Home FixingFixing Giorgio Magnani: “Puntualità significa rispettare le persone”

Giorgio Magnani: “Puntualità significa rispettare le persone”

da Redazione

L’imprenditore di Romagna Furs tra i viaggi in Cina, le lingue, le piadine e le pellicce. Tra le sue passioni spiccano anche le barche, le auto, l’edilizia e l’arredamento di interni.

Giorgio Magnani 1

 

di Alessandro Carli

 

La prima cosa che colpisce dell’imprenditore Giorgio Magnani è lo sguardo. O meglio: gli occhi. Quando si racconta, sorridono. La seconda è che quegli occhi non sono che il preludio di una storia, la sua, partita nel 1946 e che si declina nel verbo dell’impresa da oltre 50 anni.

La presentazione la lasciamo a lui: “Sono Magnani Giorgio di Civitella di Romagna, quando piove non si bagna, ma si bagna la copertura, Civitella non ha paura”. Impossibile trasmettere le vibrazioni che si avvertono quando si ascolta, con una bellissima cadenza forlivese, questa filastrocca. Più facile, ascoltare i suoi racconti. Perché, e questo va detto, Giorgio Magnani è stato un pioniere. “Sono stato il primo ad aprire un chiostro di piadine a Civitella di Romagna. Era il 1964, me lo ricordo bene. La struttura era composta da una capanna smontabile, cinque metri per quattro. Lavoravo nei mesi di luglio e agosto, il fine settimana. Il boom dei chiostri avvenne solamente cinque anni più tardi, a cavallo dei primi anni Settanta”. Giorgio si ferma, sorride. “Portavo le piadine ai bagni in spiaggia tra il 1966 e il 1969, da Cesenatico a Cattolica. Tutte le mattine mi svegliavo alle 4, preparavo assieme a mio fratello un vassoio: prendevamo le piadine, le farcivamo con prosciutto, formaggio e un po’ di insalata, le incartavamo e poi via verso il mare a bordo di una Fiat 238”. Impegno, fatica, poche ore di sonno e tanto, tanto lavoro. “Andò molto bene, lo ammetto. Nel 1971, alla fiera di San Michele di Civitella, mi presentai con una Mercedes bianca 220 D. La pagai più di tre milioni. Le persone volevano vedere il motore di quella macchina”.

Sembra un film. E in parte lo è. Parliamo del 1974. “In quegli anni uscì ‘Serafino Campanaro’, interpretato da Adriano Celentano. La sua storia assomigliava alla mia”.

Nella vita di Giorgio ci sono anche i viaggi. “A 18 anni, per sei mesi, andai a lavorare presso un parente in Lussemburgo, facevo il manovale dalle 7 di mattina alle 5 di pomeriggio”. Fu lì che gli venne l’idea che ancora oggi porta avanti: le pellicce.

Ma prima di proseguire, Giorgio ritorna alla sua giovinezza. “Ricordo bene i piccoli ‘scontri’, benevoli, con mio padre. Per lui si doveva lavorare e spendere poco. Per me invece il motto era ‘guadagnare e spendere’. Perché se spendi tutto e ti trovi in bolletta, la testa si mette subito alla ricerca di una nuova fonte di guadagno e lavoro”.

Prima di aprire la pagina delle pellicce, l’imprenditore attinge a un altro artista a lui caro, Gianni Morandi. “Penso alla sua canzone, ‘Uno su mille ce la fa’. E’ molto vera. Ma per farcela, oltre alla capacità, ci vuole anche un po’ di fortuna”.

Ci siamo. Le pellicce. “Ho aperto ‘Pellicceria a Magnani’ a Forlì nel 1971. Nel 1992 c’è stata l’opportunità di fare impresa a San Marino, e ho colto la palla al balzo”. Molti i VIP che hanno indossato i suoi capi. Giorgio ne ricorda uno. Anzi, una, “Martina Colombari ai tempi di Miss Italia”.

Gli argomenti sul piatto sono tantissimi, dall’evoluzione delle pellicce (“Sono come le automobili, vedi subito la loro età, anche a una veloce valutazione visiva: una volta avevano colori più marcati e un peso che oscillava tra i sette e gli otto chili, oggi invece si attestano attorno al chilo e mezzo o due chili, hanno colori più delicati, tenui e sono più morbide”), all’istruzione, passando per i viaggi e gli hobby. “La scuola è molto cambiata. Ai miei tempi un diploma bastava per avere un lavoro, oggi invece con una laurea è difficile trovare occupazione. Io credo che sia umiliante sia per un figlio che per i genitori”. Che consiglio darebbe a un giovane? “Per la mia esperienza professionale, posso dire che le lingue siano assolutamente strategiche, così come la ragioneria, che è una cosa concreta di vita”.

Lingue significa, in qualche modo, viaggi. “In Oriente ho imparato che il rispetto per le persone è la puntualità. Arrivare tardi è una grave mancanza di rispetto per colui che aspetta”.

Una vita pienissima, eppure Giorgio trova spazio anche per gli hobby. “Amo l’edilizia, l’arredamento e i particolari, che secondo me caratterizzano e valorizzano un ambiente. Le sedie, per esempio, devono avere tutte il bracciolo”.

Un viaggio di parole lungo oltre mezzo secolo. Un uomo sempre di corsa, che però sa trovare la sua quiete nel mare. “La mia prima barca è stata una Rio 7,30 metri del 1980 a motore. Le barche ti insegnano tanto: in prima battuta l’ottimizzazione degli spazi, ma anche quell’unicità che richiede quando devi realizzare il bagno o la cucina. Amo le cose su misura, quelle personalizzate. E’ come una firma su un quadro, o una pennellata di colore”.

Piadina, prosciutto, cucina. Insomma, cibo. “Ho un sogno – confida -, aprire un food veloce, da passeggio”.

Tanti luoghi, tanti viaggi, tante suggestione ma anche molti sacrifici.

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