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Editoriale: San Marino, il lavoro e quei limiti da superare

da Redazione

È un problema di leggi e di prassi che non facilitano il reinserimento nel mondo del lavoro. È un problema di ammortizzatori sociali che vanno ritarati.

 

di Loris Pironi

 

La festa dei lavoratori è passata, ma i problemi sono ancora tutti lì, sul tavolo. Il primo maggio in questi ultimi anni porta con sé un retrogusto agro, costringe a riflessioni non votate all’ottimismo. È la conseguenza di un sistema economico che si è avvitato su se stesso e che non riesce a riprendere quota. A San Marino i numeri non raccontano di una vera crisi occupazionale. Non se li si confronta con i dati di qualsiasi altro Paese occidentale. Ma questo non può essere una consolazione. Non può essere una giustificazione per non agire. Al di là dei singoli casi di famiglie in difficoltà – da più parti si dice che ci sono, dunque si individuino e si intervenga – il problema del lavoro è il problema di un’insicurezza, di un’ansia, di una tensione diffusa. Non ci nascondiamo dietro a un dito, al di là del numero delle persone disoccupate o in mobilità, la crisi sta colpendo duro le imprese e i loro collaboratori, senza fare sconti. È un problema di leggi e di prassi che non facilitano il reinserimento nel mondo del lavoro. È un problema di ammortizzatori sociali che vanno ritarati. È un problema di limiti strutturali del sistema che non sono mai stati affrontati realmente. In realtà la vera questione è che oggi a San Marino si continua a considerare il nodo occupazionale e il tema della competitività come fossero due oggetti distinti, separati. Invece sono fusi uno nell’altro. Sono due aspetti che vanno curati in parallelo, altrimenti questa febbre da crisi non passa. Dunque? Dunque il primo passo deve essere un cambio di mentalità. Occorre ragionare di lavoro ridandogli il ruolo e la dignità di valore, e non di semplice diritto. Poi bisogna rimboccarsi le maniche. Prendere le decisioni giuste. La patrimoniale, ad esempio, non è una di queste. Una riforma decisa del mercato del lavoro lo sarebbe, ma la stiamo ancora aspettando. Un’ultima postilla. In Italia l’ultimo atto del governo Monti è stato la ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni. Il nuovo esecutivo italiano appena insediato, sulla carta, pare composto da individui con cui si può dialogare senza preclusioni. Allora i politici sammarinesi approntino un bel pullman per Roma e si trasferiscano là per un po’, è anche il periodo giusto per una bella escursione nella città capitolina. Ci restino almeno fino a che non riusciranno a chiudere la partita, una volta per tutte, per l’uscita dalla black list. E allora le imprese potranno tirare finalmente un sospiro di sollievo trattenuto per troppi anni. E allora i lavoratori potranno guardare al prossimo primo maggio tornando a pensare più alla gita fuori porta che ai nuvoloni addensati all’orizzonte.

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