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Cultura d’impresa: recuperare efficienza partendo dagli acquisti

da Redazione

Non ci si può limitare a guardare solo il prezzo. Il rapporto coi propri fornitori. Le opportunità per chi riesce a creare una ‘supply chain’ efficace.

 

di Pellegrino Verruso

 

L’imperativo nelle aziende è oggi più che mai quello di recuperare efficienza. Lo sanno bene tutti coloro che si occupano dell’area acquisti e approvvigionamenti. In questo ambito ci sono alcune riflessioni che è opportuno fare. Intanto per distinguere la teoria dalla pratica, e poi magari anche per chiarire alcuni concetti che stanno sempre più prendendo piede.

Partiamo innanzitutto dalle differenze tra gli acquisti e gli approvvigionamenti. Ci sono infatti scuole di pensiero che ne evidenziano le differenze; se poi provate a chiedere spiegazioni a chi si occupa del settore riceverete risposte di ogni tipo, quasi mai del tutto sbagliate, ma sempre inesatte.

Il fatto è che nella quotidianità aziendale non si percepiscono sostanziali differenze. Si usa infatti un termine o l’altro in funzione delle abitudini o – meglio ancora – a seconda del tipo di attività. La differenza piuttosto si rimarca se si tratta di azienda di produzione che lavora a commessa (MTO, ovvero Make to Order) o se compra, immagazzina e rivende (MTS, Make to Stock).

Accademicamente e culturalmente, la figura che decide il fornitore è la stessa che negozia e contratta tutte le condizioni commerciali di acquisto (prezzo, lead time, lotti minimi, scorte di sicurezza, aspetti contrattuali, tempi e modi di pagamento, eccetera); si tratta di una figura identificata con il nome di approvvigionatore. Chi invece gestisce le attività di acquisto operativo (ad esempio il ricevimento merce) è definito acquisitore. Questo almeno in teoria perché la mia esperienza nelle aziende mi ha fatto scoprire che talvolta queste due definizioni vengono utilizzate esattamente al contrario. Inoltre, le riviste dell’ADACI (Associazione Italiana di Management degli Approvvigionamenti) raramente menzionano l’acquisitore, ma parlano esclusivamente di approvvigionamenti e approvvigionatori.

Per chiudere l’argomento, almeno nell’ambito delle PMI, acquisire o approvvigionare conta fino ad un certo punto. L’importante, infatti, è “portare a casa la merce”.

 

Questione di prezzo


Ecco una domanda che talvolta ci si dovrebbe porre. È sempre opportuno tentare di “spuntare” il prezzo migliore con un proprio fornitore? Quello che vi posso assicurare è che il “prezzo migliore” è un retaggio del passato ed ha comunque una valenza limitata alle forniture di beni o servizi facilmente reperibili e di scarsa importanza nell’ambito del core business della propria azienda. Le scelte dei fornitori infatti si orientano anche – e sottolineo anche – per il prezzo migliore. Però è decisamente più importante privilegiare la continuità e il coinvolgimento crescente nel rapporto Fornitore-Cliente. Questo infatti è un must quando si parla di SCM, ovvero di Supply Chain Management.

Ecco, si parla tanto di Supply Chain Management quale approccio per migliorare le performance con il cliente. Di fatto, il crescente coinvolgimento tra fornitore e cliente si trasforma in co-makership, per poi “sublimarsi” – passateci il termine – in partnership, con lo scambio dei pacchetti azionari proprio a sancire un vero e proprio matrimonio tra fornitore e cliente.

Si capisce facilmente cos’è l’SCM se ci si riconduce alla definizione del MIT di Boston: “Supply Chain Management è un approccio integrato, orientato al processo per l’approvvigionamento, la produzione e la consegna di prodotti e servizi ai clienti. SCM gestisce le relazioni con i sub-fornitori, i fornitori, le operazioni interne, gli intermediari, i distributori ed il cliente finale. SCM comprende la gestione delle materie/semilavorati/prodotti finiti e dei flussi di informazione ed economici”.

Quindi non si tratta unicamente della gestione di un flusso fisico, ma anche informativo e finanziario. Le soluzioni di Supply Chain Management utilizzano la tecnologia di networking per collegare e gestire in maniera efficace i diversi partecipanti alla Supply Chain. Coordinando in modo efficiente le diverse fasi di questa “catena”, si riducono al minimo i costi e si garantisce la massima qualità del prodotto ma anche la soddisfazione del cliente.

Il nostro territorio – e mi riferisco alla Repubblica di San Marino, alla Romagna e alle alte Marche – non è del tutto immune da questo positivo “contagio”. Esistono infatti già molte “supply chain” organizzate secondo i dettami della SCM. Generalmente si tratta di aziende medio-grandi che organizzano i loro fornitori, i terzisti e i distributori “incatenandoli” con i criteri appena descritti. Fortunatamente questo tipo di approccio si va sempre più diffondendo.

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