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San Marino, quasi 200 mila giorni “persi” per malattia all’anno

da Redazione

2010-2014: su 120 mila certificati sono state eseguite più di 11 mila visite fiscali a domicilio. In cinque anni sono stati pagati dall’ISS oltre settanta milioni di euro di indennità.

 

di Daniele Bartolucci

 

Quasi 200mila giorni di lavoro persi all’anno, poco meno di un milione negli ultimi cinque anni. E’ questo il peso che deve sopportare il sistema sammarinese in merito alla malattia dei dipendenti. Un peso che ricade anche sullo Stato, ma soprattutto sulle imprese che in quei giorni non possono contare sulla produttività dei propri dipendenti. Sono numeri importanti, ma in linea con quelli italiani, eccezion fatta per gli infortuni sul lavoro che (vedi Fixing nr 16) sono costantemente diminuiti negli ultimi vent’anni, tanto che dal 1990 ad oggi sono praticamente dimezzati. Ma quello dei giorni di malattia resta un numero esorbitante per la realtà sammarinese, composta da circa cinquemila imprese e meno di 20mila dipendenti tra pubblico e privato.

 

MALATTIE “BREVI”: PIÙ DI UN TERZO DEL TOTALE

Tra il 2010 e il 2014 (i dati si riferiscono però solo fino al 31 ottobre) sono stati presentati 20.128 certificati di 1 giorno di lavoratori residenti e 3.424 a non residenti; 19.278 certificati di 2 giorni a lavoratori residenti e 4.645 a non residenti. In totale i certificati di 1 o 2 giorni sono stati quindi 47.475, il 39% di tutti i certificati di malattia presentati (120.279). I dati sono stati forniti a inizio anno dal Segretario di Stato alla Sanità, Francesco Mussoni, nella risposta all’interpellanza dei Consiglieri di Civico 10, quella in cui erano emersi anche i dati sulla ‘farmacia internazionale’ (vedi Fixing nr 9) che hanno fatto capolino recentemente anche in un servizio di “Mi manda Rai Tre” sui farmaci per la cura dell’epatite C. L’intento dell’interpellanza era quello di avere il quadro della situazione alla luce dei cambiamenti sul calcolo dell’indennità di malattia che, come noto, ha introdotto una percentuale del 50% sui primi due giorni delle malattie comuni, scatenando la protesta dei sindacati dei lavoratori e le perplessità delle associazioni di categoria, stante il fatto che l’indennità piena scatterà solo dopo cinque giorni di malattia e che, quindi, questa norma potrebbe incentivare i lavoratori ad ‘allungare’ la loro assenza. Se, invece, l’intento del Governo era quello di creare un deterrente (economico) alle malattie brevi o brevissime, si vedrà nei prossimi report statistici.

 

OLTRE SETTANTA MILIONI DI EURO DI INDENNITÀ

“Qual è stato il costo complessivo pagato dall’Iss per malattia negli ultimi 5 anni?” hanno chiesto i Consiglieri di Civico 10. La risposta, articolata sui bilanci 2009, 2010, 2011, 2012, 2013 (quindi sempre cinque anni ma non gli stessi del capitolo precedente) ha evidenziato una spesa complessiva di oltre 71 milioni di euro, che va dai 15.772.027,19 euro del 2009 ai 12.884.274,53 del 2013. Per il 2014 i conti erano ancora in fase di elaborazione.

Siccome la discriminante, nel periodo oggetto di interpellanza, era una malattia inferiore o maggiore ai 15 giorni (pagati all’86% i giorni giorni e al 100% i successivi), è stato chiesto il computo di quanti certificati riguardavano periodi inferiori e quanti periodi superiori, facendo una distinzione tra residenti e frontalieri anche in questo caso. Ne risulta che l’89,43% dei certificati di lavoratori residenti aveva una prognosi inferiore ai 14 giorni, mentre per i frontalieri si è superato il 90%.

 

CONTROLLOATO UN “MALATO” OGNI DIECI

Rispondendo all’interpellanza, il Segretario Mussoni ha ricordato che “la normativa sulle modalità di verifica dell’esistenza, natura, entità e perdurare delle cause di inabilità temporanea al lavoro risale alla legge n. 42 del 22 dicembre 1955. A mente della Convenzione tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino firmata a Roma il 10 luglio 1974, la stessa normativa è applicata anche ai lavoratori frontalieri. In particolare, si segnala che normativa vigente prevede che il lavoratore in malattia (sia residente che frontaliero) possa essere sottoposto a controllo domiciliare o essere chiamato a visita ambulatoriale dal medico fiscale. Le procedure attualmente in atto per verificare la reale effettività della malattia (uguali per i lavoratori residenti che per i lavoratori frontalieri) sono: Controlli domiciliari anche nelle giornate di sabato, domenica e festivi. Interfaccia con i colleghi prescrittori dei certificati di malattia o suggerenti l’astensione dall’attività lavorativa (medici di medicina generale, medici specialisti). Visita ambulatoriale del medico fiscale”. Quindi “i controlli domiciliari vengono effettuati a San Marino dal personale della UOC Medicina Fiscale e in Italia da personale ASL a seguito di apposita Convenzione (e su espressa richiesta della medicina fiscale di San Marino)”. Detto questo, nel periodo 10 gennaio 2010 – 30 novembre 2014 sono stati effettuati 7.646 controlli fiscali domiciliari a San Marino e 3.848 in Italia, per un totale di 11.494. Tenendo conto degli oltre 120mila certificati, in media è stato controllato un “malato” ogni dieci.

Inoltre “i lavoratori sia residenti che frontalieri sono obbligati (pena la revoca della Indennità Temporanea di Malattia) a presentarsi a visita quando convocati dal medico fiscale di San Marino presso il proprio ambulatorio al fine di essere sottoposti a visita per verificare l’effettivo stato di salute del lavoratore”.

In questo caso le visite ambulatoriali sono state, nell’arco dei cinque anni, 1.780.

Questi controlli hanno prodotto una serie di provvedimenti: “Negli ultimi 5 anni sono stati emessi 2898 provvedimenti di sospensione dei quali 1.008 emessi nei confronti di cittadini residenti nel territorio della Repubblica e 1.890 nei confronti di cittadini frontalieri. Le sospensioni di IET a causa di assenza a domicilio negli ultimi 5 anni (dal 1 gennaio 2010 al 30 novembre 2014) sono state 865, di questi hanno presentato ricorso al Consiglio per la Previdenza 257 lavoratori (30%)”.

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