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San Marino e la malavita organizzata? La “scoperta” fa paura

da Redazione

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Alle piccole realtà – San Marino lo è indubbiamente – le novità fanno paura. E l’infiltrazione della criminalità organizzata di fatto per il Titano è una recente scoperta. Di Claudio Antonelli.

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di Claudio Antonelli*

 

SAN MARINO – Alle piccole realtà – San Marino lo è indubbiamente dal punto di vista geografico – le novità fanno paura. E l’infiltrazione della criminalità organizzata di fatto per il Titano è una recente scoperta. Le inchieste giudiziarie hanno cominciato a entrare nelle discussioni quotidiane da meno di cinque anni. La prima vera riunione antimafia è dello scorso aprile. E la commissione “parlamentare” è nata soltanto a settembre. Da Vulcano a Easy Money passando per le pale eoliche della costa calabrese di Crotone, la Repubblica rischia di sembrare un crocevia dove la criminalità scorazza senza freni né inibitori né di legge. E’ bene però non confondere la presa di coscienza con la malattia. Sono cose ben diverse. Soprattutto portano a destini differenti e si nutrono di informazioni opposte. O meglio, la malattia è fatta di silenzio, la prese di coscienza in un primo tempo di indagini giudiziarie e in un secondo di discussione. Il vaccino che sembra essere arrivato a San Marino. Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra arrivano dall’Italia e si spostano in ogni luogo sia consentito per breve o lungo tempo auto riciclare o riciclare denaro. La criminalità è tanto a San Marino, quanto in Svizzera, Slovenia, Inghilterra, Germania. E oltre al continente anche in Australia, Sudafrica e Canada. La forza della criminalità sta nell’essere organizzata, la debolezza degli Stati è nella loro incapacità di unificare norme e leggi a contrasto del fenomeno. I clan si muovono non tanto nei buchi legislativi ma nelle discrasie tra i differenti codici nazionali. Soltanto quando le discrasie saranno parificate si potrà parlare di reale e forte lotta alle mafie.

Nel frattempo, visto che all’orizzonte non ci sono accordi globali, un Paese come San Marino – confinante con l’Italia da cui espatriano i clan – deve attrezzarsi. E visto le necessità di pulizia del denaro gli argomenti caldi nel 2012 resteranno due.

Il primo sono le false fatturazioni e le frodi carosello all’Iva. Il secondo è il ruolo fondamentale che in tutto ciò hanno i professionisti consulenti, avvocati o commercialisti che siano. Dal punto di vista dell’opinione pubblica italiana sarebbe paradossale scoprire che il Titano è almeno dal 2009 molto attento alle frodi carosello. Innanzitutto perché minano il gettito della Repubblica e in tempi di vacche magre bisogna fare anche i conti della serva. Poi anche perché attorno alla aziende fittizie si forma quel sostrato criminale che dopo una volta sviluppato è difficile rimuovere. ‘Ndrangheta e Camorra sanno come infiltrarsi in modo adeguato creando un cuscinetto grigio di protezione. Ogni occupato direttamente in attività illecite, c’è ne è almeno uno e mezzo in lavori legali. E i clan sanno che la politica non vuole mai recidere là dove si rischia di fare perdere voti. Nel 2011 oltre alla crisi e le inchieste giudiziarie, il governo della Rocca ha sospeso centinaia di licenze ed è arrivato a questa scelta incrociando i numeri di fatturato con l’attività reale e il conteggio dei dipendenti. Il prossimo anno se la crisi dovesse acuirsi, come succederà, avrà difficoltà a chiudere aziende. Ecco perché è meglio prevenire. E per farlo serve il sostegno e la collaborazione di quei professionisti che si prestano consapevolmente o no a ripulire il denaro. E’ il problema che sta affrontando l’avanzata Svizzera da due anni a questa parte. Come fanno i commercialisti a difendere l’economia, a difendersi dai commercialisti delinquenti, ma anche a tutelarsi dalle trappole. Un caso su tutti. Nell’estate 2010 uno stimato professionista di Lugano viene arrestato mentre era in vacanza a New York con l’accusa di aver creato società offshore per un clan calabrese radicato in provincia di Reggio Emilia. A Lugano i giornali lanciano l’allarme collusione. Nel frattempo l’inchiesta della Gdf procede e soltanto dopo un anno di carcere di cui uno in una prigione statunitense la cassazione dispone la libertà per il commercialista con una semplice motivazione: operava per una società italiana che fatturava realmente all’estero per evadere il fisco italiano con una attività lecita ma legata a uno dei più forti clan calabresi. Risultato: probabilmente sarà processato per motivi fiscali. Ma questo è il tema bollente: evitare le zone grigie. Come farlo sarà nel 2012 in gran parte compito dei professionisti sammarinesi con la sponda responsabile del governo.

 

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Claudio_Antonelli* I lettori affezionati di Fixing lo sapranno già: la nostra ambizione è quella di offrire uno sguardo che sia il più possibile “alto” e “altro”. È per questo motivo che proprio a partire da oggi inizia una interessante collaborazione con Claudio Antonelli (nella foto), responsabile delle pagine economiche del quotidiano “Libero”.

La sua posizione privilegiata, al di fuori dalla tenzone del Titano, può aiutarci a vedere con occhio più distaccato le vicende sammarinesi, e dunque da una prospettiva “altra” rispetto al solito.

Senza contare che la realtà di San Marino la conosce piuttosto bene (la foto ad esempio, è stata scattata al Forum San Marino between east and west”, che ha condotto lo scorso gennaio).

Ecco dunque chi è Claudio Antonelli. Nato nel 1976 sul lago d’Iseo, dal 2004 segue per Libero la cronaca giudiziaria a Milano con particolare attenzione ai profili finanziari.

Responsabile dalla primavera del 2010 delle pagine economiche del già citato quotidiano, si appassiona con inchieste sui temi del fisco e sulla delocalizzazione del made in Italy.

“Ammalato” d’Africa, l’ha visitata numerose volte sia per hobby che per reportage sull’oro nero.

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