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San Marino, villaggio per lo shopping nell’area di Rovereta

da Redazione

Commercio: le proposte del Presidente dell’USC, Carlo Lonfernini. Sulla SMaC: “Non può essere utilizzata come scontrino fiscale”.

 

di Alessandro Carli

 

Le conferenze stampa, si sa, spesso diventano un vulcano che erutta e che, al posto della lava e degli zampilli, lancia verso il cielo proposte, spunti, riflessioni e idee. Così è accaduto anche per il recente incontro voluto dall’ANIS che, il 22 gennaio, ha chiamato nella nuova sede dell’associazione i rappresentanti dei media per fare il punto sulla situazione e provare a tracciare – per non dire meglio “suggerire” – le traiettorie che il governo dovrebbe intraprendere per il rilancio del sistema Paese. In quell’occasione il Presidente di ANIS, Emanuel Colombini, ha lanciato la proposta di “rendere commerciale la zona di Rovereta”. Argomento già trattato in passato da Fixing quando intervistammo il presidente dell’USC, Carlo Lonfernini, che auspicò una nuova “vita” per l’area.

Oggi torniamo, molto volentieri, sul tema. Con Lonfernini parliamo dell’area di Rovereta, spostando poi l’attenzione anche sulla stringente attualità: lo stato di salute del commercio e la SMaC Card. Ma andiamo con ordine.

 

Presidente, ANIS ha rispolverato il progetto “Rovereta”.


“Trasformare l’area di Rovereta da zona industriale in zona commerciale è una nostra vecchia idea. E’ chiaro che si tratta di un progetto che comporta alcuni rischi, in particolar modo si potrebbe andar incontro a una speculazione edilizia. Raddoppiare il valore degli immobili solo perché si cambia la destinazione d’uso potrebbe essere solo un’illusione. La mia idea è quella di trasformarla in un villaggio del commercio: una zona quindi costruita bene, ben urbanizzata, con edifici curati e adeguati e con strade adatte ai flussi. Rovereta è ubicata in una zona interessante, vicina all’autostrada. Rovereta oggi non è concepita per diventare un’area del commercio. Se si volesse riconvertire la zona occorrerebbe un profondo e allargato lavoro. Alcuni edifici andrebbero abbattuti e ricostruiti, altri forse eliminati. Questo tipo di trasformazione si può mettere in campo solamente con un piano dettagliato”.

 

Se si punta su Rovereta, il commercio del centro storico potrebbe venir penalizzato.


“Il centro storico ha la sua clientela. I turisti fanno pochi acquisti: visitano il centro storico per la sua storia, per la sua cultura. Il centro incuriosisce, e ha un’attrattività tutta sua. Il commercio è forse un po’ più di contorno, e si lega molto ai flussi turistici. Potrebbe migliorare attraverso alcuni progetti di qualità, anche se, a dire il vero, qualcosa è cambiato. Alcune attività del centro hanno puntato sulla qualità. Il centro storico però, come molti centri storici delle zone limitrofe, segue il turismo”.

 

Si pensa al commercio e non si può evitare una riflessione sulla SMaC, che diventerà obbligatoria per tutti.


“La SMaC sta avendo una distorsione rispetto alla sua matrice originale. Rispetto al motivo per cui era nata. E’ stata messa sul campo per fidelizzare i clienti e per promuovere il commercio locale. In Finanziaria viene abbinata allo scontrino fiscale e viene pensata come obbligatoria. Chiaramente si va a perdere la sua vecchia impostazione. In questo caso va ridiscusso tutto. La SMaC era facoltativa e quindi non può diventare obbligatoria. Se poi viene ripensata come ‘scontrino fiscale’ e non come card che permette di accedere a una scontistica e ad accumulare denaro da spendere in altri esercizi, ci troviamo davanti ad uno strumento di identificazione. Delle due, una: o rimane l’idea iniziale, oppure si trasforma in una forma di controllo fiscale. C’è poi una terza ipotesi. Ora: non tutti sono in possesso della SMaC. Si pensi a un turista, magari del centro storico. Facilmente non ha la Card. Come si può certificare l’acquisto? Una SMaC ‘esercente’ che funziona per chi non ne è in possesso? Il problema è che la SMaC è nata per una funzione precisa. Adesso invece potrebbe diventare una strumento che servirà per monitorare in tempo reale i flussi e le persone. Qui si entra anche in un discorso di privacy personale. Bisogna pensare anche a questo aspetto. Ripeto, la card è nata per uno scopo e oggi rischia di diventare altro”.

 

Da Presidente dell’associazione del commercio, com’è stato il 2013?


“Stiamo raccogliendo i dati del 2013. Indicativamente, e in attesa dei numeri ufficiali, abbiamo avuto una contrazione del 10%. Poteva andare peggio. Il meteo è stato favorevole: abbiamo avuto una buona primavera, così come l’estate e l’autunno. Le poche piogge hanno favorito il settore. Quasi a fare da contraltare alle discesa di 10 punti, possiamo dire che l’occupazione ha tenuto. Certo, c’è stato ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni e agli ammortizzatori sociali, ma molto meno rispetto ad altri settori dell’economia del Paese. Anche il 2014 sarà in sofferenza. La ripresa è difficile e ancora abbastanza lontana. Tutti i settori sono legati tra di loro”.

 

La crisi a San Marino ha avuto conseguenze molto dure.


“Il crollo è stato improvviso. Non ce l’aspettavamo di certo. La crisi dei mercati mondiali, l’entrata nella black list italiana, uno dei mercati di riferimento del Titano, lo scudo fiscale e le difficoltà economiche dello Stato. In tempi di salute, quindi prima del 2008, lo Stato creava posti di lavoro. Era una specie di sicurezza. Molte aziende manifatturiere poi sono scappate da San Marino”.

 

L’Italia ha contribuito non poco allo stato di necessità.


“Dobbiamo uscire dalla black list italiana, ma dobbiamo essere consapevoli che non basta. E’ un passo importante, anche sotto il profilo della fiducia. In passato ci sono stati un po’ di problemi con l’Italia, ma è anche vero che il Titano ha fatto passi da gigante verso l’adeguamento degli standard richiesti. Ora siamo a posto. Tempo addietro le imprese guardavano con attenzione il Monte, anche per la fiscalità più leggera. Oggi invece c’è molto sospetto”.

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