Secondo il politologo Robert Dahl il “potere consiste nella capacità di ottenere conformità di comportamento altrui, ossia di costringere qualcuno a fare qualcosa che diversamente non farebbe”.
di Roberto Parma
“Il potere logora chi non ce l’ha”. È una frase pronunciata dall’On. Giulio Andreotti per rispondere ironicamente a chi lo voleva far apparire come un uomo consumato dal potere.
Secondo il politologo Robert Dahl il “potere consiste nella capacità di ottenere conformità di comportamento altrui, ossia di costringere qualcuno a fare qualcosa che diversamente non farebbe”. Questa definizione di potere, un po’ cruda per la verità, ci rimanda immediatamente alle numerose circostanze lavorative in cui riceviamo o impartiamo degli ordini.
In questo caso forse sarebbe più corretto parlare di “relazioni di potere”.
L’aspetto gerarchico comunque non deve essere l’unica variabile da considerare: numerosissime difatti sono le situazioni in cui i tradizionali rapporti di forza sono rovesciati. Basti pensare a tutte le volte che un capo si trova a “dipendere” da un proprio collaboratore perché esperto d’informatica o conoscitore di lingue straniere.
L’onorevole Andreotti quando ricambiava le accuse, facendo intendere che erano i suoi oppositori a essere logorati dall’invidia, penso vivamente che non si riferisse a coloro che ricoprivano ruoli subordinati, ma a quella pletora di capi e capetti, priva di qualsiasi forma di leadership, che nonostante gli sforzi profusi e le risorse a disposizione non riusciva a farsi seguire da nessuno.
