E’ purezza, essenzialità e spontaneità, ma non certo fragilità.
di Marta Bossi
Questa mattina vedo una mamma con il proprio bambino a passeggio e di fronte a loro un anziano. Poco dopo, quest’ultimo si inginocchia e abbraccia il piccolo. Entrambi sorridono. Un abbraccio intenso, con le braccia che circondavano il nipote, probabilmente.
L’intera scena la vedo con la coda dell’occhio e mi strappa un sorriso. Questa è semplicità. Non è costato nulla l’abbraccio, non ha richiesto sforzi ma ha regalato energia e benessere al nipotino nonché a me, un’estranea. La semplicità io la accosterei alla purezza, all’essenzialità e alla spontaneità, ma non certo alla fragilità. E qui citerei la grande Alda Merini quando scriveva che la “semplicità è mettersi nudi davanti agli altri… E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili […]”. La semplicità non si dovrebbe collegare a qualcosa di fragile o semplicistico e neanche a una persona sempliciotta; al contrario, la semplicità “è una grande virtù, ma occorre un duro lavoro per raggiungerla nonché gusto per apprezzarla” diceva l’informatico Edsger Wybe Dijkstra. Bisogna riconoscerla e non darla mai per scontato, soprattutto ai giorni nostri in cui è la complessità che fa da padrona.
La semplicità è diventata la cosa più facile da non capire.
