Home FixingFixing La vendemmia 2015 tra i vigneti di Luciana Zonzini e Marino Bollini

La vendemmia 2015 tra i vigneti di Luciana Zonzini e Marino Bollini

da Redazione

“Un anno davvero eccezionale sia per il Moscato che per il Biancale” spiegano assieme.

 

“Ha atteso un’estate al sole della vigna, dopo la prima pioggia è già ora di vendemmia. Grappoli maturi, gonfi e succosi, ricchi di allegre promesse. Profuma del borgo la via di mosto che fermenta con impazienza, nella botte impara l’arte dell’attesa”. Un’attesa che ben conoscono Luciana Zonzini e Marino Bollini di Valgiurata (Domagnano), un luogo incantevole, immerso nel verde e lontano dal caos.

Luciana e Marino ci accolgono con un sorriso, e subito raccontano la loro storia, i loro prodotti, la passione che ci mettono per consegnare alla cantina sociale i preziosi grappoli d’uva. “Io ho preso la licenza agricola nel 1994 – spiega la signora Luciana -. La terra mi ha visto nascere”. Per Marino invece la conoscenza con la vigna risale quasi alla nascita.

Davanti a noi, 36 mila metri quadrati di terreno. O come preferisce spiegare con più precisione Marino, “3,6 ettari, lievemente in discesa”.

A differenza di molti altri agricoltori del settore, loro coltivano l’uva bianca. “Le viti del campo sono stati piantate in anni diversi: la più antica ha 28 anni, quella di mezzo circa 20 e la più giovane solamente 6”. Luciana e Marino poi si soffermano sulla tipologia di uva che coltivano. “La particolarità del Biancale è visibile anche ad occhio nudo: il grappolo si presenta voluminoso, grosso, abbondante. Spesso, a causa delle sue dimensioni, l’acido maturo si spacca”.

Camminando tra i vigneti, non si può non parlare della vendemmia 2015. “Per chi ha lavorato bene la terra è un anno eccezionale – racconta Marino -, anche grazie al meteo. Ad un giugno piovoso è seguito un luglio molto secco e caldo, che ha fatto maturare l’uva. Nella seconda metà di agosto, più o meno verso il 20, abbiamo accolto il Moscato, ottimo sia per quantità, circa 87 quintali, che per gradi alcolici, 12,5. A metà settembre invece sarà la volta del Biancale”.

La vendemmia è l’ultimo atto di un processo lungo, che richiede meticolosità, sacrifici e tante attenzioni. “Se si ha cura delle viti, queste possono durare anche una vita. I pericoli però sono sempre dietro all’angolo: un esempio è rappresentato dal ‘mal dell’esca’ (una malattia della vite causata da un gruppo di funghi che colonizzano i vasi linfatici e il legno, compromettendo la traslocazione dell’acqua e dei nutrienti dalle radici alla parte aerea della pianta, ndr), che ‘secca’ la pianta”.

Insomma, dedizione, preparazione e sacrifici. Ogni mese dell’anno. “In inverno, anche a causa del freddo, per circa tre mesi ci si dedica alla potatura. Dalla metà di aprile si passa alla spollonatura della vite. Si eliminano cioè i germogli che hanno origine sul legno vecchio e che non portano uva. Un accorgimento utile per iniziare il buon sviluppo della vite. I mesi cruciali vanno da maggio a settembre: oltre alla classica vendemmia, esistono altri importanti passaggi, come ad esempio quello che riguarda i grappoli, che vengono diradati. Gli orari della vendemmia sono abbastanza ferrei: si inizia la mattina alle 7.30 e si prosegue sino a mezzogiorno. Al pomeriggio si torna nei campi alle 13.30 e si va avanti sino alle 18.30”.

Ma è già ora del Biancale. “Solitamente noi raccogliamo circa 320-330 quintali all’anno – concludono Marino e Luciana -. La resa di un quintale d’uva si aggira attorno al 65-70%”.

Il profumo che si respira nella vigna, la bellezza dei colori – i grappoli dorati sono lampi di sorrisi – sono emozioni che si respirano nitidamente a Valgiurata e che ci si porta a casa. Indescrivibili. Come del resto scrisse il sommo poeta Dante Alighieri: “E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sole che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola”.

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