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Le critiche dell’arte sammarinese

da Redazione

Tre domande per quattro artisti: Che riscontro avete quando andate all’estero? Essere sammarinesi è un vantaggio o uno svantaggio? Qual è lo stato dell’arte a San Marino? Le risposte di Marco Vincenzi, Leonardo Blanco, Monica Moroni e Michela Pozzi.

 

di Alessandro Carli

 

Al prestigioso Winter Festival di Sarajevo, anche quattro artisti sammarinesi, Ognuno con la propria storia, ognuno con le propria poetica. Si tratta di Marco Vincenzi, Leonardo Blanco, Monica Moroni e Michela Pozzi. Gli abbiamo rivolto tre domande, per capire lo “stato dell’arte” dell’arte sammarinese.

 

Ecco le domande.

 

1 Che riscontro avete quando andate all’estero?
2 Essere sammarinesi è un vantaggio o uno svantaggio?
3 Qual è lo stato dell’arte a San Marino?

 

 

Marco Vincenzi


marco_vincenzi1. “A Sarajevo abbiamo avuto un’ottima attenzione da parte delle istituzioni che hanno organizzato il festival. Siamo stati selezionati in un numero notevole, se rapportato alle dimensioni di altri Stati, molto più grandi del Titano. Eravamo in quattro. Il Giappone era rappresentato solamente da una persona. L’attenzione verso di noi nasce da un capillare lavoro fatto dalla nostra ambasciata. Il pubblico di Sarajevo vive il festival in maniera consolidata: è la kermesse più importante del Paese. Abbiamo rilasciato interviste e partecipato a conferenze stampa. Nei bar e nei locali, le persone ci riconoscevano. Il festival si sviluppa in un arco di due mesi: non ci sono grandi folle alle vernissage. A Sarajevo, la partecipazione è distribuita diversamente, e copre tutta la durata della manifestazione. Da noi l’arte viene vissuta nella logica dell’evento, loro invece sono attaccati alla sostanza artistica. Amano interessarsi ai lavori”.

 

2. “Secondo me è un vantaggio. Perlomeno rispetto all’esperienza fatta a Sarajevo. E anche in scala maggiore. San Marino è uno Stato che ha un numero contenuto di abitanti, e quindi la possibilità di essere selezionati è superiore. Per il festival, ho scaricato il bando di concorso e ho inviato la mia proposta. Se fossi stato italiano, in mezzo a tantissimi altri partecipanti, le possibilità di essere scelto sarebbero state molto inferiori”.

 

3. “A San Marino c’è un’alta percentuale di artisti. Credo si possa parlare di ottimo fermento artistico. Il limite è che è quasi sempre lasciato a se stesso. Le istituzioni sono quasi del tutto assenti, a parte l’UASC. Mi chiedo: che programma ha il Museo di Stato rispetto alle attività dei propri artisti? Anche l’approccio alle Biennale di Venezia ha qualche zona d’ombra. La mia idea è negativa. Nel caso della manifestazione veneziana, credo ci sia molta improvvisazione. Non c’è un vero lavoro di ricerca, e spesso non c’è nemmeno un lavoro di sostegno. Vengono presentate opere fatte all’ultimo momento, senza un percorso di avvicinamento. Pier Paolo Coro e Rita Canarezza, attraverso ‘Little Constellation’, ad esempio, stanno portando avanti un buon percorso, di interesse e valore. Che ha un ottimo riscontro all’estero”.

 

 

Leonardo Blanco


leonardo-blanco1. “Ogni volta che vai fuori, è un’esperienza unica, a se stante. A Sarajevo è andata molto bene, anche grazie all’appoggio e al lavoro svolto dall’ambasciatore Michele Chiaruzzi. Sarajevo, come tutti sappiamo, ha una storia fatta anche di guerra. I conflitti l’hanno condizionata e cancellata. Il festival è una vetrina di prestigio, che ha un pubblico diverso da quello a cui siamo abituati. L’inaugurazione è stata seguita soprattutto da addetti al lavori. L’affluenza del pubblico non è stata così rilevante. Lo spazio che ci ospita è molto prestigioso: è un interrato del 1984, che ha continuato a proporre una serie di mostre anche durante la guerra”.

 

2. “Né un vantaggio né uno svantaggio. Essere sammarinesi è un fatto identitario. Da un lato può essere un vantaggio. Nel caso del festival a Sarajevo, ho partecipato individualmente ed i lavori sono stati selezionati”.


3. “Il mio percorso è personale e quasi defilato, che segue le mie urgenze. Il fattore positivo è che San Marino è una Nazione di 30 mila abitanti, ed ha una presenza artistica interessante. Pensando a Sarajevo, sarebbe opportuno, secondo me, riportare la palla sul Titano. Il Monte ha un grande potenziale, ma deve essere sviluppato. Certo, la Biennale di Venezia è  importante, però bisogna dedicarle un tempo preparato e non fare tutto nell’ultimo mese e mezzo. Un evento di questa portata, necessita di tempi precisi: di un anno e mezzo di lavoro e di preparazione”.

 

 

Monica Moroni


Monica-Moroni1. “Il riscontro, nel caso di Sarajevo, è stato grandissimo. Ho eseguito tre brani di musica contemporanea italiana della seconda parte del Novecento. Brani di artisti poco frequentati: Paolo Perezzani e Salvatore Sciarrino. L’accoglienza è stata buona: ho notato curiosità sul fatto che io provenga dalla Repubblica di San Marino”.

 

2. “Ho trovato curiosità. Non parlerei di vantaggi o di svantaggi. Quando viaggio all’estero, in aeroporto, noto una certa curiosità quando presento il passaporto. Un passaporto che si vede abbastanza di rado. Visto che parliamo in italiano, pensano che San Marino sia un paesino dell’Italia”.

 

3. “A San Marino c’è indubbiamente un’anima artistica. E’ necessario però trovare spazi per divulgare questa passione. Magari si potrebbe pensare a un luogo, un centro d’arte, da cui partire verso altri Paesi”.

 

 

Michela Pozzi


michela-pozzi1. “I lavori sono stati ben accolti dall’organizzazione del festival. Io ho partecipato in due fasi: ho presentato un video del 2011, girato a San Marino e intitolato ‘E’ stato passato il confine’, poi successivamente ho girato un secondo movie, ‘Aspettando il disgelo’ e realizzato a Sarajevo. In questo secondo lavoro, ho inserito le musiche di Monica Moroni: quelle sonorità che ha eseguito a Sarajevo”.

 

2. “Per me no. Cioè: io sono cittadina di entrambi gli Stati. I miei lavori parlano di questo, di questa mia doppia cittadinanza che mi permette di vedere in modo diverso sia l’Italia che la Repubblica di San Marino”.


3. “Certo: si può parlare sicuramente di fermento. Anche se potrebbe essere valorizzato maggiormente. Da qualche anno è stata riattivata la partecipazione alla Biennale di Venezia. Purtroppo però c’è una carenza di mentalità culturale. Non c’è una mentalità adeguata alla portata dell’evento. Secondo me le istituzioni non sono abbastanza sensibili”.

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