indebolire il resto del sistema), hanno provocato gli effetti esattamente contrari. In tale contesto, ci preoccupa moltissimo che il processo a valle delle risultanze dell’AQR proceda ancora senza regole preventive”.

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