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San Marino, il C&VB è un brand riconosciuto nel mondo

da Redazione

Il Presidente Marcella Michelotti sul futuro del Convention & Visitors Bureau: “L’ente passerà da SpA a Srl. Fondamentale la presenza del privato”.


di Alessandro Carli

 

Dietro alla mostra dedicata al genio di Leonardo, il Convention & Visitors Bureau. Archiviata l’iniziativa – “Forse poteva essere prolungata, ma la segreteria al turismo ha detto di no: il C&VB andava chiuso quando finiva la manifestazione culturale. E così è stato” racconta un po’ amareggiata Marcella Michelotti, Presidente del Convention & Visitors Bureau– ora si apre il sipario sul futuro, ancora incerto, dell’ente.

 

Dal 17 marzo il personale è in cassa integrazione.


“Abbiamo chiesto l’ammortizzatore sociale part-time e la rotazione per le tre dipendenti, tenuto conto delle limitatissime risorse finanziarie che consentono al momento il pagamento del solo stipendio di questo mese”.

 

Qualcosa però si sta muovendo.  


“Sino al 10 febbraio la prospettiva che si apriva davanti al Convention & Visitors Bureau portava nella direzione di una liquidazione della società, con la successiva suddivisione dei compiti tra il Consorzio San Marino 2000, uno dei soci del C&VB, e l’Ufficio del Turismo. Successivamente la Segreteria per il turismo ha cambiato idea: trasformare l’ente da società per azioni a società a responsabilità limitata, più snella e meno onerosa. Una struttura che prevede un amministratore unico e non un consiglio di amministrazione. Bisogna capire se la nuova società sarà tutta pubblica oppure avrà un azionariato, come la vecchia società. Io credo che il C&VB sia un asset strategico importante, stimato nel mondo. E’ un brand riconosciuto. Anche in vista dell’Expo 2015 di Milano, credo che un C&VB srl possa risultare particolarmente utile, specie nella gestione delle assunzioni e dell’organizzazione. Conoscendo da dentro la realtà del C&VB, vedrei una società di soci privati”.

 

Eppure il C&VB ha un ruolo strategico per un Paese.


“Stiamo perdendo terreno anche su eventi acquisiti per il 2014 con grave danno per l’industria turistica alberghiera e per tutto l’indotto della ristorazione e del commercio. Tutto ciò in un momento in cui il mercato andrebbe aggredito, tenuto conto della recente uscita dalla black-list e delle gravi difficoltà in cui versa il comparto. L’operatività della società si affievolisce ogni giorno di più, visto che l’auspicata proposta di creare una task force temporanea tra C&VB, Consorzio San Marino 2000, Ufficio del Turismo e Segreteria di Stato al Turismo, finalizzata alla promozione e commercializzazione dei congressi e convegni, non ha avuto esito positivo nell’indifferenza generale. I nostri concorrenti, anche interni, stanno avvantaggiandosi delle incertezze relative alla gestione del Centro Congressi Kursaal”.

 

C’è stata un po’ di polemica attorno allo stato di salute del C&VB, un ente no profit. Non dimentichiamo però il ruolo che riveste.


“La bozza di bilancio è stata predisposta. Ci sono inoltre fatture del 2013 da evadere per circa 40.000 euro. Più o meno un mese fa è stato richiesta l’erogazione del contributo dello Stato per 55 mila euro. Stiamo aspettando una risposta”.

 

In questa fase di passaggio, è importante ascoltare le proposte che arrivano da soci.


“Chiediamo che ci indichino proposte operative. Non dobbiamo non perdere competitività nel mercato. Per l’economia della Repubblica questo è momento delicato e critico”.

 

La crisi del C&VB è forse anche quella dell’intero sistema Paese.


“Per uscire dalla crisi è necessaria una nuova dimensione culturale. Lo stato sociale della Repubblica è in difficoltà e non riuscirà più a sostenersi. Il protezionismo è diventato anacronistico”.

 

In che senso?


“Prendiamo ad esempio le residenze e le acquisizioni degli immobili. Un sammarinese può comprare un appartamento o una casa in Italia. Un italiano non può fare altrettanto. Perché ci deve essere corrispondenza tra la residenza e l’acquisto? L’Italia e l’Europa vanno in un’altra direzione rispetto a noi. Un investitore serio che volesse comperare un immobile in Repubblica come seconda casa non può. All’estero questa formula funziona, e crea economia. Parimenti, una piazza finanziaria potrebbe avere ricadute interessanti per il territorio. Se gestita bene e controllata, potrebbe attirare investitori da fuori, e dare respiro al sistema Paese”.

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