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Fondazione San Marino, presentato il libro “Un terzo (di) teatro a Santarcangelo”

da Redazione

Alessandro Carli, introdotto da Marino Rossi, Consigliere della Fondazione San Marino, ha recuperato il rapporto tra la kermesse del borgo clementino e il Titano.

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SAN MARINO – Così apparentemente lontano, eppure così vicino. C’è un legame stretto, anzi due legami, uno più storico-filosofico e uno più concreto, sfociato nella messa in scena di uno spettacolo all’interno del Centro Commerciale Atlante – tra il festival di Santarcangelo dei Teatri e la Repubblica di San Marino. E’ partito da qui Alessandro Carli, direttore di San Marino Fixing e autore del libro “015 – Un terzo (di) teatro a Santarcangelo”, edito da Bookstones di Rimini e presentato venerdì 15 luglio alle 18.30 alla Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – S.U.M.S. Una raccolta di recensioni, quasi tutte pubblicate su La Voce di Romagna e San Marino Fixing, di 15 anni di spettacoli visti, vissuti, spesso criticati e qualche volta elogiati.

 

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Alessandro Carli, introdotto da Marino Rossi, Consigliere della Fondazione San Marino, ha recuperato il rapporto tra la kermesse del borgo clementino e il Titano. “Nel 1971, in occasione della prima edizione del Festival, Giorgio Gaber portò ‘Il signor. G.’. Lo stesso Giorgio Gaber, nel febbraio del 2000, salì per l’ultima volta sul palco a San Marino” ha spiegato. Ma c’è una data più recente, quella del 2010 quando l’allora Segretario di Stato alla cultura Romeo Morri decise di portare uno spettacolo del festival a Dogana.

Annunciato come uno degli eventi clou della 40esima edizione del Festival di Santarcangelo, “Magna plaza” – spettacolo messo in scena all’interno del Centro Commerciale Atlante di San Marino e firmato dal collettivo fiammingo-olandese Wunderbaum – “non ha deluso le aspettative” scrive l’autore. “Spalmato lungo i cinque piani dell’edificio, cinque attori – partendo dalla trama del film ‘Dolls’ del regista orientale Kitano – danno vita a un pastiche di tre storie d’amore, intrecciate e a singhiozzo, che solamente alla fine ritrovano l’unità iniziale. Tradotto in italiano (gli spettatori vengono cuffiati prima dell’ouverture), (…) si apre a ventaglio sulle sfumature del cuore: c’è la storia d’amore solo immaginata (un ragazzo che aspetta, vestito di rosso, un amore che non arriverà mai; il ragazzo scrive su un pannello ‘ready for love?’ e chiede alle persone che casualmente affollano il centro commerciale ‘che ore sono?’: la cena è già pronta ma non vorrebbe sedersi a tavola da solo). C’è la passione che unisce Matsumoto e Sawako: lui però è già promesso sposo alla figlia di un boss e lei, teatralmente, impazzisce. Solo nel momento della follia lui decide di starle vicino per sempre. e c’è un’ossessione al femminile molto delicata che lega la groupie Nukui e la popstar Haruna”.

Uno spettacolo “fresco come l’età degli attori (tutti 30enni), ben curato. Le storie si mettono a nudo in tutta la loro violenta contemporaneità, quasi fosse uno specchio metateatrale in cui gli spettatori possono riflettersi”.

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