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Spending review? Solamente a parole…

da Redazione

UPECEDS, PA: da giugno 2015 a giugno 2016, 38 nuovi assunti. Dal bollettino anche dati positivi: crescono sia manifatturiero che servizi.

 

di Alessandro Carli

 

In tre mesi sono scese dello 0,8% le imprese sammarinesi che hanno dipendenti pari a zero. Nell’ultimo bollettino di Statistica dell’UPECEDS, che “arriva” sino al 30 giugno, la percentuale di quest’ultime sul totale è risultato essere del 54,9% del totale.

Per quel che concerne le imprese, il report dell’Ufficio di della Repubblica però mette complessivamente in luce una fotografia a tinte contrastanti. Se in un anno – da giugno 2015 a giugno 2016 – il numero delle aziende operanti sul territorio è rimasto sostanzialmente invariato (5.219 unità), è interessante analizzare il trend per singolo settore. Alle difficoltà delle costruzioni (-2,8%, 12 aziende in meno in 365 giorni: oggi le realtà operative sono 412), sanità e assistenza sociale (-5,5%), attività finanziarie e assicurative (-2,8%) e del “Commercio” (-32 attività, con uno schiacciamento percentuale di quasi tre punti), fa da contraltare la vistosa crescita del comparto manifatturiero, passate da 467 a 499 (+ 7%) e del settore “Altre attività di servizi”, con +5,4% e che a fine giugno ha superato quota 600. Il vero boom l’ha registrato, in percentuale, l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca con un +22%.

Sotto l’aspetto della forma giuridica delle imprese, primeggia la “società” (2.731 unità, + 7% nell’ultimo anno). Tutte le altre forme invece sono anticipate dal segno “meno” rispetto a quattro stagioni fa: artigiani (453, -22 su giugno 2015), imprese individuali industriali (125 a giugno 2016, -20 sul 2015) e commerciali (382 oggi, erano 397 dodici mesi fa) e attività libero professionali, passate in un anno da 787 a 784.

Il Castello a maggior vocazione industriale è quello di Serravalle (2.420), seguito da Borgo Maggiore (822) e Città, con 684 imprese attive, quasi tutte legate al Commercio.

 

LA FORZA LAVORO: CRESCE IL PRIVATO

Cresciuta di 115 unità in un anno, al 30 giugno la forza lavoro sammarinese ha sfiorato le 22 mila unità, oltre 18.700 dipendenti sono impiegate nel privato, con un incremento di 250 unità grazie soprattutto al Commercio, ma anche ad “Alloggio e ristorazione” e “Noleggio, viaggi e servizi di supporto alle imprese”. Com’era facile intuire leggendo la performance delle “Costruzioni”, in un solo anno sono stati persi ben 48 lavoratori.

Dati interessanti anche alla voce “grado di istruzione” nel settore privato, dove prevale la licenza media inferiore (34%) e la maturità (32%). Solamente il 3% possiede una laurea.

I numeri del “pubblico” invece dimostrano come nella realtà dei fatti i famosi “tagli” siano stati quasi nulli. Anzi, a scandagliare i singoli settori, vediamo che c’è stata una discreta “infornata” di assunzioni. Mentre nel “Settore Pubblico Allargato” i dipendenti sono scesi di 31 unità, fermandosi al numero di 3.679, la Pubblica Amministrazione invece è aumentata di 38 unità.

Dall’altra parte del piatto della bilancia, il numero di disoccupati, ancora piuttosto alto: 1.367 di cui 1.111 in senso stretto, ovvero quelli che sono disponibili sin da subito a entrare nel mondo del lavoro. Di questi 1.100, oltre il 13% hanno una laurea (146 persone).

 

CIG, IN DIMINUZIONE IL NUMERO DI AZIENDE

Con uno scarto di tre mesi – i dati forniti al 30 giugno si riferiscono al fine marzo – le imprese che hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni sono state 275. Un anno fa invece erano 360, con un calo quindi che aggira attorno al 23%).

Una compressione che però non viene confermata in termini di importo liquidato: nel primo trimestre del 2016 difatti sono stati erogati 1.538.214 euro, una cifra inferiore del -1,3% rispetto allo stesso periodo del 2015 (1.559.133 euro).

Il motivo preponderante di ricorso alla CIG è stato “Situazioni temporanee di mercato” (44,3% dell’importo totale) seguito da “Crisi economica, ristrutturazioni e conversioni aziendali” (31,7% dell’importo totale). Dopo anni in cui il motivo principale di ricorso alla CIG era “Situazioni temporanee di mercato” (75,6% nel primo trimestre 2015) si assiste, per la prima volta, a una diversa ripartizione delle cause.

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