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In volo da Colleferro allo spazio cosmico

da Redazione

Gran parte del razzo Vega, il primo europeo, è nato nel paesino laziale. Il lancio è perfettamente riuscito, messi in orbita diversi satelliti.

 

di Saverio Mercadante

 

In tempi di crisi un bel giro nello spazio può essere un necessario toccasana per dimenticare le miserie terrene che scuotono brutalmente il prestigio del made in Italy. In un paesino semisconosciuto nella zona della provincia di Roma che va verso il frusinate, Colleferro, è stata sviluppata per otto anni la maggior parte delle componenti del primo razzo europeo lanciato nello spazio. Per la precisione il 65% del razzo Vega è stato costruito negli stabilimenti Avio di Colleferro. Il lancio è stato effettuato alle 7 del mattino di lunedì, le 11 in Italia, dalla base spaziale europea di Kourou, ai margini della Foresta Amazzonica in Guyana Francese. In questa stagione il clima nella base spaziale europea di Kourou ai bordi della foresta amazzonica è piuttosto mutevole: la finestra di lancio era aperta per tre ore per aggirare anche il rischio di qualche pioggia improvvisa. La complicata manovra del lancio del razzo Vega è stata guidata da Antonio Fabrizi, che al quartier generale dell’Esa a Parigi ha governato il programma, mentre la sua realizzazione era stata guidata da Stefano Bianchi, sempre dell’Esa. Operazione perfetta che potrebbe essere a sua volta la base di lancio di una possibile commercializzazione a basso costo e la dimostrazione la dimostrazione che gli investimenti spaziali aiutano l’economia. In futuro PMI, Università e Centri di ricerca potrebbero utilizzarlo ancora: la flessibilità nelle missioni lo rendono idoneo a diversi obiettivi. Il razzo Vega in particolare ha consentito la messa in orbita dei satelliti Lares, Almasat-1 e di sette piccoli satelliti Cubesat, progettati con finalità formative da diverse università europee tra le quali il Politecnico di Torino e l’Università di Roma. Il Lares invece permetterà di raggiungere importanti obiettivi nel campo della fisica gravitazionale, della fisica fondamentale e della scienza della Terra. I quattro stadi del vettore Vega si sono accesi regolarmente e dopo una sequenza di manovre orbitali, durata circa 55 minuti, compiuta con l’ultimo stadio a propellenti liquidi, gli altri sono a propellenti solidi,  il satellite Lares veniva liberato. Dopo un quarto d’ora anche gli altri otto satelliti erano correttamente in orbita. Diventa realtà il sogno del professor Luigi Broglio, il padre dello spazio italiano: nel 1964 lanciava il primo satellite italiano.  Broglio propose a suo tempo di realizzare un vettore spaziale italiano in un’ottica europea. La sua idea attraverso l’Agenzia spaziale italiana Asi è diventata un programma europeo dell’Esa:  molta Italia, dunque,  ma hanno collaborato al progetto 42 società di 12 Paesi del Vecchio Continente. Industrialmente il piano è nato agli inizi degli anni Novanta da una commessa dell’Asa all’allora società Bpd guidata da Pier Giorgio Romiti, poi diventata Avio. E nel 1998 diventava un progetto dell’Esa europea.  Il programma per  sviluppare il nuovo lanciatore per piccoli satelliti pesanti 1.500 chilogrammi destinati alla scienza e all’osservazione della Terra è costato 710 milioni di euro e ogni lancio costerà 24,5 milioni di euro: un costo molto  competitivo rispetto ad altri concorrenti stranieri . Le tecnologie fin qui sviluppate saranno molto utili per il nuovo programma del successore del vettore Ariane-5 per lanciare grandi satelliti. Adesso sono previsti sei mesi di analisi dei dati. Per il 2013 si procederà alla preparazione del secondo lancio di Vega previsto con un satellite scientifico Proba-B dell’Esa che ha già prenotato altri quattro lanci per l’osservazione ambientale. Il satellite scientifico a bassissimo costo, Lares, trasportato da Vega è interamente italiano. E’ un pallone, solo 36 centimetri di diametro, interamente di tungsteno, più denso dell’oro;  è pesante quasi quattrocento chili. La superficie della palla di tungsteno è semplicemente coperta da 92 specchietti altamente riflettenti, che hanno il compito di rimandare un fascio laser sparato sulla sua posizione da diverse stazioni terrestri. Non c’è nient’altro a bordo di Lares. E’ in orbita circolare intorno alla Terra, a 1500 chilometri d’altezza. Il satellite Lares è stato sviluppato dal professor Paolozzi dell’Università La Sapienza di Roma insieme a Ignazio Ciufolini dell’Università del Salento, e realizzato da piccole industrie italiane, sotto la guida della Cgs, su finanziamento della Agenzia Spaziale Italiana: permetterà di effettuare un esame sulle teorie di Einstein. Ha collaborato anche un team internazionale di scienziati americani, europei e russi. Posizionare con precisione una massa piccola e concentrata come la palla di tungsteno di Lares serve a misurare un effetto che Einstein aveva previsto nel 1913. E’ il  fenomeno per il quale la rotazione della grande massa della Terra trascina con sé, solo per il fatto di essere in rotazione, anche la piccola massa del satellite. Discende dalla teoria della Relatività: è un effetto che nessuno ha ancora misurato con sufficiente precisione.

 

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