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Diario della crisi del 3 maggio 2013

da Redazione

E’ lì a pagina numero 87 che si capiscono molte cose. Che si capisce come va il mondo. A pagina numero 87 della trimestrale 2012 di Deutsche Bank c’è un mostro nascosto: la voce riguarda l’esposizione agli strumenti derivati della storica banca tedesca.

 

di Saverio Mercadante

 

E’ lì a pagina numero 87 che si capiscono molte cose. Che si capisce come va il mondo. A pagina numero 87 della trimestrale 2012 di Deutsche Bank c’è un mostro nascosto: la voce riguarda l’esposizione agli strumenti derivati della storica banca tedesca.

La cifra che viene mostrata supera anche i 69,5 mila miliardi che erano nella pancia di JP Morgan alla fine del 2012. A bocca aperta e con gli occhi spalancati leggiamo 55.605.039.000.000 di euro, che ai tassi di cambio attuali fa 72.842.601.090.000, ovvero settantatre trilioni. Ovvero due mila miliardi di dollari in più di JP Morgan. Cifre enormi anche quelle dell’evasione fiscale in Italia, gli addetti ai lavori parlano di un ordine di grandezza intorno al 25-30 per cento del PIL italiano. Enormi anche le cifre relative ai depositi italiani, sfuggiti al fisco italiano, e fuggiti nelle banche svizzere. Chi parla di circa cento, cento venti miliardi, chi addirittura si spinge sino a duecento miliardi di euro su ottocento miliardi di euro di patrimoni europei totali.

Ubs e Credit Suisse, gestiscono complessivamente patrimoni pari a sei volte il Pil nazionale, le prime due banche italiane, Intesa Sanpaolo e Unicredit, arrivano a malapena all’incirca a un terzo del prodotto interno lordo. Il dato viene confermato anche dalle cifre da fame nera, altro che patrimoni, che galleggiano miseramente nei cc italiani. Risucchiati dalla crisi: oggi ben uno su cinque contiene meno di mille euro. È il risultato dell’ultima ricerca dell’Osservatorio SuperMoney, che attesta anche che la maggioranza dei nostri connazionali, il 58%, non possiede sul conto più di 5 mila euro.

L’analisi di SuperMoney è stata condotta sulle 10 mila richieste di confronto di conti correnti pervenute sul portale fra gennaio e aprile 2013. Il 18% degli utenti, dunque quasi uno su 5, dichiara di possedere meno di 1.000 euro.

Un prelievo forzoso nei conti concorrenti, sarebbe stato non ingiusto, impossibile.

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