Home FixingFixing “La cultura è quello che resta dopo aver dimenticato tutto”

“La cultura è quello che resta dopo aver dimenticato tutto”

da Redazione

Il Maestro Nino Migliori a Rimini ha parlato di fotografia, di Leonardo e di candele. Le sue “Storie di luce e d’ombra” in b/n sono in esposizione al FAR sino al 6 novembre.

Migliori Sandro Cristallini

 

di Alessandro Carli

 

Quando si chiede a qualcuno se conosce Nino Migliori (non necessariamente di persona, basta anche il nome), la risposta suona quasi sempre più o meno in questo modo: “E’ il fotografo più giovane”. Migliori, quello che ha fatto la celebre foto del tuffatore a Rimini nel 1951 e che è stata esposta nella Repubblica di San Marino nel 2011 all’interno della mostra “Sembianze”, ha 90 anni. Forse aveva ragione Rino Gaetano quando parla di suo fratello, nato figlio unico, “convinto che anche chi non legge Freud può vivere cent’anni”: è l’arte in realtà che rende “forever young”. Henri Cartier Bresson, definito “occhio del secolo” per esempio, si era innalzato sino ai 94 e più anni, gli attori Giorgio Albertazzi ed Ernesto Calindri avevano tagliato con slancio ed energia il traguardo dei 90.

Ora. Rimini, dopo aver acquistato (giustamente, almeno per una volta) circa un anno fa la foto in bianco e nero del tuffo, l’ha chiamato per dare luce ai suoi lavori. La produzione di Migliori è così vasta e sorprendente che non può essere riassunta in quell’icona e quindi, all’interno dell’edizione 2016 di “Rimini. Foto d’autunno” – aperta sino al 6 novembre al FAR (Piazza Cavour) –ospiterà, assieme ad altri fotografi, le sue “Storie di luce e d’ombra”, sottotitolate “Il bestiario dello Zooforo dell’Antelami fotografato a lume di candela”, a cura di Roberto Maggiori.

Per chi scrive, Nino Migliori è uno dei due grandi Maestri italiani della fotografia a livello mondiale assieme a Mario Giacomelli. E il giorno dell’inaugurazione (il 23 settembre), è sceso a Rimini.

L’amico e grande fotografo bellariese Silvio Canini (uno che ha bene in testa cosa significhi essere fotografo e non fare il fotografo: i suoi scatti sono visibili nel sito http://www.silviocanini.it) me l’ha presentato. Al mio “Buonasera Maestro”, Migliori ha risposto sorridendo: “Diamoci del tu”.

“Amo Leonardo da Vinci. Il suo ‘Codice G’ è dedicato al tema della luce: spiega come il semplice spostamento di due candele modificasse sostanzialmente la percezione di un drappo attraverso infinite variazioni chiaroscurali. Questa sua ricerca mi ha spinto verso le origini, verso l’illuminazione delle candele: la fiamma si muove e questo movimento permette di interpretare personalmente le forme. La fiamma creava una realtà fantastica, una vibrazione onirica. Bastava sposare la candela di pochi centimetri, inclinarla leggermente a destra o a sinistra, alzarla o abbassarla e le forme scolpite si rivelavano in modo completamente diverso. Non solo appariva nella sua drammaticità il passaggio del tempo, non solo si svelavano particolari dapprima non visibili, ma i personaggi, gli animali, gli esseri mitologici raffigurati nelle formelle, quasi prendevano vita e si mostravano in una continua metamorfosi. Addirittura spesso sembravano appartenere ad altre civiltà e ad altre epoche. Un vero e proprio sogno ad occhi aperti”. Il Maestro poi si sofferma sull’atto. “Per realizzare questo lavoro, questi scatti, a volte sono stato lì anche 30 minuti o un’ora ad aspettare che la luce mi comunicasse il mio modo di vedere. Ho scattato più foto allo stesso soggetto per cercare di esprimere quel concetto che avevo in mente”. Fotografia quindi come atto soggettivo. “La fotografia è scrittura, è espressione di scrittura e allo stesso tempo è un tentativo di trasmettere il proprio stato d’animo”. Per Migliori, “la cultura è quella cosa che resta dopo aver dimenticato tutto” in quanto “è legata a quello che ci rimane impresso”.

Impresso come su pellicola.

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