Lo sostengono studi condotti da Lucintel, prestigiosa società internazionale di consulenze e ricerche di mercato, che ha previsto che si arriverà a 568 GW di energia prodotta rispetto ai 240 GW stimati a fine 2011.
di Eleonora Zavoli
Nel 2016 l’energia prodotta tramite impianti eolici in tutto il mondo quasi triplicherà rispetto alle stime di fine 2011. Lo sostengono studi condotti da Lucintel, prestigiosa società internazionale di consulenze e ricerche di mercato, che ha previsto che si arriverà a 568 GW di energia prodotta rispetto ai 240 GW stimati a fine 2011. Il vento, infatti, è un’energia economica e inesauribile che sopperisce la necessità di “staccarsi” dalle fonti fossili. L’energia cinetica del vento è trasformata in energia meccanica dalle turbine eoliche (rotori) per poi essere convertita in energia elettrica. Al momento la leadership è europea, ma nel 2016 i paesi trainanti saranno la Cina e gli U.S.A. In Italia, la conformazione allungata del Paese e la presenza di rilievi piuttosto elevati penalizza in parte lo sviluppo di tale settore. L’eolico trova, però, condizioni favorevoli lungo il crinale appenninico adriatico e sulle isole. In Sicilia, ad esempio, il vento può raggiungere velocità di 7-8 m/s. La Puglia e le isole, poi, si prestano bene agli impianti off-shore, ossia realizzati in mare con le turbine ancorate ai fondali marini. In questo caso per sfruttare venti più forti andrebbero installati al largo dove i fondali superano i 50 m di profondità. A tal proposito sono in fase di studio piattaforme galleggianti ancorabili a fondali profondi più di 100 m che consentirebbero una distanza dalla costa superiore ai 20 km riducendo anche l’impatto visivo.
Il vantaggio di questa fonte rinnovabile è che permette la produzione di energia assolutamente pulita, anche se intermittente (su base stagionale e giornaliera). La parte di territorio non direttamente interessata dalle opere infrastrutturali richieste resta disponibile alle attività precedentemente presenti, quindi pascolo, allevamento, agricoltura e, nel caso di impianti off-shore, pesca. Per quanto riguarda gli impianti più grandi, con turbine che producono quantità di energia superiori a 1000 kW, ci sono, come sempre, anche aspetti negativi da mettere in conto, in particolar modo per quanto riguarda il danneggiamento e perdita di habitat e di specie floristiche. Poiché le centrali eoliche sono solitamente installate in terreni in cui la vegetazione esistente è scarsa e di basso fusto, il danno per la flora è limitato in fase di esercizio mentre può essere invasivo in fase di costruzione (strade di accesso, linee di collegamento alla rete di trasmissione). Per ciò che riguarda la fauna invece si hanno impatti negativi sugli ambienti, sui tipi di habitat. Per i chirotteri e i migratori notturni non si hanno informazioni sufficientemente complete tali da poter descrivere con precisione rotte migratorie, aree di sosta, percorsi preferenziali di spostamento. Pertanto è sempre opportuno valutare in maniera consapevole il sito in cui collocare gli impianti eolici. Così come altre zone, anche l’Italia rappresenta un ampio e comodo canale di collegamento per i flussi migratori dei volatili, in questo caso tra Eurasia e Africa. Per quel che riguarda gli impianti off-shore, si è notato che l’infissione di pali sul fondale marino permette la creazione di un habitat in grado di accogliere specie marine che altrimenti non ci sarebbero (come accade con i relitti). L’installazione di un impianto eolico prevede ridotti costi di esercizio e di manutenzione nonché l’assenza di emissioni inquinanti.