Home FixingFixing Daniele Toccaceli: “La vera scuola è il cantiere”

Daniele Toccaceli: “La vera scuola è il cantiere”

da Redazione

L’imprenditore di Edile Casa Rossa: “E’ lì che impari a trovare le soluzioni migliori”. “Ogni giorno dedico un po’ di tempo per confrontarmi con le persone che lavorano con me”.

Toccaceli Daniele

 

di Alessandro Carli

 

Se ti chiamano a lavorare a un’opera di prestigio come quella della nuova sede di Ente Cassa di Faetano, firmata dall’archistar Paolo Portoghesi, è solamente perché hai una nomea che è votata all’eccellenza. Ma dietro a questo masterpiece che l’impresa Edile Casa Rossa ha portato a compimento, c’è una storia fatta di persone e di costante impegno. L’azienda è nata nel 1963. La scelta del nome deriva da una casa di colore rosso che casualmente si trovava nelle vicinanze di Murata, prima sede dell’impresa. Dopo poco tempo vengono acquistati i primi mezzi, assunti i primi dipendenti e vinti anche i primi appalti pubblici.

Dagli anni 2000 Impresa Edile Casa Rossa si è rinvigorita, anche grazie al passaggio di testimone da un ex socio molto conosciuto in questo ambiente e grazie all’ingresso di nuove risorse. E’ proprio in questi anni che Daniele Toccaceli entra in azienda.

“L’esperienza acquisita in oltre mezzo secolo ci ha portato a specializzarci sempre più nelle costruzioni e ristrutturazioni di edifici residenziali, civili e industriali sia privati che pubblici.

I nostri punti di forza sono l’esperienza, la professionalità e la qualità. Rispettiamo sempre tutte le normative vigenti garantendo sicurezza sia ai nostri clienti che ai nostri dipendenti, i quali vengono sottoposti anche ad una continua formazione. Grandi attenzioni poi vengono rivolte alla sostenibilità ambientale e alla qualità dei materiali impiegati”.

Com’è facile intuire da queste parole, il lavoro assorbe quasi completamente Daniele. Nella sua vita però c’è anche spazio – giustamente – per la famiglia e anche per qualche hobby (“Ho avuto una moto Honda Hornet 600 cc. Viaggi veri e propri non ne ho mai fatti, ma molti giri nei dintorni sì. Il Montefeltro è una zona meravigliosa, con una storia straordinaria e una grande cultura per i prodotti enogastronomici” spiega) che, naturalmente, ha una serie di punti di contatto con il suo lavoro.

Ma prima, una precisazione sul cibo. “Da diversi anni con la mia famiglia abbiamo dato una svolta positiva e consapevole al nostro stile di vita diventando vegani, il mio più grande desiderio sarebbe poter introdurre questo tipo di sana alimentazione anche nelle scuole pubbliche”.

Passiamo allo sport. “Ho giocato a calcio dai 7 ai 35 anni – racconta l’imprenditore, classe 1974 -. Ancora oggi però, quando riesco, scendo in campo. Gioco a centrocampo: piedi discreti ma tanta grinta e fiato. Facevo legna, come si suol dire”. Un po’ come “Ringhio” Gattuso? “Sono interista…”. Presidente straniero, Thohir. Come la Roma. Scelta vincente? “I risultati premiano la Juve: la sua politica, anche amministrativa, lo ha dimostrato”.

Il discorso potrebbe finire qui: tackle deciso che però ci fornisce l’assist per parlare dell’universo calcistico del Titano. Negli anni Ottanta, due calciatori sammarinesi hanno giocato in due grandi squadre, Juventus e Milan: Massimo Bonini e Marco Macina. Da allora, poco o nulla. “Siamo un Paese piccolo, ma forse anche un pochino ‘distratto’. C’è forse una crisi di talenti, ma mancano anche le scuole di calcio e gli investimenti”.

Dalla seria A al suo calcio e al suo lavoro. “Secondo me ci sono una serie di punti di contatto. In entrambi i casi, serve allenamento costante per migliorarsi. Anche l’esperienza è importante, ma forse più nel lavoro”.

Già, il lavoro. “Mi sono diplomato all’istituto tecnico Belluzzi di Rimini. Sono geometra. Durante gli anni di studio, in estate, andavo a lavorare con mio babbo Roberto. Lui mi ha insegnato a stare in cantiere, a capire come risolvere i problemi. Ho imparato tanto anche dai miei ex capi che, forse inconsapevolmente, mi hanno trasmesso i segreti di questo lavoro. Poi, a due mesi dal diploma, mi ha chiamato uno studio di San Marino”. Una manciata di mesi per farsi le ossa, e poi l’approdo in Impresa Edile Casa Rossa.

Visto lo scollamento che c’è tra scuola e lavoro, chiediamo a Daniele il suo punto di vista. “Le distanze sono abissali. Quando lasci i banchi e entri in un’azienda, rimani spiazzato. L’infarinatura che ti dà la scuola è utile, specie per il lessico ma non solo, ma per diventare ‘bravo’ la vera scuola è il cantiere: è lì impari a trovare le soluzioni migliori”.

L’edilizia, come sanno bene i nostri lettori, è un asset strategico per l’economia del Paese. Sullo stato di salute del comparto, che nei giorni scorsi ha visto il rinnovo del contratto scaduto nel 2010, non diciamo nulla di nuovo: la crisi si è fatta sentire in maniera vigorosa. Anche in “Casa Rossa”. “Oggi in azienda lavorano circa 8 persone. Nei tempi d’oro eravamo anche in 17. Ogni giorno dedichiamo un po’ di tempo per riunirci e confrontarci. Attraverso il dialogo, secondo me, si possono risolvere i tanti problemi, piccoli o grandi, che si incontrano quando si è impegnati nei cantieri”.

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